sabato 29 giugno 2013

CHARLES MANSON E L'ERA DELLA NOTTE DELL'ANIMA - quarta parte


Per chi si fosse perso le puntate precedenti, negli scorsi articoli abbiamo visto come Charles Manson sia stato un forte attrattore ed abbia più o meno sfiorato ed influenzato una buona parte della pop culture nei suoi anni d’oro degli anni 60 e sia stato anche tra i responsabili della fine del movimento controculturale di quel periodo. Charles Manson divenne una personalità capace di inglobare diverse energie potenti e divenire il simbolo di un’era.
Avevamo concluso l’ultimo articolo parlando dei suoi legami simbolici con la Chiesa di Satana di Anton LaVey fondata nell’anno UNO 1966.

Anton Lavey
Certamente LaVey non era il più interessante tra i molti imprenditori spirituali e dell’occulto che nacquero in quel periodo, ma a suo modo ebbe la sua influenza parallelamente a Manson nell’inizio dell’era della notte dell’anima.
Prima della fondazione della Chiesa di Satana, che aveva raccolto al suo interno un vasto gruppo di scrittori e dilettanti dell’occulto all’interno della “Casa Nera”, LaVey divenne amico di un gruppo di scrittori legati alla leggendaria rivista Weird Fiction e si dice che conobbe grazie a queste amicizie anche Clark Ashton Smith (uno tra i maggiori esponenti della weird fiction insieme a Lovecraft).
La Weird Fiction era un genere letterario che trattava di storie macabre e di fantasmi senza però poter essere catalogate come Fantasy od Horror. Era un genere letterario senza convenzioni letterarie stilistiche. La Weird Fiction spesso mischiava soprannaturale, mitologia e scienza, in un amalgama davvero sorprendente, che chiunque ad esempio ha letto Lovecraft, conosce. La capacità di Lovecraft ed altri autori simili era quella di creare meraviglia, terrore e paure ancestrali, giocando molto sulle paure archetipali, sull’atmosfera. Nelle stesse parole di Lovecraft:
il vero racconto bizzarro (Weird Tales) ha qualcosa in più di un omicidio segreto, di ossa insanguinate…. ha una certa atmosfera di terrore che lascia senza fiato ed inspiegabile, devono essere presenti forze sconosciute esterne… e la sconfitta di quelle leggi fisse della natura che sono la nostra unica difesa contro gli assalti del caos e dei demoni dello spazio insondato”.
Anton LaVey organizzò diversi party ospitando vere e proprie leggende della fantascienza e fantasy americana, soprattutto quella legata alla Weird Fiction. Ad esempio Fritz Leiber vincitore, grazie ai suoi racconti, dei premi più prestigiosi della letteratura fantascientifica, come l’Hugo ed il Nebula. Fu fortemente ispirato da Lovecraft e nella parte finale della sua carriera anche da Carl Gustav Jung, in particolare dai concetti di anima e ombra e spesso questi concetti sono menzionati apertamente nelle sue opere.
Queste feste organizzate da Anton LaVey ricordavano un po’ l’atmosfera che c’era a Pasadena in California durante gli anni quaranta, negli incontri organizzati da Jack Parsons (uno dei primi seguaci americani di Aleister Crowley e uno dei primi membri del progetto razzi del CalTech, poi divenuto Jet Propulsion Laboratory). Parsons, come farà nel futuro LaVey, creò un melting pot composto da scrittori pulp ed occultisti per superare i limiti imposti dalla società esterna.
Aleister Crowley
Jack Parsons scrisse una serie di libri fondati sul concetto di Babalon, che anticipano le tematiche che si vedranno in Rosemary’s Baby. Il termine Babalon era preso da Aleister Crowley, con cui Parsons aveva una fitta corrispondenza. Per Aleister Crowley la personificazione della femminilità era "Babalon", il suo modo personale di riformulare "Babylon". Il diciassettesimo capitolo della Rivelazione di San Giovanni, l’Apocalisse, parla di "Babilonia la Grande", la "Donna Scarlatta". La magia nera di Crowley era basata su Babalon è uno degli scopi maggiori di Crowley era quello di creare un Moonchild. Nelle parole precise di Crowley il Moonchild era <<Un essere vivente che rassomiglia a un uomo e possiede quelle qualità dell'uomo che lo distinguono dalle bestie, vale a dire l'intelletto e la capacità di parola, ma che non è procreato né dato alla luce come gli umani, e non è abitato da un'anima umana».
Crowley diceva che questa era stata «la grande idea dei maghi di tutti i tempi: ottenere un Messia adattando il processo sessuale». Il "Messia" di Crowley era l'Anticristo che avrebbe rovesciato la Cristianità: Babilonia la Grande. Stesso concetto del finale del film Rosemary’s Baby in cui si scopre che lo scopo della setta che vuole crescere il bambino di Rosemary, ha come scopo di farlo divenire il nuovo messia, l’Anticristo.
Un altro socio di LaVey durante quel periodo, Anthony Boucher, scrisse un famoso romanzo giallo intitolato Rocket to the Morgue, nel 1942, che contiene i ritratti velati di importanti personalità quali il famoso scrittore di fantascienza Robert Heinlein, il già conosciuto, nei precedenti articoli, fondatore di Scientology Ron Hubbard, Jack Parsons (che oltre ai già citati legami con Crowley ebbe tra l’altro molti legami anche con il fondatore di Scientology) e varie altre figure della Golden Age.
LaVey in questo periodo sembra quasi una figura uscita fuori da un film di Lynch: suona il Wurlitzer, un piano elettrico, in una sala da cocktail chiamata The lost weekend e mantiene un leopardo nero chiamato Zoltan, come animale domestico. Stranamente un programma televisivo locale dell’Associazione per i bambini americani chiamato “The wonderful world of Buzz” andò a visitare la casa di LaVey nel 1964, prima che essa divenne nota come “Casa Nera”, nota per le sue orge e riti satanici.
La filosofia di LaVey mischia Nietzsche e Ayn Rand (assertrice dell’individualismo, dell’egoismo razionale e del capitalismo senza limiti come espressione di libertà e forte oppositrice del comunismo, tanto che lavorò con la commissione del senatore McCarty durante la caccia alle streghe degli anni 50). Altra forte influenza di LaVey é il simbolo dell’edonismo americano del post guerra mondiale, Hugh Heffner, fondatore di Playboy ed in più un tocco occultista preso da Dennis Wheatley (uno dei più grandi scrittori di Thriller ed occulto, inglesi).
In un certo senso, i suoi principali valori filosofici di individualismo e di auto-gratificazione erano perfettamente in sintonia con la realtà della maggioranza degli americani durante la piena fioritura dell'era consumistica, e illustrano la china che avrebbe preso la contro-cultura degli anni 60 negli anni 70 (fino ai nostri giorni), ovvero il predominio della cultura del SE, dello sfrenato individualismo. LaVey fu uno dei fondatori ideologici e simbolici dell’Era della notte dell’anima.
Questo lato fortemente materialista del pensiero di LaVey, era mischiato incongruamente con la magia avanzata cerimoniale ed iniziatica della Golden Dawn, che stava avendo forte successo in quel periodo in diversi gruppi neo-pagani.
Ciò che distingue il gruppo di LaVey da altri simili, era la confessione aperta del suo essere satanista, non lo ha mai nascosto, anzi ha fortemente pubblicizzato il suo movimento. Tutto era parte della piece teatrale, che l’ex giostraio stava creando, per creare gli etats d’esprit generali utili alla nascita dell’Era oscura della notte dell’anima.
Contrariamente a come crede una popolare leggenda metropolitana, LaVey sembra non aver avuto nessun coinvolgimento diretto nella realizzazione di Rosemary’s Baby. Per lungo tempo si è pensato che fosse uno dei consultori creativi chiamati per il film ed anche la voce del personaggio che indossava la tuta del diavolo, durante la scena onirica del film in cui avviene lo stupro collettivo. Queste storie sono state messe in circolazione probabilmente da LaVey stesso e non possiedono più sostanza di un’altra voce, sparsa sempre da lui, su una sua relazione con Marlyn Monroe, prima che lei divenisse famosa.
Detto questo, LaVey è stato consulente speciale per un film, non famoso come Rosemary’s Baby, ma comunque adombrato anch’esso da un’atmosfera satanica, The devil’s rain (Il maligno, in italiano), in cui tra gli interpreti figura William Shatner, il famoso capitano Kirk di Star Trek.
I collegamenti tra la Chiesa di Satana, il film Rosemary’s Baby e i seguenti omicidi Tate/LaBianca comunque non mancano. Durante i primi giorni della Chiesa di Satana, per farsi pubblicità, LaVey adottò un’ottima strategia di marketing, organizzando degli spogliarelli, grazie ad un gruppo di ragazze che portò alla sua corte e che si esibivano in locali e teatri di San Francisco. Queste “perfomance” furono chiamate “topless witches”, spogliarelli di streghe.
Una di queste “streghe nude” era Susan Atkins, della Manson Family, una delle maggiori accusate per i delitti compiuti dalla Manson Family, compreso l’omicidio dell’attrice Sharon Tate, fu colei tra l’altro che scrisse “Pig” con il sangue della Tate, sulla porta in cui avevano fatto irruzione, nella villa di Cielo Drive dove avvenne il massacro.
Michael Aquino; Sammy Davis Jr.; Anton Lavey

Nel 1968, probabilmente poco prima dell’uscita nei cinema di Rosemary’s Baby, Sammy Davis Jr., appartenente al Rat Pack (un gruppo di attori e cantanti capitanati dal suo amico Frank Sinatra), si trovava in un club di Los Angeles chiamato “The Factory”, dove incontrò un gruppo di attori con le unghie verniciate di rosso, segno di appartenenza alla Chiesa di Satana. Essi invitarono Sammy Davis Jr. ad un loro party alla “Casa Nera”, proposta che lui accettò. Sammy scoprì una scena che descrisse come un “covo di depravati”. Tutti gli ospiti a quella festa erano vestiti con abiti incappucciati o portavano maschere ed una donna nuda era incatenata al centro di un altare di velluto rosso. “Quella ragazza era felice” ha poi osservato Sammy Davis Jr. “e ha ottenuto nient’altro che un dildo all’interno di lei”. Mentre lui cercava di intrufolarsi ed ambientarsi nei festeggiamenti, uno dei festaioli gli si avvicinò e tirò indietro il cappuccio. Il mondo è davvero piccolo: si trattava del suo parrucchiere. Il mondo è ancora più piccolo: il suo parrucchiere era Jay Sebring, ex amante di Sharon Tate ed una delle vittime della strage compiuta dalla Manson Family.
L’interesse di Sammy Davis Jr. nella chiesa di Satana persisteva nella metà degli anni ’70 e probabilmente raggiunse il suo apice nel 1973, quando produsse ed interpretò per la rete NBC, il pilot “Poor devil”, che si proponeva di essere un film di lancio a quella che mirava a diventare la prima sit-com satanica della storia. Il mondo non era pronto, oltretutto si trattava di una produzione, tenendoci moderati, davvero mediocre. Ecco una clip su youtube per chi fosse interessato

                                     

Casualmente, l’autobiografia di Sammy Davis Jr. “Yes i can” ha un posto di rilievo nel film Rosemary’s Baby, vediamo infatti Rosemary leggerlo all’inizio del film sdraiata sul divano e successivamente anche nella libreria di casa.

La libreria nel film Rosemary's Baby, con a destra l'autobiografia
di Sammy Davis Jr.

Ritorniamo ora alla protagonista di Rosemary’s Baby, Mia Farrow, che ha ancora molto da dirci in questa storia.
Il rapporto tra Sinatra e Mia Farrow come visto negli articoli precedenti, è stato sempre tempestoso e difficile (si trattava simbolicamente di uno scontro tra patriarcato e post-modernità). Quando Sinatra venne a scoprire che sua moglie aveva avuto una danza intima con il suo arcinemico Robert Kennedy, la sua gelosia esplose (l’intero affare Sinatra/Monroe/Kennedy è uno di quegli strani attrattori storici in cui le Star incarnano archetipi mitologici greci ed antichi, una serie di eventi per dirla in inglese bigger than life).
Dopo il film Rosemary’s Baby e il divorzio da Sinatra, Mia Farrow si ritrovò al centro di un altro evento culturale seminale. Insieme a sua sorella Prudence e il fratello John, la Farrow si unì ad un corso di meditazione trascendentale di Star che si svolgeva nell’ashram del Maharishi Mahesh Yogi ai piedi dell’Himalaya.
Mia Farrow in India
Questo gruppo di celebrità che ruotavano intorno all’ashram, comprendeva Mike Love dei Beach Boys (abbiamo visto negli articoli precedenti come suo cugino Dennis Wilson sarebbe entrato mesi più tardi nella tela della Manson Family, per poi subito uscirne), il famoso cantante folk, Donovan (nel ‘69 scrisse il brano Atlantis, influenzato dall’esoterista René Guenon), il flautista e pioniere della musica new age Paul Horn, che avrebbe nascosto un registratore nel Taj Mahal durante il ’68, stessa bravata fece anche nella piramide di Giza. A febbraio a questa compagnia si aggiunsero anche i Beatles con il loro entourage di fidanzate e stampa.
Una serie di circostanze ha portato i Beatles ad abbracciare brevemente gli insegnamenti del Maharishi Mahesh Yogi. Il primo passo si verificò durante la lavorazione del film Help! nel 1965, in cui i Beatles cercano di sfuggire ad una versione parodistica di un culto indiano adoratore della dea Kali. Una scena del film ambientata in un ristorante ha coinvolto alcuni musicisti indiani che suonano il sitar; George Harrison fu immediatamente ipnotizzato da quel suono. Egli poi successivamente scoprì la musica di Ravi Shankar “l’ho messo su e ha colpito una parte di me che non riesco a spiegare ma che mi sembrava molto familiare… il mio intelletto non sapeva cosa stava succedendo…” affermò George Harrison. Ogni album dei Beatles da quel momento in poi, avrà quasi sempre grazie ad Harrison un pezzo orientaleggiante con Sitar.
I Beatles, Mia Farrow, Donovan, Mike Love ecc.
Seguendo le orme dei teosofi del 19° secolo e la generazione beat del decennio precedente, ampi settori della cultura giovanile si sono poi successivamente spostati verso Oriente e la sua misteriosa ed esotica spiritualità, alla ricerca di qualcosa, come affermava lo stesso Harrison, che l’intelletto non potesse capire, ma che le loro anime potevano comprendere; qualcosa di alieno e familiare allo stesso tempo. Un’altra figura influente nell’avvicinamento dei Beatles alla figura del Maharishi, era “Magic Alex” Madras, che iniziò come dilettante di musica elettronica, diventando poi grazie ai Beatles il capo di dipartimento di elettronica della Apple. Madras aveva creato una piccola scatola di plastica con un insieme di luci lampeggianti chiamata Nothing box che Lennon usò durante i suoi trip di LSD. Madras si dice che stupì i Beatles con una serie di invenzioni elettroniche come altoparlanti lavorati in una carta da muro, vernice elettrica cambia-colore e una casa in bilico supportata da un campo di forza invisibile. Si dice che avesse chiesto alla Rolls Royce e alla Ferrari i loro motori per costruire un disco volante.
I seminari di meditazione trascendentale di Rishikesh sono stati fondamentali per un paio di motivi. Prima di tutto essi hanno rappresentato e concretizzato un importante punto di svolta culturale: la fine del predominio del monoteismo cristiano nella vita spirituale dell’Occidente (anticipato come visto nell’articolo precedente, dall’arrivo di Yogananda in America negli anni 50). Il fatto che i personaggi più divinizzati ed influenti per la gioventù del dopoguerra, “più famosi di Gesù”, erano inginocchiati ai piedi di un guru indiano, era un segno significativo di ciò che sarebbe avvenuto in futuro, indipendentemente dal fatto che la luna di miele tra i Beatles e il guru Maharishi, fu molto breve. Il periodo che i Beatles passarono all’ashram fu anche molto significativo per l’evoluzione e la composizione del “White Album”, l’album che ossessionò ed influenzò così tanto Charles Manson. Brani come Back in the USSR, Wild Honey Pie, Rocky Racoon, Dear Prudence, e Sexy Sadie furono tutti scritti o ispirati dalla loro esperienza Indiana. Mia Farrow era al centro dei due precursori ed ispiratori di Manson: il film Rosemary’s Baby e il White album.
Susan Atkins
La canzone Sexy Sadie era una risposta sarcastica ed un po’ al vetriolo al Maharishi. La rottura con il Maharishi secondo diversi voci, era avvenuta per la condotta ambigua del guru con alcune giovani studentesse dell’ashram, in particolare l’idea che egli aveva tentato di violentare Mia Farrow. Le voci probabilmente non avevano troppa sostanza, alcuni hanno suggerito che fosse colpa di Magic Alex, geloso durante i suoi trip, di non essere al centro dell’attenzione di Lennon. In un modo o nell’altro, Lennon ed Harrison cominciarono a credere a queste voci ed il 12 aprile abbandonarono l’India per ritornare in aereo a Londra.
La canzone Sexy Sadie ha avuto una forte importanza per la Manson Family. A Susan Atkins  (una delle streghe nude di LaVey), fu affibbiato da Manson, il soprannome di “Sadie May Glutz”. Questa coincidenza ha contribuito a consolidare nella Manson Family la convinzione che le loro gesta erano legate in modo mistico e sincronico al White Album.
L’altra canzone correlata a Mia Farrow nel White Album fu Dear Prudence. La sorella della Farrow, Prudence, affrontava la meditazione con uno zelo quasi maniacale, diventando quasi reclusa in casa sua ogni sera, mentre gli altri appartenenti all’Ashram uscivano spesso. Lennon scrisse questa canzone come un’esortazione verso Prudence, ad uscire ed odorare le rose e non ottenere in modo morboso e fanatico l’illuminazione spirituale (in futuro lei divenne un maestro della meditazione trascendentale e istruì anche Andy Kaufman per un certo periodo). Un’altra connessione con i Mansoniani: una delle vittime meno annunciate della maledizione del film Rosemary’s Baby fu il cane di Sharon Tate, uno Yorkshire, chiamato Dr. Sapirstein. Voytek Frykowski accidentalmente investì il cane mentre stava uscendo fuori da Cielo Drive il 14 luglio 1969 (il nome Doctor Sapirstein, che è anche un personaggio all’interno di Rosemary’s Baby, fu dato dopo il film al cane). Roman Polanski acquistò immediatamente a Sharon un nuovo cane, sempre un Terrier, da sostituire a quello appena morto. Il cane fu chiamato Prudence.
A questo punto abbandoniamo un po’ i fatti certi per entrare nel regno delle insinuazioni e dei pettegolezzi. Molte sono le voci che dicono che la polizia indagando sull’omicidio di Tate alla villa situata in Cielo Drive, confiscò numerosi film pornografici che mostravano l’elite hollywoodiana impegnata in comportamenti estremamente compromettenti. Si è fortemente vociferato che il vero fulcro di questo ricatto era rivolto a quattro star famose impegnate insieme in un orgia, ovvero Yul Brinner, Peter Sellers, Warren Beatty e Mama Cass Eliot. Molte voci ed insinuazioni sono nate grazie anche alla testimonianza più o meno contemporanea all’epoca, dell’attore Dennis Hopper al giornale L.A. Free Press:
Erano caduti nel sadismo, nel masochismo e nella bestialità ed hanno registrato tutto in un videotape. La polizia di Los Angeles mi ha detto questo. So che tre giorni prima che essi venissero uccisi, venticinque persone furono invitate in quella casa per una fustigazione di massa di un concessionario di Sunset Strip che aveva dato loro una droga cattiva”.
In un’intervista del 1991 Manson affermò che la cricca che ruotava intorno a Sharon Tate fosse il vero culto e che ne è prova anche un video in cui si vedono due intimi di Tate, Peter Sellers e Yul Brinner che si “divorano a vicenda in un armadio”.
Testimonianze di questo genere, fatte da due personaggi che nel periodo in cui avevano rilasciato l’intervista, avevano il cervello in salamoia, non sono affidabili; molto interessanti invece sono le immagini mentali, le atmosfere che essi vogliono evocare.
Nel libro “One hand Jerking- Report from an investigative satirist”, Paul Krassner racconta come Hal Lipset (uno dei più famosi investigatori privati del mondo, su la cui carriera si sono basati alcuni film di James Bond e il famoso “La Conversazione” di Francis Ford Coppola), gli disse che alcuni elementi della polizia di Los Angeles, offrivano per sette ore, pezzi di pelle delle celebrità, presi dalla residenza di Polanski, per un quarto di un milione di dollari.
Il 6 giugno 1968 Robert Kennedy fu ferito a morte da un colpo di pistola nella cucina dell’Ambassador Hotel a Los Angeles, da Sirhan Sirhan, uno studente palestinese, che aveva pagato quattro dollari via posta per entrare nell’ordine dei Rosacroce (AMORC) nel 1966. Una settimana dopo fu proiettata a San Francisco la prima del film Rosemary’s Baby. Nel film Rosemary’s Baby durante la sequenza dello stupro satanico, la protagonista sogna di essere in uno Yatch, anche se non chiaramente esposto nel film, il romanzo mette in chiaro che il capitano dello yatch è nientemeno che John F. Kennedy.
Una piccola postilla prima di continuare con la nostra storia, volevo segnalare dei sincronismi personali. In questi giorni ho guardato l’ultima stagione di Mad Men ambientata nel 1968. Gira voce che la moglie (nella serie tv) del protagonista Don Draper, Megan, abbia molte assonanze con Sharon Tate, anche a causa di un simbolismo che ha portato molti fan a credere che in questa stagione lei sarebbe morta. Tutto ciò non è successo (per ora), ma a fine stagione ha una crisi con il marito e decide di trasferirsi in California per continuare la sua carriera di attrice. La prossima ed ultima stagione di Mad Men probabilmente sarà ambientata nel 1969, anno della strage a Cielo Drive in California. Nelle ultime puntate si è visto anche Don Draper con sua moglie andare al cinema per vedere Rosemary’s Baby ed i due rimanere sconvolti da questa visione. Nelle puntate precedenti, la figlia di Don Draper legge il romanzo di Rosemary’s Baby.
Ritorniamo alla nostra storia.
Rosemary’s Baby è il secondo film culturalmente rilevante del ’68 a culminare in una nascita. Il primo è stato 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick.

Il bambino nell'uovo blu in 2001 odissea nello spazio
Se l’atmosfera da Era dell’Acquario degli anni 60 significava la fioritura della nascita di un nuovo Eone, l’Era del figlio incoronato e vincitore, l’era di Horus di Aleister Crowley, i segnali della nascita di questo nuovo Eone erano stati catturati dal cinema popolare nel 1968. In uno dei suoi commenti al Libro della Legge, Crowley descrive la divinità egizia Arpocrate come il “bambino all’interno di un uovo blu… egli rappresenta il Sé Superiore, il Santo Angelo Custode. Egli contiene tutto in se stesso, ma non è manifestato…”. L’Era della notte oscura dell’anima è l’Era che inaugura l’individualismo sfrenato, ma anche la liberazione dalle vecchie ideologie e credenze, per prepararci ad un mondo libero.
Presenti alla prima della proiezione di Rosemary’s Baby ci sono due portavoci del nuovo Eone: Anton LaVey e il suo futuro discepolo Michael Aquino. Quest’ultimo era un uomo dell’esercito americano e in quel periodo era nel bel mezzo di un turno di servizio a Fort Brag con l’82° divisione aereotrasportata ed in seguito sarebbe divenuto un ufficiale PSYOP delle Forze speciali. Le sue attività in Vietnam comprendevano l’amplificare il suono e proiettarlo dagli elicotteri, rendendolo simile ad “urla demoniache” per così disorientare i Vietcong. In una strana similitudine che richiama il film sulla guerra in Vietnam “Apocalypse Now” di Francis Ford Coppola, Aquino amava sprigionare dagli elicotteri le canzoni dei Jefferson Airplane, rendendo reali i pettegolezzi che lo Zio Sam (gli Usa), bombardavano i Charlie (i vietnamiti ed in generale gli asiatici) con il rock psichedelico.
Aquino continua a nutrire un forte interesse per la Chiesa di Satana e ad aumentare la sua corrispondenza con LaVey, mentre in Vietnam, durante l’espletazione dei suoi doveri con l’esercito americano in quel luogo, riesce a scrivere un testo profetico per gli aspiranti satanisti, dal titolo Diabolicon. La sera della prima di Rosemary’s Baby nel luglio del ’68, però Aquino e Lavey ancora non si conoscono.
Altro personaggio importante nella nostra storia è il produttore di Rosemary’s Baby, William Castle.
William Castle...in questa foto,
non solo per il sigaro che ha in bocca,
assomiglia molto a Jimmy Saville
William Castle arrivò ad Hollywood all’età di 23 anni, nel 1937 e ha lavorato come produttore, regista ed occasionalmente anche come attore a partire dai primi anni ’40. Ha lavorato come assistente di Orson Welles nel ’47, nel film La signora di Shangai, ma la sua fama era destinata ad essere opposta a quella di Welles. Quest’ultimo ritenuto da tutti un grande artista ed uno dei più grandi registi mai esistiti, colui che non è mai sceso a patti con il business commerciale hollywoodiano, interessato più all’arte che al successo commerciale. William Castle fu visto all’opposto, come colui più interessato al successo commerciale che all’arte, un grande maestro del trucco, dell’inganno, per avere il maggior successo che poteva dai suoi lavori. Ad esempio il suo film del 1959, Il mostro di sangue, era un normale film girato come altri film, ma Castle tramite il sistema definito “Percepto”, avvertiva gli spettatori (prima dell’inizio del film) che oltre a delle sensazioni psichiche, il film poteva dare anche delle sensazioni fisiche che in realtà erano create da alcune poltrone presenti nelle sale cinematografiche che erano munite di fili elettrici così che in determinati momenti della proiezione, tali fili procuravano brevi scosse in modo da far provare allo spettatore le medesime sensazioni dei protagonisti sullo schermo. Anche nel film dello stesso anno, 1959, La città fantasma, abbiamo questo tipo di trucchi. E’ un film girato normalmente che utilizza un trucco definito “Emergo” in cui uno scheletro luccicante sventolava sopra gli spettatori durante un blackout dello schermo. Secondo David J. Skal, nel suo "The Monster Show", questi trucchi in cui Castle era maestro, erano figli del boom economico americano degli anni Cinquanta in cui: "...nessuna bassezza è sufficiente;...si può tollerare qualunque cosa pur di ottenere una ricompensa". Altro trucco viene utilizzato nel b-movie Homicidal, che tenta di emulare e sfruttare il successo di Psycho. In Homicidal, egli vuole “spettacolarizzare” un film, già di per sé, altamente “spettacolare”, perché costruito principalmente con l’intento di ingannare e stupire il pubblico. Il regista, infatti, si “dichiara” come autore del film durante l’incipit, intervenendo poi, attraverso una voce over, poco prima dei dieci minuti finali, per preparare il proprio pubblico all’orrore che la sala sta per assistere. Così facendo Castle sottolinea la valenza prettamente “ludica” del film, finalizzato proprio a stupire e intrattenere lo spettatore.
Eppure nonostante il suo evidente amore per lo shock teatrale e per i trucchi e gli inganni, William Castle, almeno una parte di lui, desiderava partecipare ad una produzione onesta e fatta bene, anche lui desiderava far parte di una produzione artisticamente rispettabile che potesse tra l’altro far migliorare la sua immagine di artista.
Immaginate allora di essere William Castle nel Giugno del ’68 e di aver finalmente realizzato il desiderio di far parte di una produzione artisticamente elevata, di aver migliorato la propria immagine e di essere lodato dalla critica…. E poi tutto comincia ad andare spaventosamente male. William Castle entrò in una spirale cospirazionista, in una zona di frontiera, che gli fece credere che Rosemary’s Baby era girato in una così diabolica maniera, tale da fargli rischiare la vita.
Prima di tutto vennero delle lettere arrabbiate, la maggior parte delle quali da una minoranza di religiosi rumorosi che non prese con favore la proiezione di un film sul diavolo e che fece conoscere alla stampa i loro sentimenti di ira: “Rosemary’s Baby è un film lurido e tu morirai a causa sua” era il contenuto di una lettera; “hai scatenato il male sulla terra” era il contenuto di un’altra lettera. La lettera più memorabile era sicuramente “Bastardo, credente di magia, credente del santuario del satanismo. La mia previsione è che marcirai lentamente nel corso di una lunga e dolorosa malattia che ti stai portando dentro di te”.
Lettere del genere erano utili per farsi delle sane risate. Non la pensava così William Castle che la prese male e si ammalò e cominciò a sentire dolori acuti e lancinanti nell’inguine. Castle alla fine crollò e ci fu bisogno di una puntura lombare per rimuovere il blocco del suo tratto urinario. Senza dubbio un po’ febbricitante e spaventato dalla sua malattia, Castle cominciò a preoccuparsi un po’ di Rosemary’s Baby. Egli disse: “La storia di Rosemary’s Baby sta accadendo nella vita. Streghe, tutte loro, gettano il loro incantesimo ed io sto diventando uno dei principali attori”. La leggenda narra che Castle ha gridato “Rosemary, metti giù quel coltello!” durante uno di questi trattamenti.
Ma le stranezze e le coincidenze erano lungi dal concludersi. Non è difficile immaginare come si sia sentito William Castle quando Krzysztof Komeda, il musicista jazz polacco che aveva composto la colonna sonora di Rosemary’s Baby fu ricoverato nello stesso ospedale di Castle a causa di un misterioso trauma cerebrale. Probabilmente Komeda ebbe quel trauma cerebrale nel corso di una colluttazione amichevole da ubriachi con il suo amico scrittore polacco Marek Hlasko. Molti sentirono Hlasko dire: “se Krysztof muore, io sarò il prossimo”. Komeda muore a Varsavia il 23 aprile 1969, Hlasko il 14 giugno dello stesso anno in quello che si presume essere stato un sovradosaggio accidentale di pillole ed alcool. Poi naturalmente la strage a Cielo Drive il 9 agosto del 1969 in cui Charles “Tex” Watson, uno dei principali assassini della Manson Family,  si presentò alle sue vittime con queste parole: “io sono il diavolo e sono qui per fare gli affari del diavolo”.
In seguito William Castle scrisse: “per tutta la vita avevo anelato gli applausi, l’approvazione ed il riconoscimento dei miei coetanei… finché non me ne curavo più. Ero a casa molto spaventato da Rosemary’s Baby”. Questa volta Castle aveva spaventato se stesso e non il suo pubblico. Un po’ la storia che abbiamo raccontato negli articoli precedenti, con Brian Wilson che diventa ultra-paranoico a causa di un film che appena entrato in sala cinematografica per vederlo, lo accoglieva salutandolo e nominando il suo cognome. Mai prendere letteralmente il CODICE, mai lasciarsi imparanoiare da esso. Brian Wilson e William Castle avevano bisogno di una risata, quella dell’album Smile di Brian Wilson, che non a caso non riuscì quasi mai a pubblicare.
Abbiamo già visto importanti collegamenti sincronici e non solo, tra Manson, il suo entourage ed una parte importante della pop-culture. Ci siamo già fatti un’idea più o meno chiara del suo ruolo e di ciò che ha significato, di come diversi personaggi incarnino vere e proprie figure mitologiche ed archetipali, mandando avanti quella giostra, quel gioco cosmico in cui noi tutti siamo semplicemente degli spettatori. Ognuno di questi eventi come abbiamo visto non si trovano in un vuoto, persino ad esempio un film od un romanzo di seconda categoria hanno una parte importante nella nostra realtà. Da ogni parte si può trovare il codice, la cosa importante é lo spirito con cui ci si approccia a questi argomenti, con amore e semplicità.

sabato 22 giugno 2013

IL DATAGATE, LA TERRA DELLA LIBERTA' E LE CONCORDANZE CICLICHE TRA USA ED URSS


                   

Cronache dall’impero morente (gli USA)  che si scopre un enorme grande fratello.

Per la verità le notizie che stanno uscendo, l’oramai famoso scandalo DATAGATE (intercettazioni del governo fatte su giornalisti e comuni cittadini) non sono chissà che rivelazione, sotto sotto tutti sappiamo che il governo ci spia fregandosene della privacy, ma è sempre diverso divenirne consapevoli e vederlo gridato ai quattro venti e soprattutto scoprire che struttura elefantiaca, che impegno ed organizzazione c’è dietro gli apparati che ci spiano e controllano.

Per diversi giorni non mi sono interessato molto a queste notizie, o meglio le vedevo come interessanti e in un certo qual modo destabilizzanti (soprattutto per l’amministrazione Obama), ma tutto sommato, tra lo scandalo Guantanamo, le foto di soldati americani in Iraq che torturano i prigionieri, la farsa delle armi di distruzioni di massa, la scandalosa devastazione di New Orleans del 2005, la crisi economica partita proprio da loro, gli Usa negli ultimi anni sono sempre usciti vivi e vegeti dai vari piccoli traumi, nonostante l’immagine, il senso di invincibilità e la leadership mondiale sono stati compromessi per sempre.

Il teatrino che si sta imbastendo nei media attualmente sta avendo un così forte eco ed attenzione (giusto un po’ calata dopo l’exploit di fine maggio-inizio giugno), tale da poter definire il DATAGATE non la tipica notizia sparata per uno o due giorni e poi sepolta dall’infinito rumore di altre notizie. Una notizia può essere semi-risaputa ma ha effetto solamente quando entra nel mainstream e questa notizia (che fa il paio con altre notizie meno conosciute all’estero, tipo uno scandalo che riguarda l’IRS, l’ente della tassazione americano) è appunto entrata nel mainstream, quindi è chiaro che vogliono provocare un effetto dirompente sulla realtà di quella nazione. Il governo americano si difende come può, possiamo vedere infatti, che rispetto al passato, non cerca di giustificarsi o difendersi, anzi dichiara che queste misure sono necessarie per vivere in una nazione sicura. Da una parte questo atteggiamento serve per mostrarsi forti e sicuri di sé e dall’altra serve a far accettare queste misure draconiane ai cittadini. Da un punto di vista più ampio, mostra un impero giunto alla sua fase di declino che è quella dove ciclicamente ogni impero si difende e si chiude in se stesso, diventa più aggressivo e cerca di conservare il suo potere ed i suoi privilegi. Nessuna azione innovativa od espansiva. Alla vitalità primigenia del principio, l’impero nei suoi atti finali sostituisce la paranoia, gli intrighi, la violenza (i vari conflitti che gli USA creano nel mondo o le varie stragi all’interno degli stessi confini statunitensi, provocate dal massiccio utilizzo di armi).

Il quotidiano Washington Post ha aperto un sondaggio se sia giusto per motivi di sicurezza nazionale spiare i propri cittadini; più del 50% si è dichiarato favorevole. Come la maggior parte dei sondaggi, anche quello del Washington Post è inutile, rivolgendosi a lettori per lo più pro-estabilishment (comunque più del 40% degli intervistati si è dichiarato contrario a questa condotta). Rimane un segnale importante della terminata parentesi simbolica USA-terra della libertà.
Edward Snowden è il nuovo Julian Assange.
Grazie a questo personaggio sono uscite fuori
le informazioni sul DATAGATE ed ora si
trova nascosto ad Hong Kong con la
paura di essere estradato (vi ricorda qualcosa?).
Ciclicamente stiamo rivivendo un nuovo riflusso storico
che sta ripetendendo la stagione rivoluzionaria 2010-2011.
Abbiamo già il nuovo Assange, abbiamo la Turchia
che è il nuovo Egitto ed ora anche il Brasile.
Questa volta però le proteste sono e saranno
meno idealiste e più pratiche.
Prepariamoci all'impossibile!


Già si parla di “Orwell aveva ragione”, “il grande fratello esiste”, insomma è chiaro a che livello percettivo si vuole far arrivare questa notizia (soprattutto al di fuori dei confini statunitensi per ora).

Nella percezione della coscienza collettiva si crea la consapevolezza che il governo spia ogni tua mossa e che “il grande fratello di Orwell” tutto sommato non è un racconto di fantascienza. Non è assolutamente poco. Così in un giugno che sembrava dovesse passare in sordina, in punta di piedi, mentre ci prepariamo mentalmente all’estate e feroci proteste si svolgono ad Istanbul, ponte simbolico tra Europa ed Asia ed ultimamente anche in Brasile, entra in campo questa bomba mediatica, i cui effetti ora sono difficilmente prevedibili, l’unica cosa certa (visto che lo scandalo dura da maggio) è che non si sta facendo sgonfiare l’informazione. Obama si trova in cattive acque e molti pecoroni si stanno facendo molte domande, ma questa notizia non destabilizzerà fortemente il governo degli USA nell’immediato, certamente ne distruggerà uno dei suoi archetipi fondamentali.

Se perfino Attivissimo scrive un articolo dove accusa la NSA di spiarci tutti e che oramai nessuno è più al sicuro, allora ti rendi conto che la “fine del mondo” è davvero vicina e che l’universo si sta ribaltando. Ironia a parte, questo scandalo, tenendo conto anche diversi cicli storici, a mio parere è la miccia che farà saltare l’impero americano. Se la miccia scoppierà quest’anno, il prossimo o al massimo nel 2015-2016, questo non si può sapere.  

Prima che ci sia il crollo definitivo di un impero, c’è bisogno sempre di un evento traumatico, che mette in discussione definitiva la sua esistenza e questo evento delle intercettazioni (anche se in maniera molto germinale) ha alcune caratteristiche del genere, diciamo potrebbe rivelarsi una specie di effetto domino in cui il primo pezzo fa cadere tutti gli altri.

Lo scandalo delle intercettazioni distrugge definitivamente ciò che nella coscienza collettiva ancora, pur se dormiente, è presente: gli Usa come terra della libertà. Persino i più critici verso gli Stati Uniti, specie verso la sua politica estera da sempre guerrafondaia, hanno sempre ammesso che il suo successo è dovuto agli alti ideali che quella nazione dice di possedere ed anche ad un concetto di libertà e della sua applicazione all’interno del suo territorio, che rendono questa nazione così particolare, l’unica in cui lo STATO è visto come un male necessario che non deve intromettersi nella vita dei cittadini, dove esiste il mito del self made man, dove la proprietà privata è la cosa più preziosa che esista.
Il motto degli Stati Uniti d'America


Nell’ideale originario, gli USA erano un insieme di stati confederati, ognuno dei quali aveva le proprie leggi, con un governo centrale che serviva giusto come moderatore, un ideale simile alla struttura attuale del web. In più un sistema di leggi semplice ed intuitivo, lontano dal nostro sistema legislativo burocratico che è un vero labirinto fatto di centinaia di migliaia di leggi. Poco importa se in realtà gli Stati Uniti erano il contrario di quello che professavano e se per un periodo abbastanza lungo sono stati la nazione più razzista del pianeta. Per milioni di persone l’America fu davvero l’incarnarsi di una terra lontana anni luce dai latifondismi e dalla mentalità monarchica e feudale europea, per milioni di persone l’America realizzava le sue promesse. Già il fatto, pur nelle sue mille contraddizioni e difetti, di farsi portatore di questi ideali, la rendeva una nazione speciale che indirettamente in maniera benevola influenzava il mondo, almeno prima della sua politica interventista ed imperiale partita dopo la seconda guerra mondiale.

Gli Usa da sempre nell’immaginario mondiale, sono stati visti come il baluardo della libertà, con una delle costituzioni più nobili e libere del mondo; una costituzione nata nel 1776, prima della dichiarazione dei diritti universali della Rivoluzione Francese, che non a caso è stata ispirata idealmente dalla rivoluzione americana. Gli Stati Uniti sono nati incarnando il concetto di nuova frontiera, di libertà, terra che accoglie i derelitti, i più poveri, i rinnegati, per dargli una nuova possibilità, per fargli realizzare il “sogno americano” ed in effetti almeno fino agli anni 20 del precedente secolo (prima del famoso crollo di Wall Steet del ‘29 e della Grande Depressione degli anni ‘30), gli Usa oltre ad incarnare questi archetipi, spesso li davvero metteva in opera. Capita a molti italiani (specie del sud), di avere lo zio ricco d’America, che si è realizzato lì, portandosi letteralmente due lire ed un piccolo bagaglio nel suo viaggio verso la terra della speranza, l’America. Le stesse storie dei pionieri che raggiungevano la frontiera, il west, per accaparrarsi nuove terre in totale libertà (e questo poteva farlo anche un povero se aveva un calesse e tanta volontà). La musica, la tecnologia, i suoi enormi grattacieli, tutto ciò che era americano era sinonimo di libertà, modernità, trasgressione.

Se fino ai ruggenti anni 20 parlare dell’America significava parlare di un sogno, di una meta verso un mondo migliore, una specie di Atlantide, un Eldorado lontano e misterioso, dopo la seconda guerra mondiale, gli Usa sono entrati nella storia, nella realtà del mondo. Rafforzata la loro leadership mondiale e divenuti il simbolo della liberazione dal nazi-fascismo, non sono più diventati una meta irrangiugibile, ma uno stile di vita, una moda da seguire. “Tu vuò fa l’americano” cantava Renato Carosone negli anni 50 o Alberto Sordi che nel film “un americano a Roma” imitava gli americani, trattando con sufficienza quelli “troppo italiani”.

La famosa scena della mangiata di maccheroni, con un Alberto Sordi che tenta di mangiare americano, ma alla fine cede al richiamo delle sue origini. In questo senso dagli anni 50, pur se l’amore e la mitizzazione dell’America continua, essa diviene molto più consapevole, grazie anche alla controparte comunista, che dopo la seconda guerra mondiale si spargerà a macchia d’olio per tutta Italia e nel resto d’occidente, servendo da un certo punto di vista, come barriera contro l’americanizzazione totale della società italiana ed europea che si comincerà a realizzare solamente a partire dagli anni 80/90.



La storia ha molta ironia e se in un certo senso l’uccisione di Kennedy e la guerra in Vietnam tolsero agli americani l’innocenza mostrandoceli in un’ottica più umana, fragile e meno perfetta, il cinema ha portato nel mito le tragedie statunitensi (Vietnam in primis) grazie a tantissimi film che testimoniavano questo enorme trauma Yankee e a differenza degli imperi passati, l’impero americano non ha mai nascosto le schifezze compiute in guerra, (in questo caso il Vietnam), ha saputo auto giudicarsi ed  auto accusarsi di quel conflitto inutile, così anche per quanto riguarda il genocidio del popolo indiano, con diversi film, a partire dagli anni 70, in cui i cattivi non erano più gli indiani, ma i cowboy. Questo ha sorpreso molto il mondo ed ha permesso il sopravvivere del mito americano anche negli anni 70 ed 80. Come già detto gli Usa avevano un’arma che l’URSS non possedevano, Hollywood, un sistema che riusciva a trasformare le nefandezze ed i crimini americani in mito. Una condotta non certo eccelsa, ma forse è l’unico impero della storia, così furbo da esaltarsi continuamente quale unico portatore sano di libertà e contemporaneamente non nascondere le nefandezze compiute in passato. La post-modernità non lo permette.

Il DATAGATE pone definitivamente fine all’associazione USA-terra della libertà. Nel passato non mancano esempi simili, ma erano ridotti ad una categoria (il maccartismo degli anni 50 contro i simpatizzanti verso il comunismo) o all’eccezionalità dell’evento (patriot act dopo l’11 settembre), entrambi però si rivolgevano ad una precisa categoria di persone. Venire a sapere che il proprio governo ha la stessa struttura di Echelon o di una spectre è cosa ben diversa, almeno simbolicamente gli eventi di queste ultime settimane sono un forte contraccolpo per la presa ideologica degli americani sul resto del mondo.

Per il resto fin’ora ci sono stati solo eventi che hanno indebolito la leadership mondiale e l’immagine degli USA ed hanno favorito l’ascesa dell’Oriente (11 settembre, crisi economica, impantanamento nelle guerre irachene ed afghane). Questi eventi li possiamo trovare anche nell’ultimo impero caduto, l’URSS. In quel caso l’evento traumatico che ha messo in discussione definitiva la sua esistenza è stato il crollo del muro di Berlino. Prima di questo evento storico, come è successo per gli USA, vi sono stati avvenimenti che hanno indebolito la sua leadership e la sua immagine, non certo la sua esistenza e vediamo come la caduta dell’URSS sia ciclicamente e specularmente legata a quella degli USA, sono Imperi gemelli ognuno con un compito preciso: il crollo dell’URSS ha avuto come compito quello di distruggere le ideologie, far espandere in tutto il mondo il relativismo liquido ed aprire alla fase di globalizzazione, con la creazione del villaggio globale; il crollo degli USA ha come scopo quello di distruggere il modello liberista e concorrenziale, il libero mercato e la società del debito e dei limiti energetici, ma soprattutto il concetto di potere tradizionale.

Prima di vedere alcune concordanze storiche che ci potranno far capire il destino dell’Occidente, c’è da premettere che gli USA non sono un impero qualunque e che il suo crollo non porterà ad un semplice cambio di potere e di geopolitica mondiale come fu con l’URSS. Gli USA hanno in mano l’immaginario ed il potere occidentale da mezzo secolo, anzi da un punto di vista di immaginario è già da un secolo che dura la sua influenza e a differenza dell’URSS che tutto sommato è stato un impero chiuso ed usato come spauracchio, gli USA si sono sempre espansi e sono stati il primo impero prettamente post-moderno.
Santa Claus e la Coca Cola, un binomio
invincibile ed il simbolo maggiore
dell'americanizzazione subita
dal pianeta


Gli USA hanno vinto la guerra fredda, perché a differenza dei sovietici, hanno quella componente post-moderna che un impero storico come l’URSS (ancora legato esclusivamente a concetti storici che per vincere una guerra ci fosse bisogno solo di risorse energetiche e forza militare) non aveva, ovvero il dominio della pop-culture, dell’immaginario culturale, il potere dei marchi, la coca-cola, l’uso massiccio dei mass-media. Gli USA hanno giocato tanto con l’immaginario comune, con la spettacolarizzazione della propria cultura, hanno completamente abbandonato l’approccio storico dei vecchi imperi nell’aumentare fidelizzazione e consenso. L’America aveva il rock’n roll, l’URSS aveva ideologie storiche ottocentesche. Con questi mezzi, come poteva un Impero, quello sovietico, ancora storico, nonostante la storia fosse finita già da un pezzo, pensare di sopravvivere? La sua esistenza tendeva a mostrare proprio questo paradosso e in un certo senso, a superare definitivamente le categorie storiche tradizionali. La morte degli USA sarà la morte dell’ultimo impero della storia, gli ultimi barlumi di un immaginario del potere che si è costruito dai Sumeri e che dura tutt’ora.

La morte dell’URSS in un certo senso è significato la morte dei partiti e della politica tradizionale, perché una volta che il comunismo storico è crollato (con crollo di immagine, anche se in tono minore, del socialismo), la componente più fortemente ideologica ed attivista della politica è scomparsa, non vi era più piacere nello scontro, più ragione di essere, le ideologie sono crollate trasformandosi in un pragmatismo tutto votato all’economizzazione di ogni ambito della realtà. L’Italia che è il paese che in queste cose anticipa il futuro, ha colto prima di tutti questi cambiamenti con il crollo dei partiti storici, l’ascesa di un partito mediatico ed imprenditoriale (Forza Italia), senza veri valori ideologici e come contraltare una sinistra senza più i suoi scopi originari e che paradossalmente apriva le braccia al libero mercato e all’ideologia liberista (questa trasformazione della sinistra è stata in realtà più o meno mondiale, tanto che tutti i partiti di sinistra occidentali, si sono trasformati in una versione del partito democratico dell’impero americano). Berlusconi è stata una vera manna dal cielo per la politica nazionale, che ha sempre bisogno di dualismi e scontri per sopravvivere, Berlusconi in questo senso ha tenuto in vita un gioco che altrimenti era destinato a morire (con la caduta della DC e del PCI) o a portare all’ascesa di realtà folkloristiche e tradizionali (i vari partiti regionali ed autoctoni o legati al territorio, vedasi Lega Nord).

Dopo il crollo dell’URSS, è arrivato alla fase finale quel processo di americanizzazione del mondo iniziato in maniera massiccia a partire dagli anni 50 del XX secolo. Con l’avvento della perestroika tutte le nazioni occidentali si sono trasformate in filiali dell’America. Sono cominciati a spuntare come funghi i fast food, i grandi centri commerciali, con un logico cambiamento anche nel rapporto tra produttore e consumatore (che nel passato era gestito da artigiani o piccoli produttori), si è cominciato ad osteggiare fortemente il comunismo, è cominciato il dominio del marketing, della finanza, della pubblicità in ogni parte (culturale e politica della nostra vita).
Ricordo ad esempio un cambiamento avvenuto nello sport, che mi faceva essere un po’ spaesato, non so se tutto ciò è iniziato ad inizio anni duemila o fine anni 90, comunque il campionato di calcio di serie A italiano cominciò a chiamarsi “campionato di calcio serie A Tim”, scritto in bell’evidenza nei campi da gioco e all’inizio di ogni trasmissione sportiva. Anche la famosa mobilità americana (non a caso scherzosamente si dice che gli yankee siano nomadi) si è trasferita alle nostre latitudini. Ad esempio nel lavoro, che nel primo decennio del terzo millennio rende obsoleto e fa quasi sparire nell’immaginario il concetto di posto di lavoro fisso. Questo nuovo concetto di mobilità ed abbattimento dei confini (non solo geografici) ha anche favorito maggiormente gli spostamenti; se andare in aereo soprattutto per noi italiani era qualcosa di raro fino agli anni 90 per tantissime persone, l’avvento delle compagnie low cost, progetti come l’Erasmus universitario, hanno favorito gli spostamenti in aereo e gli scambi tra diverse nazioni. Il concetto di mobilità ha dominato il primo decennio del XXI secolo che è, non a caso, il decennio di ascesa della tecnologia mobile (i-phone, android), dei cellulari trasformati in mini computer, oggetti non solo con cui comunicare, ma anche per collegarsi con il mondo circostante.


I Red Hot Chili Peppers, nel 1999, con il loro album più venduto (Californication), descrissero bene questa situazione che divenne oramai stabile e ben nota in quel periodo. Il nome “Californication”, nelle stesse parole della band, non era un riferimento tanto allo Stato americano in cui vivevano, ma alla californizzazione-americanizzazione del mondo. La California è il luogo della fabbrica dei sogni Hollywoodiana, la maggior fabbrica di consenso e pubblicità fatta al governo americano nel mondo, quella con cui tutti siamo cresciuti sin da piccoli. Il cantante dei Red Hot, Anthony Kiedis, parlando del significato del termine Californication, quasi con orgoglio, affermava che oramai quando viaggiava nel mondo durante i tour con la sua band, non notava più tante differenze, tutto il mondo gli sembrava un’enorme California, con le stesse idee e stili di vita.

Gli Usa così divennero a partire dagli anni 90, un vero e proprio impero mondiale, la linea guida dell’occidente e quindi del mondo, perché qui non si fa un discorso Occidentocentrico, ma è chiaro che da secoli l’occidente domina l’immaginario mondiale, tanto che tutte le ideologie politiche e culturali più influenti, anche quelle presenti nei paesi asiatici (non parlo ahimé dell’Africa che è un continente trattato come magazzino e miniera di risorse) sono di derivazione occidentale, per questo la caduta degli USA non potrà essere equiparata a quella dell’URSS, che rimane pur sempre un prodotto del sistema ideologico occidentale.

L’URSS, lo abbiamo già detto, era un impero chiuso. Come gli americani ( e qui troviamo già la prima concordanza storico-ciclica), anch’esso incarnava un ideale utopico di realtà e parallelamente agli Stati Uniti, l’URSS rappresentò la speranza per milioni di persone nel nostro pianeta, la speranza che il capitalismo, lo sfruttamento dell’uomo su un altro uomo potesse finire. Nei suoi ideali utopici, il comunismo (di cui l’URSS si diceva il massimo rappresentante nel pianeta) teorizzava una società senza classi, paritaria, in cui vigesse un’uguaglianza assoluta ed in cui tutti avessero le stesse possibilità.

L’URSS però oltre ad un’influenza di tipo ideologico non poteva andare, certo aveva uno dei sistemi di spionaggio più avanzati nel mondo, un esercito potentissimo, pari a quello americano ed è stato importantissimo nella corsa allo spazio (anche se i risultati migliori sono stati collezionati dagli americani, vero o meno che sia l’allunaggio, nella coscienza comune gli americani sono atterrati ed hanno camminato sulla luna, non certo i sovietici) e c’è ancora una parte oscura della nostra storia italiana che non ha ancora svelato i legami di una parte della classe dirigente della nostra nazione con il kgb. Ma a differenza degli americani, i sovietici non avevano basi sparse in tutto il mondo, tali da influenzare le politiche di una nazione, dal Pacifico fino al Mediterraneo. In più l’appoggio di gran parte dell’Europa e soprattutto come già accennato, l’immaginario della pop-culture (cinema e musica in primis), le multinazionali con i suoi brand che superavano lo storico concetto di marca e cominciavano a veicolare non più solo un prodotto, ma uno stile di vita (la solita coca cola). La pubblicità già dagli anni 50 comincia a perdere la sua funzione utilitaristica. Gli Usa hanno in mano l’intero immaginario dell’Occidente, a cui inevitabilmente fa parte anche l’URSS (nonostante la sua parte asiatica). Gli americani avevano già vinto da un pezzo la guerra fredda, anzi erano stati da sempre i burattinai, coloro che decidevano le sorti del gioco. Si capisce quindi che un impero storico e fuori tempo massimo come l’URSS, non può avere la stessa importanza degli USA, che sono una delle maggiori propaggini ed incarnazioni degli ideali rivoluzionari del settecento e del concetto di libero mercato. Gli USA incarnano tutti gli ideali capitalisti e democratici che oramai da tantissimi secoli dominano la realtà .

<<Noi difendiamo la democrazia nel mondo, noi ESPORTIAMO democrazia, noi portiamo la libertà>>, sono gli slogan che accompagnano ogni azione belligerante degli Stati Uniti, si capisce quindi che questa nazione si vede la depositaria, la massima esponente della Democrazia e della libertà, tenendo in vita ancora lo stereotipo dei liberatori da dittature, nata a partire dalla fine della seconda guerra mondiale. L’URSS per quanto importante è sempre stato un piccolo ostacolo, in un cammino già delineato da secoli e chiaro a molti storici, ovvero che gli Stati Uniti sarebbero stati l’ultimo impero occidentale, l’ultima propaggine di cultura occidentale, il sistema che avrebbe dominato la cultura e la politica mondiale. Specularmente a quello britannico, ma con ancora più potere, gli Usa sono un impero mondiale e non solamente regionale o continentale. Ho voluto sottolineare questi concetti per far capire ancor più in profondità come le assonanze tra URSS e USA sono di tipo ciclico e simbolico, ma per il resto la loro differenza di importanza e influenza é come quella tra il giorno e la notte.

La prima concordanza storica che vorrei approfondire tra USA e URSS è Chernobyl – Fukushima –Disastro golfo del Messico del 2010.

Nel mio articolo sui flussi e riflussi storici ho mostrato il forte legame sincronico e l’assonanza ciclica tra gli anni 1986-2011 (attacco alla Libia, catastrofe nucleare ecc.). Il disastro di Fukushima ha un forte legame con la tragedia di Chernobyl, che come vedremo, fu uno dei tanti eventi che accelerarono la caduta dell’URSS. Anche Fukushima nel futuro potrebbe essere visto in questa luce. Come si relaziona Fukushima ciclicamente al crollo dell’impero degli USA o meglio dell’Occidente?


Gli States sono il cuore dell’occidente ed il Giappone è la nazione economicamente e tecnologicamente più avanzata e benestante del mondo occidentale ed anche grazie agli USA (in funzione anti-comunista) ha potuto prosperare, risultando per un lungo periodo una vera e propria eccezione nel panorama geopolitico asiatico. Il Giappone, la prima potenza di razza non bianca a sconfiggere un impero bianco (quello russo dello zar nel 1905), alleato degli ariani nazisti, che ha subito il primo attacco nucleare della storia, uno dei simboli maggiori di progresso tecnologico “dell’occidente”. Come testimoniato anche da una battuta del film “ritorno al futuro”, a partire proprio dagli anni 70-80, le multinazionali giapponesi invasero il mercato statunitense ed europeo, destando preoccupazione (specularmente a come noi oggi vediamo la Cina che invade i mercati occidentali e che incarna ancor più di altri stati, il capitalismo portato ai suoi eccessi e difetti, così come il Giappone ne incarnava gli aspetti riguardanti la tecnologizzazione totale della realtà). Le multinazionali giapponesi in ambito tecnologico sono divenute praticamente imbattibili per diversi decenni (ed in parte lo sono ancora), creando una vera e propria guerra di mercato tra multinazionali nipponiche ed americane (ne sappiamo qualcosa anche noi italiani per quanto riguarda l'influenza dei cartoni animati giapponesi con tutto il suo carico di nuovi valori, a partire da fine anni settanta, anni ottanta). Questa contrapposizione tra Usa e Giappone é speculare a quella attuale tra Cina ed Usa, nemici/amici che hanno bisogno fortemente dell’esistenza l’un dell’altro. Anche l’URSS (in maniera maggiormente storica), specularmente agli USA, oltre ad una forte conflittualità passata con il Giappone, entrò in forte crisi con la Cina durante la guerra fredda a partire dagli anni sessanta. La famosa crisi sino-sovietica, fu una forte contrapposizione tra i due maggiori e più influenti Stati del blocco socialista nel mondo, una rottura che si stava avendo già da diverso tempo nel comunismo internazionale.

Chernobyl pose l’opinione pubblica mondiale davanti al problema della pericolosità dell’energia nucleare, un problema che fino all’ora era stato sottovalutato ed aveva davvero pochissimi oppositori. Questa situazione in Italia portò al famoso referendum del 1987 che fece chiudere le centrali nucleari presenti nel nostro territorio e cessare l’utilizzo di questa energia.

Durante la catastrofe di Chernobyl, alla guida del governo italiano, vi era da diversi anni, il primo governo Craxi (la cui ascesa fu favorita dalla stessa DC che era conscia del declino del suo partito), speculare a Berlusconi, che era al governo quando si verificò la catastrofe di Fukushima (i cui legami sincronici e non, con la figura di Craxi, abbiamo già testimoniato in passato).

Il primo referendum del 1987 contro il nucleare, fu fatto quando da diversi mesi era crollato il breve “secondo governo di Craxi”, a cui segui il governo più breve della storia della repubblica (il primo Fanfani della durata di 11 giorni) e poi il governo Goria (durante questo governo si fece il referendum). Giovanni Goria rimane il candidato più giovane ad essere divenuto presidente del consiglio, battendo anche l’attuale Enrico Letta. Anche nel 2012, quando si votò il secondo referendum contro il nucleare, Berlusconi non era più al governo, caduto l’11 novembre 2011 e seguito dal governo Monti, cui successivamente sarebbe seguito il governo Letta, il secondo presidente del consiglio più giovane della storia della Repubblica dopo Goria.


La catastrofe di Chernobyl portò le persone a divenire consapevoli del rischio ambientale e della necessità di preservare l’ecosistema. Non fu certo Chernobyl a creare il movimento ambientalista e a svilupparne la coscienza, ma fu un evento importante in quel processo che portò negli anni 90 alle prime vere ed ufficiali conferenze sull’ambiente e all’inizio della paura del “riscaldamento globale” e del “buco dell’ozono”. Chernobyl fu una delle tante micce che prepararono il campo al predominio dei temi ambientali e climatici e al forte successo in tutta Europa del partito dei Verdi, questo perché Chernobyl fu la prima catastrofe ambientale della storia post-moderna, ad interessare un intero continente, una popolazione di centinaia di milioni di persone, creando una vera e propria psicosi sulla contaminazione o meno dei cibi che si mangiavano. Sicuramente molti effetti di quella catastrofe ce li portiamo addosso tutt’oggi.

Se Chernobyl fu uno dei vari vasi di pandora che fecero emergere un maggior interesse sulla qualità dei cibi e sull’ecosistema, la catastrofe di Fukushima ha una valenza maggiormente economica e politica, certo anche Chernobyl fu una delle tante gocce (forse la peggiore prima del crollo del muro) che fece traboccare l’impero sovietico, ma ciò che è avvenuto in Giappone ha delegittimato a livello mondiale non solo la pericolosità dell’energia nucleare, ma anche la sua stessa esistenza. Se a fine anni 80 (anche per via di una guerra fredda agli sgoccioli ma comunque ancora non finita), era impossibile fare un discorso che delegittimasse l’energia nucleare (al massimo a livello nazionale come avvenne per l’Italia), nel nostro tempo maggiormente interconnesso, dove si discute e si cominciano ad utilizzare energie pulite, l’evento di Fukushima sta avendo un effetto domino in praticamente tutto il mondo (diverse nazioni hanno rinunciato al nucleare in prospettiva futura), ci vorrà un po’ di tempo, ma anche tenendo conto  il calendario Maya secondo Calleman, la nona onda si è aperta con una “fissione” nucleare, pochi giorni prima della catastrofe di Fukushima e si è chiusa il 28 ottobre con l’esperimento di “fusione” fredda di Rossi. Nuova energia pulita e senza limiti, un discorso speculare, ma anche molto più estremo di quello che iniziò a fine anni 80.

 Nel passato ho già discusso del forte legame della catastrofe della piattaforma petrolifera della BP (avvenuto in uno degli ecosistemi più delicati ed importanti del pianeta, il Golfo del Messico) con la catastrofe ambientale di Fukushima. Entrambe queste catastrofi hanno messo definitivamente in cattiva luce queste due energie (fossile-petrolifera e nucleare) che nel passato venivano date per scontate, necessarie ed anzi importanti nel processo di industrializzazione ed aumento del benessere materiale e dell’avanzamento tecnologico dell’umanità, i veri motori che mandano avanti la nostra società industriale.
Prima di queste due catastrofi, la maggiore attenzione ai temi ambientali, soprattutto a partire dagli anni 80/90, non ha mai discusso l’eliminazione totale di queste energie, ma un utilizzo meno massiccio, affiancato all’energia eolica e solare, che pur aumentando sensibilmente, non sono mai divenute una vera e propria alternativa alle energie non rinnovabili. Le due catastrofi del Golfo del Messico e di Fukushima, pur se ancora a livello sottile, non mostrano più il nucleare ed il petrolio come un male necessario, ma come un problema da estirpare, grazie ad un underground che ribolle di nuove invenzioni ed utilizzo di energie pulite.

Fu proprio dagli States che partì lo sfruttamento intensivo del petrolio, grazie alla famiglia Rockefeller che a metà ottocento praticamente fondò l’industria petrolifera moderna espandendola a livello mondiale. Anche una delle dinastie di potere più longeve nell’America, i Bush, non a caso sono a loro volta petrolieri. Ne risulta che questi eventi che minano, a livello simbolico, uno dei pilastri del potere americano ed uno dei maggiori casus belli delle varie guerre americane nel mondo (Iraq in primis) è un altro evento simbolicamente forte insieme a Fukushima. Chernobyl mise in discussione l’energia nucleare su cui si fondava l’equilibrio del terrore della guerra fredda; la catastrofe nucleare che tutti temevano dovesse scoppiare a causa dell’ostilità tra USA ed URSS avvenne alla fine, ma non in uno scenario di guerra, ma di scarsa manutenzione. Il disastro nucleare (anche se non come previsto da Hollywood) avvenne e la guerra fredda si potè dire conclusa.

La catastrofe nel golfo del Messico e Fukushima, mettono in discussione le energie su cui si fonda il nostro sistema economico e produttivo ed avvengono nei due paesi occidentali più ricchi e prosperosi.

Altra concordanza tra Usa e URSS è la guerra in Afghanistan.


Diversi imperi provarono ad invadere l’Afghanistan, tutti fallirono clamorosamente. L’impero britannico negli anni sessanta dell’ottocento mandò un contingente di 5000 soldati per colonizzare l’Afghanistan. Vi fu un solo sopravvissuto che fornì poi dettagli tali all'esercito britannico da sconsigliare ogni nuova spedizione dell'impero di sua maestà in quelle terre. Dopo quella terribile esperienza, l’impero sovietico dopo circa un secolo, fu l’unica potenza che ebbe il coraggio di ripetere l’impresa. L'occupazione sovietica dell'Afghanistan (il Vietnam sovietico ed un’altra delle gocce del vaso di pandora che fecero crollare il suo impero), durata dal 1979 al 1989, fu condotta con truppe di un numero cinque volte superiore all'attuale dotazione della coalizione occidentale NATO e senza i problemi di un'opinione pubblica spaventata per le perdite sul campo. Nonostante un'offensiva su larga scala durata cinque anni ('80-'85) e un numero incredibile di uomini utilizzati per stanare la guerriglia, i sovietici dovettero andar via dall’Afghanistan con la coda tra le gambe, aprendo all’islamizzazione di quella nazione, all’ascesa dei talebani e alla macchina di propaganda americana che li utilizzò come capro espiatorio nell’11 settembre, rei di proteggere il nemico numero uno degli USA, Osama Bin Laden. Anche qui forti legami tra invasione sovietica dell’Afghanistan, invasione americana, 11 settembre e Bin Laden.

Le concordanze non finiscono qui e sarebbe ancora più interessante sapere a chi spetterà il compito del nuovo Gorbachev. L’uomo con la macchia sulla testa ha qualche concordanza con “l’uomo colorato Obama”? Entrambi speranze per il mondo, poi disattese, ma che con l’accavallarsi di eventi e tempeste sono stati i protagonisti indiretti del crollo dei loro imperi? Gorbachev non è una figura poi così apprezzata in Russia e nonostante gli eventi di inizio anni 90, fu subito fatto fuori politicamente (in maniera violenta) da Eltsin, era comunque un uomo dell’estabilishment, non un rivoluzionario, come lo è anche Obama. Forse il nuovo Gorbachev deve ancora arrivare? L’evento sarà simbolicamente simile, ma nella forma diverso? Questo non si può sapere, ma sappiamo per certo che ogni impero giunge alla fine prima o poi e gli USA hanno già da un bel pezzo, fatto il loro tempo.