Ci
risiamo, in questo 2016 riparte il teatrino delle elezioni americane.
Mi
concentrerò poco sui contenuti esposti dai vari competitori, anche
perché francamente non c'è davvero nulla di nuovo all'orizzonte, i
personaggi sono tutti intercambiabili tra di loro. C'è la parte
repubblicana che gioca a fare la destra, quindi si mostra più
patriottica, un po' più razzista, più liberal, mentre la parte
democratica tende a mostrarsi più progressista e più attenta alle
minoranze, insomma nulla di nuovo sotto il sole, anzi pensare che nel
2016 a contendersi la Casa Bianca ci sia stato un membro della
famiglia Bush e c'é ancora una della famiglia Clinton, sicuramente
fa venire la pelle d'oca, ma è anche sintomo di un potere che a
differenza delle elezioni del 2008, ha paura, perché non riesce a
rinnovarsi, in una nazione in cui è sempre più evidente la farsa
dello scontro Democratici-Repubblicani, su questo punto mi soffermerò
meglio in seguito.
L'unico
elemento che rende queste elezioni più interessanti rispetto alle
ultime del 2012 (dove francamente si sapeva della vittoria di Obama)
è sicuramente Donald Trump, che da un punto di vista simbolico è
una figura molto interessante e di rottura, indipendentemente da
alcune sue stravaganti idee, ma anche di questo parlerò in seguito.
Credo
sia interessante a questo punto mettere a confronto le elezioni del
2008 (le ultime vere elezioni presidenziali, come detto quelle del
2012 erano una specie di staffetta tesa a dare il prevedibile secondo
mandato ad Obama, insomma un evento transitorio) con quelle del 2016,
anche perché banalmente il mondo è cambiato e non poco da quella
data.
Il
2008 è un anno particolare, proprio perché ha dato il via a dei
processi storico-culturali-economici che subiamo tutt'oggi.
Prima
di tutto l'inizio dell'enorme crisi economica che ha creato così
tanta precarietà e instabilità nel nostro vissuto e nel nostro
rapporto con i soldi, il lavoro e lo stesso sistema, una precarietà
fino ad allora percepita per lo più mentalmente, ma è stato anche
l'inizio di una vera e propria voglia di consapevolezza sui
meccanismi di immissione, gestione e proprietà della moneta, non è
un caso che le cripto valute senza nessun controllo centrale
(bitcoin), nascono in quegli anni.
Oltretutto
gli USA erano davvero stanchi e terrorizzati della presidenza
neo-con. Tranne Nixon, forse nessun presidente all'interno degli USA
ha avuto una così bassa popolarità come Bush Junior, tale da creare
un forte odio e varie proteste anche tra personaggi della cultura e
dello spettacolo, ma anche l'immagine dell'America nel mondo ha
subito forti contraccolpi. Il sogno americano era definitivamente
tramontato, infatti dall'11 settembre (fine dell'imbattibilità
americana), passando per Katrina (gestione delle catastrofi da terzo
mondo e forte razzismo della dirigenza), alla tragedia irachena e
alle bugie sulle armi di distruzione di massa, la popolarità
americana nel mondo non è mai stata di così basso livello come nel
2008 è questo per un impero post moderno non è un fattore
secondario, ma addirittura vitale.
Il
Vaticano parallelamente, stava subendo la stessa sorte, con gli
scandali dei preti pedofili che anche se non in maniera roboante,
stavano cominciando ad emergere, per poi scatenarsi nel mainstream
due anni più tardi (nel 2010), ma già ben evidenti nel mondo
anglosassone. L'opera di restyling di un po' tutti i poteri, a causa
dell'accumulo storico e dell'avvicinarsi dell'anomalia temporale o
punto zero, o meglio della fine della novità nel contesto
storico-lineare, parte proprio in quegli anni.
Se il
Vaticano compierà il suo restyling nel 2013, gli USA sono costretti
ad accellerare i tempi con la “storica” elezione del primo
presidente nero americano. Da questo punto di vista, come sta
avvenendo oggi, Obama nei primi dibattiti non era neanche tra i
favoriti e probabilmente l'elite pur se era conscia di dover puntare
su qualcosa di innovativo e spettacolare, come prima scelta aveva in
mente probabilmente Hillary Clinton, abbastanza apprezzata, con la
forte novità (almeno all'interno degli Stati Uniti) della prima
donna al potere, cosa non da poco.
In
realtà la situazione era così tesa, la popolarità così ai minimi
termini e la crisi economica così grande, che bisognava giocare la
carta più “coraggiosa” e spettacolare esistente, appunto il
primo presidente nero nella storia.
In
quel periodo l'unipolarismo americano era ancora vivo e vegeto, pur
non avendo forte presa nella coscienza collettiva, a causa dei
disastri combinati nel primo decennio del terzo millennio, periodo in
cui gli USA si sono rivelati come un impero uguale agli altri (con
l'unica differenza che un potere così forte nell'immaginario
collettivo, nessuno impero lo ha mai avuto. Magia del postmoderno).
E'
naturale che con una Cina rampante che proprio in quegli anni
emergeva come potenza economica mondiale (e già da diversi anni
invadeva economicamente le nostre lande), la Russia che non si
mostrava più il vassallo e la puttana degli USA dell'era Eltsin
(basti ricordare il grande fallimento della guerra georgiana proprio
nel 2008, che molti cospiratori vedono come uno dei pochi fallimenti
dell'nwo, oltre al fallimento delle prime rivoluzioni colorate
all'interno dell'ex stato sovietico che hanno mostrato una Russia
vitale e che nonostante sia accerchiata, riesce a tenersi forte ed
integra all'interno), insomma questi ed altri elementi (tra cui un
EURO appetibile a molti come moneta di scambio al posto del dollaro)
mostravano che il mondo unipolare forgiato dagli USA, se non dava un
restyling di immagine estrema e non partiva all'arrembaggio, avrebbe
rischiato di crollare, offuscando l'intero Occidente, con il rischio
di far nascere oasi di indipendenza inammissibili. Era tutto ad un
livello germinale, ma i segni erano davvero tanti ed assordanti
Vivevamo ancora nel mondo pre-social network, ma il web 2.0 anche se
non ai livelli attuali, era già realtà e la prima fase del
complottismo e dell'informazione alternativa ai media centrali
controllati dal potere, era al culmine (informazioni in grosse
quantità, importanza più al numero delle informazioni che alla
qualità, guerra debunker-complottisti).
Oggi,
al contrario, l'unico candidato donna Hillary Clinton, non è più
vista come una novità, ma anzi sommersa dagli scandali delle mail
riservate. Ogni giorno che passa, l'ex first lady cala sempre più
nei sondaggi e viene vista come in realtà è sempre stata, ovvero
una conservatrice, questo già solo paragonandola al candidato
democratico Sanders, che sembra persino più progressista di Obama,
che alla fine probabilmente ha solo il colore della pelle come
elemento di novità nella politica americana.
Per
il resto c'è una forte disaffezione verso il teatrino delle
elezioni, l'America infatti sta subendo in ritardo ciò che proprio
nel post 2008, inizio ufficiale dell'epoca della precarietà, è
avvenuto nel continente europeo, soprattutto nei paesi mediterranei,
ovvero il crollo del bipolarismo partitico, il crollo dei falsi
opposti e della politica di alternanza, la morte della politica.
Infatti in quasi tutti i paesi europei che contano, abbiamo visto in
questi ultimi anni continue elezioni che portavano i vari Stati in
una situazione di stallo, per via di elezioni da cui non usciva mai
un vincitore assoluto. L'Italia è il caso più eclatante, mentre in
questi giorni la Spagna, assediata da partiti “anti sistema” come
podemos e company, porta come soluzione governativa il solito governo
delle larghe intese, proprio perché anche in quelle elezioni non è
uscito nessun vincitore.
In
Italia e in Spagna sono nati Podemos e i Cinque Stelle che come ben
sappiamo hanno reso obsoleti i tradizionali partiti politici. In
Spagna sta avvenendo quello che in Italia è avvenuto nel 2013,
mentre da noi si cerca continuamente di rimandare le elezioni, prima
di tutto perchè il m5s nei numeri sicuramente supera il pd (che se
vincerà di stretta misura, sarà solamente perchè è appoggiata
dalla vecchia elite e soprattutto perché l'Italia è un paese fatto
di vecchi) e per secondo perché come mai avvenuto in Italia, il
partito degli astensionisti è attualmente la prima forza politica
del paese, certo si tratta di elezioni regionali ed europee, ma
comunque nel nostro paese non era mai successa una cosa del genere e
soprattutto gli astensionisti (di cui una buona parte potrebbe votare
alla prossime elezioni) sono un'incognita troppo difficile da
prevedere, vista la liquidità dei processi storici. Renzi poi è la
loro ultima speranza, una carta che pensavano di doversi giocare un
po' più in là (vedere dichiarazioni di Renzi nel 2013, che non sono
sicuramente quelle di un uomo bipolare, ma di uno che si stava
preparando al potere, ma non a prenderlo immediatamente).
In
Inghilterra Jeremy Corbin, leader a sorpresa dei laburisti, continua
a ricevere continui attacchi e denunce dall'estabilishment e dai
media, perchè è una figura anomala in quelle lande, rivoluzionaria
per così dire, persino difesa da David Icke ( e tenete in mente
questo dettaglio, perchè un altro complottista famoso sta difendendo
un politico oltreoceano, roba che pochi anni fa mai avremmo
immaginato).
Syriza
in Grecia, da par suo, era un partito che rischiava di sconvolgere
gli equilibri geopolitici europei, ma una parte di quel partito si è
arresa alla troika, provocando una scissione che ha spento la
speranza degli europei, ma è stato un evento che ha fatto sudare
freddo alcune elite.
Se in
Europa i fenomeni rivoluzionari si trovano soprattutto in queste
nazioni (e in Islanda che oramai è già nel futuro, tanto che molti
ancora vedono alle cose successe in quel paese come leggenda, ma in
realtà è semplicemente già nel futuro), altre nazioni, vivendo in
situazioni di post trauma (paesi dell'est Europa soprattutto) o di
benessere ancora maggioritario (tipo la Francia), al mondo nuovo che
bussa davanti, rispondono con qualcosa che da fastidio al nuovo
ordine mondiale imposto, ma che comunque riporta le lancette della
storia dietro di un bel po', ovvero una piccola dose di nazionalismo,
patriottismo e sguardo verso un falso passato mitico perduto. Gli
esempi più eclatanti sono Marine le Pen in Francia ed Orban in
Ungheria, entrambi contrari al patto Nato ed alla UE.
Quello
che è evidente comunque è la totale disaffezione oramai sempre più
generalizzata verso lo status quo ed il sistema dominante, poi ognuno
in base alla propria storia ed al vissuto attuale risponde con la
paura e con slogan antichi (Dio, patria e famiglia), con ingenuità
(il m5s soprattutto delle origini), o con proposte coraggiose ma che
hanno pochi riscontri, ma è evidente che quella che nel passato era
una minoranza, nell'epoca internettiana è diventato un vero proprio
enorme esercito ancora per lo più inconsapevole, ma capace di
ribaltare gli etats d'esprit dominanti, tanto da bussare alle porte
del potere che conta.
La
reazione appunto del potere ancorato allo status quo, ci da come
risultato un aumento delle operazioni false flag, che funzionano
sempre meno nell'inconscio collettivo come strumento di cambio di
mentalità, proprio per questo purtroppo stanno spingendoci verso lo
scoppio di un conflitto mondiale, è la loro ultima opportunità. La
partita certamente è ancora aperta.
Ritorniamo
ora agli USA.
Come
detto, anche in quelle lande si comincia a sperimentare la fine del
bipolarismo, il trauma dei vari Joker che appaiono
nell'estabilishment facendolo tremare, in effetti questi primi mesi
di campagna per le presidenziali americani, non sono stati avari di
sorprese.
Intanto
negli Usa coloro che hanno visto in Obama la speranza per le
minoranze ed un sistema più equo, oltre all'uscita dall'incubo neo
con, tra cui anche molti moralisti-progressisti-global, insomma la
cultura di massa dominante attuale, vedendo il grosso punto
interrogativo davanti a loro rappresentato dalle prossime elezioni e
forse avvertendo inconsciamente la fine degli Usa come impero e
padrone dell'immaginario collettivo, con forse l'ultimo presidente
pienamente distinto, politically correct ed accettabile della sua
storia, reagisce come la bambina mostrata nel video qui in basso,
filmato che ha girato per la rete in tutto il mondo in questi ultimi
giorni:
Tralasciando
la bambina, credo che molti americani inconsciamente abbiano la
stessa reazione, tipica di chi si avvicina ad una terra ignota.
Come
al solito nessuno dei protagonisti attuali, diciamo tra gli opinion
makers e coloro che si lasciano trasportare dal sentire attuale,
ovvero la stragrande maggioranza delle persone, ci ha capito un
cazzo, naturalmente me compreso, proprio per questa mia
consapevolezza non mi schiero, così da facilmente riuscire a
comprendere cosa sta avvenendo.
Da
una parte i radical chic criticano Trump per i soliti motivi
prevedibili, non rendendosi conto delle finestre di opportunità che
potrebbero aprirsi per l'Europa rispetto ad un candidato tradizionale
o fintamente progressista (che la storia insegna, sono quelli
peggiori).
Poi
ci sono anche i complottisti o comunque gli scettici verso
l'estabilishment. non più una nicchia, ma da diverso tempo, da
quanto hanno oramai raggiunto il mainstream, hanno completamente
perso lo spirito di critica e pionieristico delle origini,
articolando (quelli ancora rimasti ad un decennio fa) i loro discorsi
sempre in pochi e stabili dogmi “tutto é merda, tutto sta
peggiorando”. Le previsioni apocalittiche dei complottisti poco
prima dell'inizio della campagna presidenziale, ma anche agli albori
di essa, si sono rivelate infondate non avendo previsto diversi
fattori, infatti vedevano come favoriti Jeff Bush e Hillary Clinton.
Il primo si è ritirato, facendo una figura di merda plateale che
nessun complottista tradizionale avrebbe mai immaginato (ne parleremo
perchè è una delle cose più interessanti di questo inizio di
campagna presidenziale), la Clinton a causa dei vari scandali, perde
sempre più consenso, però è naturale che é ancora fortemente in
gara ed è la pedina principale dell'elite per quanto riguarda il
partito democratico. Il problema é che con quello che sta subendo
l'America e per non aggravare i conflitti interni e far durare il
gioco dell'alternanza, in questa tornata, almeno inizialmente, dopo
due mandati democratici era prevista la vittoria dei repubblicani,
che comunque rimangono tutt'ora i favoriti.
Il
joker Donal Trump, da buon personaggio post-moderno di stampo
tradizionale (praticamente un ossimoro), ha scombussolato diversi
piani.
Donald
Trump sembra incarnare uno di quegli ultimi imperatori, o come detto
nel significativo articolo intitolato “Romolo Augusto”, nel blog
civiltascomparse, “la fine ciclica, il simbolo dell'esaurimento più
che del cambiamento”. Infatti Donald Trump è qualcosa di nuovo a
livello simbolico negli USA, perchè per il resto le sue politiche
sono quanto di più tradizionale, reazionario e legato al mondo
liberal conservatore americano si possa trovare oggi in America.
Donal Trump é infatti da un certo punto di vista lo stereotipo del
milionario yankee (anche quello che noi abbiamo imparato a credere
tramite i film americani), incarna tutto l'edonismo, l'eccesso, il
mito del self made man. E' uno stereotipo vivente, proprio per questo
(e sono felice che molti nel web lo hanno notato) è molto simile ad
un altro personaggio di rottura ed esaurimento, Silvio Berlusconi,
che è apparso poco prima della fine della politica italiana, da lui
esaurita. Trump sembra un misto tra Berlusconi e Reagan. Ha il loro
stesso carattere post-moderno, infatti è un uomo fortemente
conosciuto nel mondo dello spettacolo, per farvi capire, una specie
di Flavio Briatore Yankee, infatti oltre ad essere uno dei magnati
più famosi d'America (tanto da essere citato fin dagli anni '80
persino in diversi film), ha creato anche una specie di reality per
imprenditori che ha riscosso enorme successo tale da aver superato le
dieci edizioni (The apprentice, con cui è diventato famoso
con la frase “you're fired”, programma ripreso in Italia
appunto da Flavio Briatore). Ha persino partecipato in diversi
siparietti nel wrestling e la classifica degli uomini più ricchi del
mondo stilata dalla rivista Forbes, lo vede come il 314° uomo
più ricco del mondo.
L'uomo
che esaurisce, che da fine ad un impero e ad un ciclo, o comunque un
uomo di rottura, incarna sempre lo stereotipo classico del contesto a
cui appartiene, lo stereotipo vivente.
Ora
non sto dicendo che Donald Trump sia destinato a vincere, per ora
comunque ha altissime probabilità almeno di divenire il candidato
repubblicano alle elezioni, visto che dopo un timido inizio, sta
vincendo in tutti gli Stati e questo era difficile da immaginare fino
ad un anno fa.
La
cosa più interessante ( e ritorno ad un discorso fatto in
precedenza) é che il complottista più famoso di America, ovvero
Alex Jones, sia un suo forte sostenitore. Da una parte c'è da dire
che l'uscita di Jeff Bush dalle campagne presidenziali è imputabile
sia al suo scarso carisma e al suo etats d'esprit completamente al di
fuori di un'America sicuramente più consapevole di un decennio fa,
nazione che sta entrando nell'esaurimento del bipolarismo partitico,
ma il merito va anche a Donald Trump. Famosa oramai è diventata la
sua accusa ai Bush di non aver fermato l'11 settembre e di aver fatto
entrare gli Stati Uniti con la menzogna, in una inutile guerra come
quella irachena. Tutto questo è avvenuto in diretta nazionale, con
un pubblico pilotato che naturalmente fischiava unito contro Trump
(ma guarda un po', che strano, eppure Bush è quello che si è
ritirato) e il patetico tentativo rilevato da molti di Jeff Bush, di
sviare il discorso, cosa che in epoche più semplici e meno
interconnesse, poteva farsi tranquillamente. Ecco il filmato, il
sogno di ogni complottista fino a degli anni fa e ricordiamo che
Trump ha promesso di riaprire l'inchiesta del 9/11:
Quest'altro
filmato è l'analisi del dibattito fatta da Alex Jones:
Credo
che oltre alla scarsa popolarità, che solo per gli apocalittici era
difficile da comprendere, proprio questo scontro-dibattito abbia
fatto decidere a Jeff Bush definitivamente di ritirarsi, meglio non
aprire certe porte.
Per
il resto se Trump è un Joker che farebbe comodo anche a molti
insospettabili per indebolire gli Usa e forse fondare un nuovo ordine
mondiale senza una nazione guida, è pur vero che l'estabilishment
vede con molto favore come pupillo repubblicano Marco Rubio, il vero
candidato dell'establishment, anche da un punto di vista simbolico
(il significato del suo nome rimanda a Marte e al suo colore, ovvero
la frontiera simbolica del nuovo mondo, vedere il sito Goroadachi).
Rubio prevedibilissimo e scontatissimo (praticamente soprattutto in
politica estera è rimasto a dieci anni fa) è una specie di Matteo
Renzi yankee, giovane e rampante, conservatore che mette d'accordo
anche qualche non conservatore grazie ai suoi modi garbati e al suo
aspetto di attore latinos di telenovelas, pedina probabilmente futura
ma che potrebbe emergere prima in caso di problemi, soprattutto se la
carta Trump dovesse andare fuori controllo.
Il
problema è che dopo un sorprendente inizio, anche Rubio sta perdendo
colpi. Il latinos sembra incarnare uno di quei candidati androidi di
un romanzo di Dick, con sempre i soliti slogan ripetuti, tanto che su
internet girano tantissime parodie su “Rubio-Robot” e persino
proteste di gente travestita da robot ai suoi comizi e ricordiamolo
che è una delle pedine preferite dall'estabilishment, rovinato
praticamente dal potere del web 2.0.
Ritornando
ad esempio a Jeff Bush, c'è da mettersi le mani nei capelli vedendo
come sia stato il candidato più appoggiato da Wall Street (vedere
questo articolo) ed in generale il candidato repubblicano che ha
ricevuto più finanziamenti dai privati: ben 130 milioni di dollari
di cui 84 milioni in pubblicità positiva eppure non ne ha ricavato
niente. Con una cifra del genere in passato un candidato avrebbe
vinto la nomination dopo un mese.
Donald
Trump (basta vedere i finanziamenti ricevuti) sembra non essere un
personaggio voluto dall'estabilishment (apparentemente), proprio
perché rappresenta una forte incognita ed è questo il motivo del
perchè l'inconscio collettivo americano lo appoggia in questa fase.
Vedremo
insomma cosa ci riserverà questa elezione. Per ora i favoriti
rimangono Clinton e Trump, anche se l'elettorato democratico si sta
spostando sempre più verso Sanders (che da un certo punto di vista è
il candidato più garbato, prevedibile, ma anche rassicurante,
simbolicamente poco pregnante, anche per questo, almeno ora poco
favorito, se vincesse lui ne sarei sorpreso, ma da quel che fa vedere
a noi, sembra anche una specie di Obama due, leggermente più
progressista).
E'
ancora presto fare previsioni ed anche inutile, l'anno della torre
che crolla (Trump ha una sua torre personale) non da stabilità e
bisogna vedere come gli Usa si presenteranno alle elezioni.
Mi viene da notare che tutto ciò che si pensava accadesse fin dal 2011 sta accadendo, anche se con una velocità rallentata rispetto a come si pensava cinque anni fa, anche suggestionati dal famoso e famigerato 2012 che ci sarebbe stato l'anno dopo. Gli Stati Uniti, nonostante l'aria da "super" che vogliono mostrare al mondo, sono un'entità da sempre in conflitto con se stessa: crisi finanziarie, esplosioni di violenza, guerre sbagliate, presidenti messi sotto torchio fino talvolta alla loro morte, questioni giudiziarie ingarbugliate, elezioni problematiche. La crisi di legittimità degli USA come "guida suprema dell'intero Occidente" viene da lontano. Se si leggono i giornali del 1979-80 si vede bene come, ai tempi, non era solo l'URSS a essere in profonda depressione, anche gli USA erano già allora alla frutta, e solo il "colpo di teatro" del presidente-attore e il (più veloce) crollo dell'URSS, li ha fatti illudere negli anni ottanta-novanta che fossero ancora i "number one". Il turbocapitalismo è stata la falla alla grande crisi cominciata tanti anni fa...quando il presidente della Fed Wolcker alzò a dismisura i tassi d'interesse e i marines vennero fatti impantanare tragicomicamente in Iran per voler salvare quegli ostaggi nell'ambasciata di Teheran che poi vennero rilasciati il giorno stesso del giuramento di Reagan come quarantesimo presidente. Ma se uno va bene a vedere, anche le elezioni 1988, 1992 e soprattutto quelle del 2000, non han fatto che mostrare, una dopo l'altra, una situazione di disordine e disillusione che prima o poi attende la sua magnitudine massima, che potrebbe avvenire proprio tra quest'anno e l'anno prossimo.
RispondiEliminaRileggendo ciò che scrivevo cinque anni fa nel post "Fantapolitica americana prossima ventura", mi rendo conto come fossi più ingenuo e complottista, e certe cose sicuramente non le scriverei più oggi, però, nello stesso tempo, vedevo, anche se in modo illuso e deformato, una situazione già presente all'epoca.
Questa simpatica vignetta fa capire il crollo della fiducia nel dollaro più di tanti discorsi:
https://lh3.googleusercontent.com/-Cd6BQ4oQoX4/VtCzgIZuBzI/AAAAAAAAEB8/dZ21vViyP0Q/s640-Ic42/Fed_Chairmen_cartoon_02.03.2016_large.png
la tua serie di articoli su Ron Paul sono molto interessanti e mettono in evidenza come ci sarà un personaggio (reale o più una forma pensiero?) che metterà in dubbio il sistema della fed e il mantenimento delle basi americane all'estero, insomma l'idea degli USA come impero. Vediamo in uno specchio deformato come detto più volte, quindi riusciamo a capire l'oggetto che si rispecchia ma non i suoi dettagli, vediamo l'opera completa, ma non di che materiale é fatta. Il 2012 da un certo punto di vista ha tolto obiettività un pò a tutti pensando che le cose si sarebbero svolte in modo più veloce. Se ci pensi Trump pur se non così sovversivo ideologicamente come Ron Paul, lo è nell'immagine e nel come pronuncia i suoi slogan e questo oggi è più importante, insomma dopo il sobrio Ron Paul, abbiamo l'eccessivo Trump. Non dovesse vincere neanche lui, a differenza di Ron Paul, apprezzato solo nei circuiti di informazione alternativa, Trump invece sta monopolizzando le intere primarie dei repubblicani e solo una catastrofe o un evento improvviso può fermarlo nella nomination a leader repubblicano. Dovesse anche non vincere è un altro passetto in là verso la fine dei giochi e del mondo come lo conosciamo.
RispondiEliminaIn questi giorni sto facendo mente locale su cosa dovesse succedere se Trump vincesse e davvero sarebbe un disastro di immagine per gli USA: il papa già ha fatto intendere che per le sue idee sui muri alla frontiera con il Messico, non lo considera un cristiano, da tutto il mondo occidentale viene visto come un buffone xenofobo incarnazione di Hitler, neanche paragonabile all'odio (provocato successivamente) da Bush Junior che dalla sua aveva il complesso militare, una famiglia con una lunga tradizione di potere ed uno stato di superpotenza senza alleati alla pari. Insomma se Trump va al potere casca tutto secondo me.