venerdì 26 febbraio 2016

ELEZIONI AMERICANE 2016: Joker, crisi del restyling e fine del bipolarismo






Ci risiamo, in questo 2016 riparte il teatrino delle elezioni americane.
Mi concentrerò poco sui contenuti esposti dai vari competitori, anche perché francamente non c'è davvero nulla di nuovo all'orizzonte, i personaggi sono tutti intercambiabili tra di loro. C'è la parte repubblicana che gioca a fare la destra, quindi si mostra più patriottica, un po' più razzista, più liberal, mentre la parte democratica tende a mostrarsi più progressista e più attenta alle minoranze, insomma nulla di nuovo sotto il sole, anzi pensare che nel 2016 a contendersi la Casa Bianca ci sia stato un membro della famiglia Bush e c'é ancora una della famiglia Clinton, sicuramente fa venire la pelle d'oca, ma è anche sintomo di un potere che a differenza delle elezioni del 2008, ha paura, perché non riesce a rinnovarsi, in una nazione in cui è sempre più evidente la farsa dello scontro Democratici-Repubblicani, su questo punto mi soffermerò meglio in seguito.
L'unico elemento che rende queste elezioni più interessanti rispetto alle ultime del 2012 (dove francamente si sapeva della vittoria di Obama) è sicuramente Donald Trump, che da un punto di vista simbolico è una figura molto interessante e di rottura, indipendentemente da alcune sue stravaganti idee, ma anche di questo parlerò in seguito.
Credo sia interessante a questo punto mettere a confronto le elezioni del 2008 (le ultime vere elezioni presidenziali, come detto quelle del 2012 erano una specie di staffetta tesa a dare il prevedibile secondo mandato ad Obama, insomma un evento transitorio) con quelle del 2016, anche perché banalmente il mondo è cambiato e non poco da quella data.
Il 2008 è un anno particolare, proprio perché ha dato il via a dei processi storico-culturali-economici che subiamo tutt'oggi.
Prima di tutto l'inizio dell'enorme crisi economica che ha creato così tanta precarietà e instabilità nel nostro vissuto e nel nostro rapporto con i soldi, il lavoro e lo stesso sistema, una precarietà fino ad allora percepita per lo più mentalmente, ma è stato anche l'inizio di una vera e propria voglia di consapevolezza sui meccanismi di immissione, gestione e proprietà della moneta, non è un caso che le cripto valute senza nessun controllo centrale (bitcoin), nascono in quegli anni.
Oltretutto gli USA erano davvero stanchi e terrorizzati della presidenza neo-con. Tranne Nixon, forse nessun presidente all'interno degli USA ha avuto una così bassa popolarità come Bush Junior, tale da creare un forte odio e varie proteste anche tra personaggi della cultura e dello spettacolo, ma anche l'immagine dell'America nel mondo ha subito forti contraccolpi. Il sogno americano era definitivamente tramontato, infatti dall'11 settembre (fine dell'imbattibilità americana), passando per Katrina (gestione delle catastrofi da terzo mondo e forte razzismo della dirigenza), alla tragedia irachena e alle bugie sulle armi di distruzione di massa, la popolarità americana nel mondo non è mai stata di così basso livello come nel 2008 è questo per un impero post moderno non è un fattore secondario, ma addirittura vitale.
Il Vaticano parallelamente, stava subendo la stessa sorte, con gli scandali dei preti pedofili che anche se non in maniera roboante, stavano cominciando ad emergere, per poi scatenarsi nel mainstream due anni più tardi (nel 2010), ma già ben evidenti nel mondo anglosassone. L'opera di restyling di un po' tutti i poteri, a causa dell'accumulo storico e dell'avvicinarsi dell'anomalia temporale o punto zero, o meglio della fine della novità nel contesto storico-lineare, parte proprio in quegli anni.
Se il Vaticano compierà il suo restyling nel 2013, gli USA sono costretti ad accellerare i tempi con la “storica” elezione del primo presidente nero americano. Da questo punto di vista, come sta avvenendo oggi, Obama nei primi dibattiti non era neanche tra i favoriti e probabilmente l'elite pur se era conscia di dover puntare su qualcosa di innovativo e spettacolare, come prima scelta aveva in mente probabilmente Hillary Clinton, abbastanza apprezzata, con la forte novità (almeno all'interno degli Stati Uniti) della prima donna al potere, cosa non da poco.



In realtà la situazione era così tesa, la popolarità così ai minimi termini e la crisi economica così grande, che bisognava giocare la carta più “coraggiosa” e spettacolare esistente, appunto il primo presidente nero nella storia.
In quel periodo l'unipolarismo americano era ancora vivo e vegeto, pur non avendo forte presa nella coscienza collettiva, a causa dei disastri combinati nel primo decennio del terzo millennio, periodo in cui gli USA si sono rivelati come un impero uguale agli altri (con l'unica differenza che un potere così forte nell'immaginario collettivo, nessuno impero lo ha mai avuto. Magia del postmoderno).
E' naturale che con una Cina rampante che proprio in quegli anni emergeva come potenza economica mondiale (e già da diversi anni invadeva economicamente le nostre lande), la Russia che non si mostrava più il vassallo e la puttana degli USA dell'era Eltsin (basti ricordare il grande fallimento della guerra georgiana proprio nel 2008, che molti cospiratori vedono come uno dei pochi fallimenti dell'nwo, oltre al fallimento delle prime rivoluzioni colorate all'interno dell'ex stato sovietico che hanno mostrato una Russia vitale e che nonostante sia accerchiata, riesce a tenersi forte ed integra all'interno), insomma questi ed altri elementi (tra cui un EURO appetibile a molti come moneta di scambio al posto del dollaro) mostravano che il mondo unipolare forgiato dagli USA, se non dava un restyling di immagine estrema e non partiva all'arrembaggio, avrebbe rischiato di crollare, offuscando l'intero Occidente, con il rischio di far nascere oasi di indipendenza inammissibili. Era tutto ad un livello germinale, ma i segni erano davvero tanti ed assordanti Vivevamo ancora nel mondo pre-social network, ma il web 2.0 anche se non ai livelli attuali, era già realtà e la prima fase del complottismo e dell'informazione alternativa ai media centrali controllati dal potere, era al culmine (informazioni in grosse quantità, importanza più al numero delle informazioni che alla qualità, guerra debunker-complottisti).
Oggi, al contrario, l'unico candidato donna Hillary Clinton, non è più vista come una novità, ma anzi sommersa dagli scandali delle mail riservate. Ogni giorno che passa, l'ex first lady cala sempre più nei sondaggi e viene vista come in realtà è sempre stata, ovvero una conservatrice, questo già solo paragonandola al candidato democratico Sanders, che sembra persino più progressista di Obama, che alla fine probabilmente ha solo il colore della pelle come elemento di novità nella politica americana.
Per il resto c'è una forte disaffezione verso il teatrino delle elezioni, l'America infatti sta subendo in ritardo ciò che proprio nel post 2008, inizio ufficiale dell'epoca della precarietà, è avvenuto nel continente europeo, soprattutto nei paesi mediterranei, ovvero il crollo del bipolarismo partitico, il crollo dei falsi opposti e della politica di alternanza, la morte della politica. Infatti in quasi tutti i paesi europei che contano, abbiamo visto in questi ultimi anni continue elezioni che portavano i vari Stati in una situazione di stallo, per via di elezioni da cui non usciva mai un vincitore assoluto. L'Italia è il caso più eclatante, mentre in questi giorni la Spagna, assediata da partiti “anti sistema” come podemos e company, porta come soluzione governativa il solito governo delle larghe intese, proprio perché anche in quelle elezioni non è uscito nessun vincitore.
In Italia e in Spagna sono nati Podemos e i Cinque Stelle che come ben sappiamo hanno reso obsoleti i tradizionali partiti politici. In Spagna sta avvenendo quello che in Italia è avvenuto nel 2013, mentre da noi si cerca continuamente di rimandare le elezioni, prima di tutto perchè il m5s nei numeri sicuramente supera il pd (che se vincerà di stretta misura, sarà solamente perchè è appoggiata dalla vecchia elite e soprattutto perché l'Italia è un paese fatto di vecchi) e per secondo perché come mai avvenuto in Italia, il partito degli astensionisti è attualmente la prima forza politica del paese, certo si tratta di elezioni regionali ed europee, ma comunque nel nostro paese non era mai successa una cosa del genere e soprattutto gli astensionisti (di cui una buona parte potrebbe votare alla prossime elezioni) sono un'incognita troppo difficile da prevedere, vista la liquidità dei processi storici. Renzi poi è la loro ultima speranza, una carta che pensavano di doversi giocare un po' più in là (vedere dichiarazioni di Renzi nel 2013, che non sono sicuramente quelle di un uomo bipolare, ma di uno che si stava preparando al potere, ma non a prenderlo immediatamente).


In Inghilterra Jeremy Corbin, leader a sorpresa dei laburisti, continua a ricevere continui attacchi e denunce dall'estabilishment e dai media, perchè è una figura anomala in quelle lande, rivoluzionaria per così dire, persino difesa da David Icke ( e tenete in mente questo dettaglio, perchè un altro complottista famoso sta difendendo un politico oltreoceano, roba che pochi anni fa mai avremmo immaginato).
Syriza in Grecia, da par suo, era un partito che rischiava di sconvolgere gli equilibri geopolitici europei, ma una parte di quel partito si è arresa alla troika, provocando una scissione che ha spento la speranza degli europei, ma è stato un evento che ha fatto sudare freddo alcune elite.
Se in Europa i fenomeni rivoluzionari si trovano soprattutto in queste nazioni (e in Islanda che oramai è già nel futuro, tanto che molti ancora vedono alle cose successe in quel paese come leggenda, ma in realtà è semplicemente già nel futuro), altre nazioni, vivendo in situazioni di post trauma (paesi dell'est Europa soprattutto) o di benessere ancora maggioritario (tipo la Francia), al mondo nuovo che bussa davanti, rispondono con qualcosa che da fastidio al nuovo ordine mondiale imposto, ma che comunque riporta le lancette della storia dietro di un bel po', ovvero una piccola dose di nazionalismo, patriottismo e sguardo verso un falso passato mitico perduto. Gli esempi più eclatanti sono Marine le Pen in Francia ed Orban in Ungheria, entrambi contrari al patto Nato ed alla UE.
Quello che è evidente comunque è la totale disaffezione oramai sempre più generalizzata verso lo status quo ed il sistema dominante, poi ognuno in base alla propria storia ed al vissuto attuale risponde con la paura e con slogan antichi (Dio, patria e famiglia), con ingenuità (il m5s soprattutto delle origini), o con proposte coraggiose ma che hanno pochi riscontri, ma è evidente che quella che nel passato era una minoranza, nell'epoca internettiana è diventato un vero proprio enorme esercito ancora per lo più inconsapevole, ma capace di ribaltare gli etats d'esprit dominanti, tanto da bussare alle porte del potere che conta.
La reazione appunto del potere ancorato allo status quo, ci da come risultato un aumento delle operazioni false flag, che funzionano sempre meno nell'inconscio collettivo come strumento di cambio di mentalità, proprio per questo purtroppo stanno spingendoci verso lo scoppio di un conflitto mondiale, è la loro ultima opportunità. La partita certamente è ancora aperta.
Ritorniamo ora agli USA.
Come detto, anche in quelle lande si comincia a sperimentare la fine del bipolarismo, il trauma dei vari Joker che appaiono nell'estabilishment facendolo tremare, in effetti questi primi mesi di campagna per le presidenziali americani, non sono stati avari di sorprese.
Intanto negli Usa coloro che hanno visto in Obama la speranza per le minoranze ed un sistema più equo, oltre all'uscita dall'incubo neo con, tra cui anche molti moralisti-progressisti-global, insomma la cultura di massa dominante attuale, vedendo il grosso punto interrogativo davanti a loro rappresentato dalle prossime elezioni e forse avvertendo inconsciamente la fine degli Usa come impero e padrone dell'immaginario collettivo, con forse l'ultimo presidente pienamente distinto, politically correct ed accettabile della sua storia, reagisce come la bambina mostrata nel video qui in basso, filmato che ha girato per la rete in tutto il mondo in questi ultimi giorni:


                                 

Tralasciando la bambina, credo che molti americani inconsciamente abbiano la stessa reazione, tipica di chi si avvicina ad una terra ignota.
Come al solito nessuno dei protagonisti attuali, diciamo tra gli opinion makers e coloro che si lasciano trasportare dal sentire attuale, ovvero la stragrande maggioranza delle persone, ci ha capito un cazzo, naturalmente me compreso, proprio per questa mia consapevolezza non mi schiero, così da facilmente riuscire a comprendere cosa sta avvenendo.
Da una parte i radical chic criticano Trump per i soliti motivi prevedibili, non rendendosi conto delle finestre di opportunità che potrebbero aprirsi per l'Europa rispetto ad un candidato tradizionale o fintamente progressista (che la storia insegna, sono quelli peggiori).
Poi ci sono anche i complottisti o comunque gli scettici verso l'estabilishment. non più una nicchia, ma da diverso tempo, da quanto hanno oramai raggiunto il mainstream, hanno completamente perso lo spirito di critica e pionieristico delle origini, articolando (quelli ancora rimasti ad un decennio fa) i loro discorsi sempre in pochi e stabili dogmi “tutto é merda, tutto sta peggiorando”. Le previsioni apocalittiche dei complottisti poco prima dell'inizio della campagna presidenziale, ma anche agli albori di essa, si sono rivelate infondate non avendo previsto diversi fattori, infatti vedevano come favoriti Jeff Bush e Hillary Clinton. Il primo si è ritirato, facendo una figura di merda plateale che nessun complottista tradizionale avrebbe mai immaginato (ne parleremo perchè è una delle cose più interessanti di questo inizio di campagna presidenziale), la Clinton a causa dei vari scandali, perde sempre più consenso, però è naturale che é ancora fortemente in gara ed è la pedina principale dell'elite per quanto riguarda il partito democratico. Il problema é che con quello che sta subendo l'America e per non aggravare i conflitti interni e far durare il gioco dell'alternanza, in questa tornata, almeno inizialmente, dopo due mandati democratici era prevista la vittoria dei repubblicani, che comunque rimangono tutt'ora i favoriti.
Il joker Donal Trump, da buon personaggio post-moderno di stampo tradizionale (praticamente un ossimoro), ha scombussolato diversi piani.



Donald Trump sembra incarnare uno di quegli ultimi imperatori, o come detto nel significativo articolo intitolato “Romolo Augusto”, nel blog civiltascomparse, “la fine ciclica, il simbolo dell'esaurimento più che del cambiamento”. Infatti Donald Trump è qualcosa di nuovo a livello simbolico negli USA, perchè per il resto le sue politiche sono quanto di più tradizionale, reazionario e legato al mondo liberal conservatore americano si possa trovare oggi in America. Donal Trump é infatti da un certo punto di vista lo stereotipo del milionario yankee (anche quello che noi abbiamo imparato a credere tramite i film americani), incarna tutto l'edonismo, l'eccesso, il mito del self made man. E' uno stereotipo vivente, proprio per questo (e sono felice che molti nel web lo hanno notato) è molto simile ad un altro personaggio di rottura ed esaurimento, Silvio Berlusconi, che è apparso poco prima della fine della politica italiana, da lui esaurita. Trump sembra un misto tra Berlusconi e Reagan. Ha il loro stesso carattere post-moderno, infatti è un uomo fortemente conosciuto nel mondo dello spettacolo, per farvi capire, una specie di Flavio Briatore Yankee, infatti oltre ad essere uno dei magnati più famosi d'America (tanto da essere citato fin dagli anni '80 persino in diversi film), ha creato anche una specie di reality per imprenditori che ha riscosso enorme successo tale da aver superato le dieci edizioni (The apprentice, con cui è diventato famoso con la frase “you're fired”, programma ripreso in Italia appunto da Flavio Briatore). Ha persino partecipato in diversi siparietti nel wrestling e la classifica degli uomini più ricchi del mondo stilata dalla rivista Forbes, lo vede come il 314° uomo più ricco del mondo.
L'uomo che esaurisce, che da fine ad un impero e ad un ciclo, o comunque un uomo di rottura, incarna sempre lo stereotipo classico del contesto a cui appartiene, lo stereotipo vivente.
Ora non sto dicendo che Donald Trump sia destinato a vincere, per ora comunque ha altissime probabilità almeno di divenire il candidato repubblicano alle elezioni, visto che dopo un timido inizio, sta vincendo in tutti gli Stati e questo era difficile da immaginare fino ad un anno fa.
La cosa più interessante ( e ritorno ad un discorso fatto in precedenza) é che il complottista più famoso di America, ovvero Alex Jones, sia un suo forte sostenitore. Da una parte c'è da dire che l'uscita di Jeff Bush dalle campagne presidenziali è imputabile sia al suo scarso carisma e al suo etats d'esprit completamente al di fuori di un'America sicuramente più consapevole di un decennio fa, nazione che sta entrando nell'esaurimento del bipolarismo partitico, ma il merito va anche a Donald Trump. Famosa oramai è diventata la sua accusa ai Bush di non aver fermato l'11 settembre e di aver fatto entrare gli Stati Uniti con la menzogna, in una inutile guerra come quella irachena. Tutto questo è avvenuto in diretta nazionale, con un pubblico pilotato che naturalmente fischiava unito contro Trump (ma guarda un po', che strano, eppure Bush è quello che si è ritirato) e il patetico tentativo rilevato da molti di Jeff Bush, di sviare il discorso, cosa che in epoche più semplici e meno interconnesse, poteva farsi tranquillamente. Ecco il filmato, il sogno di ogni complottista fino a degli anni fa e ricordiamo che Trump ha promesso di riaprire l'inchiesta del 9/11:



Quest'altro filmato è l'analisi del dibattito fatta da Alex Jones:



Credo che oltre alla scarsa popolarità, che solo per gli apocalittici era difficile da comprendere, proprio questo scontro-dibattito abbia fatto decidere a Jeff Bush definitivamente di ritirarsi, meglio non aprire certe porte.
Per il resto se Trump è un Joker che farebbe comodo anche a molti insospettabili per indebolire gli Usa e forse fondare un nuovo ordine mondiale senza una nazione guida, è pur vero che l'estabilishment vede con molto favore come pupillo repubblicano Marco Rubio, il vero candidato dell'establishment, anche da un punto di vista simbolico (il significato del suo nome rimanda a Marte e al suo colore, ovvero la frontiera simbolica del nuovo mondo, vedere il sito Goroadachi). Rubio prevedibilissimo e scontatissimo (praticamente soprattutto in politica estera è rimasto a dieci anni fa) è una specie di Matteo Renzi yankee, giovane e rampante, conservatore che mette d'accordo anche qualche non conservatore grazie ai suoi modi garbati e al suo aspetto di attore latinos di telenovelas, pedina probabilmente futura ma che potrebbe emergere prima in caso di problemi, soprattutto se la carta Trump dovesse andare fuori controllo.

Il problema è che dopo un sorprendente inizio, anche Rubio sta perdendo colpi. Il latinos sembra incarnare uno di quei candidati androidi di un romanzo di Dick, con sempre i soliti slogan ripetuti, tanto che su internet girano tantissime parodie su “Rubio-Robot” e persino proteste di gente travestita da robot ai suoi comizi e ricordiamolo che è una delle pedine preferite dall'estabilishment, rovinato praticamente dal potere del web 2.0.
Ritornando ad esempio a Jeff Bush, c'è da mettersi le mani nei capelli vedendo come sia stato il candidato più appoggiato da Wall Street (vedere questo articolo) ed in generale il candidato repubblicano che ha ricevuto più finanziamenti dai privati: ben 130 milioni di dollari di cui 84 milioni in pubblicità positiva eppure non ne ha ricavato niente. Con una cifra del genere in passato un candidato avrebbe vinto la nomination dopo un mese.
Donald Trump (basta vedere i finanziamenti ricevuti) sembra non essere un personaggio voluto dall'estabilishment (apparentemente), proprio perché rappresenta una forte incognita ed è questo il motivo del perchè l'inconscio collettivo americano lo appoggia in questa fase.
Vedremo insomma cosa ci riserverà questa elezione. Per ora i favoriti rimangono Clinton e Trump, anche se l'elettorato democratico si sta spostando sempre più verso Sanders (che da un certo punto di vista è il candidato più garbato, prevedibile, ma anche rassicurante, simbolicamente poco pregnante, anche per questo, almeno ora poco favorito, se vincesse lui ne sarei sorpreso, ma da quel che fa vedere a noi, sembra anche una specie di Obama due, leggermente più progressista).

E' ancora presto fare previsioni ed anche inutile, l'anno della torre che crolla (Trump ha una sua torre personale) non da stabilità e bisogna vedere come gli Usa si presenteranno alle elezioni.