sabato 30 marzo 2013

IL FATTORE 11, LA POLITICA ITALIANA E L'ERA DELL'UOMO

Tra i tanti avvenimenti del primo decennio del XXI° secolo, il più curioso rimane sicuramente quello che scherzosamente chiamo “il fattore 11”; il decennio già passato da qualche anno ha portato non solo nell’ambito complottista, ma anche mainstream, una forte attenzione (spesso ironica) verso la numerologia e una vera e propria fissazione per il numero 11. Anche lo studio moderno del sincronismo è strettamente legato all’ascesa della numerologia ed anch’esso proprio nel decennio appena passato ha avuto un enorme seguito, specialmente in USA, con blog sul cosiddetto “sincromisticismo” che nascevano come funghi e le stesse persone che cominciavano a fissarsi sulle coincidenze e sui messaggi nascosti nella pop culture e ad avere come guru di riferimento Carl Gustav Jung, anche perché questi fenomeni erano in aumento o almeno rispetto al passato, venivano facilmente percepiti. Tutto naturalmente è partito dall’11 settembre 2001 e fateci caso non c’è bisogno che dica cosa è successo quel giorno, basta solamente nominare la data per capire a quale evento ci riferiamo, cosa davvero rara in ambito storico, perché si sa le date nella storia sono molto importanti e sono il terrore degli studenti costretti a memorizzarle, mentre nel caso dell’11 settembre non abbiamo bisogno di imprimerlo nella memoria, ne siamo tutti ben coscienti.
In ambito storico in genere si memorizza più facilmente l’anno, mentre il giorno e mese in genere nella coscienza collettiva sono tralasciate e non sono ben impresse nella memoria, ad esempio tanti di noi sanno che la “scoperta dell’America” è avvenuta nel 1492, mentre se dobbiamo ricordarci anche il giorno ed il mese, la percentuale delle persone che la conoscono, si abbassa drasticamente, mentre per quanto riguarda il giorno dell’attentato alle torri gemelle e al pentagono, l’associazione è quasi immediata ed infatti nelle conversazioni capita spesso di dire l'11 settembre invece di “attentato alle torri gemelle”, mentre se dovessi parlare di un altro evento importantissimo dal punto di vista storico come la caduta del muro di Berlino o la “rivoluzione d’ottobre” e persino la rivoluzione francese, non mi sognerei mai di indicarla con la data; dovrei dire 14 luglio 1789 (giorno della presa della Bastiglia), ma solo i francesi mi comprenderebbero in modo quasi immediato, molti altri ci arriverebbero con la logica, altri non ci arriverebbero affatto. Anche i mass-media si sono fortemente concentrati sulla data è stato un processo come dire automatico, sia per la storicità e la grandezza dell’evento e sia perché inconsciamente richiamava molti significati simbolici, ad esempio per gli americani il 9-11 ( nella trascrizione della data in America il mese va prima del giorno ) richiamava il numero per le emergenze, il nostro 113, ma cosa più importante inconsciamente il numero 11 cominciava ad avere una così forte attrazione e significato che andava al di là dei suoi significati più superficiali.
Cominciavano ad uscire fuori storie sulle sincronicità che molte persone sperimentavano ad esempio guardando l’orologio spesso quando l’orario era 11:11, per non parlare di molti eventi successivi verificatisi in un giorno 11, ad esempio l’attentato a Madrid dell’11 marzo 2004 avvenuto 911 giorni dopo l’11 settembre; ricordo ancora il terrore (indotto dai falsi allarmi terrorismo) di molta gente l’11 di ogni mese, le continue discussioni sui siti di informazione alternativa che cominciavano a calcolare date e a cercarne il significato simbolico, ogni terremoto catastrofico che doveva avvenire per forza l’11 di un certo mese (andava per la maggiore l’11 maggio, secondo alcuni predetto da Bedandi). Arrivati nell’anno 2011 questo fenomeno ha raggiunto il suo acme, in ciò rafforzato anche dal terribile evento dell’11 marzo (ancora) del 2011, il terremoto del Giappone con annesso disastro nucleare e anche i messaggi profetici dei channelling (naturalmente qui non si vuole discutere la loro veridicità o meno) cominciavano a concentrarsi sul cosiddetto portale 11-11, per la verità già da diversi anni, ma raggiunsero il culmine sicuramente in quell’anno, anche a livello mainstream ci fu grande attesa per la data dell’11 novembre del 2011.
Visto che come al solito in questo blog interpretiamo tutto dal punto di vista simbolico, che significato ha il numero 11 e come si può rapportare ai nostri tempi? Perché ha acquisito un significato così forte e cosa è successo effettivamente l’11 novembre 2011? Solamente dopo aver risposto a queste domande potremo sciogliere almeno un nodo e concludere questo articolo.
Prima di vedere il significato numerologico ed esoterico del numero 11, mi viene da fare una riflessione personale: l’11 si trova fra il 10 ed il 12 che sono numeri che da un certo punto di vista sono completi,  ad esempio il 10 rappresenta la perfezione come anche l’annullamento di tutte le cose. 10 = 1+0 = 1, illustra l’eterno ricominciare. Il 10 è il totale dei primi quattro numeri e perciò contiene la globalità dei principi universali ed infatti nella Tetraktys pitagoriana era considerato il numero più importante insieme al sette e veniva usato per rappresentare il cielo. Anche il 12 è uno di quei numeri perfetti che intuitivamente ci indica la fine di un ciclo, di un percorso, l’anno ha infatti 12 mesi, 12 sono i segni zodiacali e l’anno platonico (i famosi 25mila anni che indicano la durata del fenomeno noto come precessione degli equinozi) si conclude dopo che si sono manifestate tutte le ere zodiacali che sono 12, come i dodici apostoli di Gesù che li rappresentano. Il 12 rappresenta il divenire del tempo, infatti la suddivisione del giorno e della notte è in 12 ore, oltre a come già accennato, l’anno in 12 mesi. Indica quindi anche il sacrificio, il karma, la fatica (le dodici fatiche di Ercole), il cammino personale che l’uomo deve compiere per liberarsi dai cicli cosmici ed infatti è il più sacro tra i numeri insieme al 3 e al 7. Il dodici indica la ricomposizione della totalità originaria, la discesa in terra di un modello cosmico di pienezza e di armonia. Infatti indica la conclusione di un ciclo compiuto. Il dodici è il simbolo della prova iniziatica fondamentale, che permette di passare da un piano ordinario ad un piano superiore, sacro, anche per questo inconsciamente il 2012 è stato preso come data simbolo della fine ed inizio di un’era.
L’11 si trova in mezzo a questi due numeri fondamentali che indicano simbolicamente la chiusura del cerchio e quindi ne possiamo convenire che l’11 è un numero di “transizione” come la nostra attuale epoca. In numerologia è il numero che ci permette di oltrepassare i limiti, le colonne di Ercole che sono due, 1-1, come le due torri gemelle (vedere articolo 2001 odissea di Ulisse nella terra di nessuno).  E’ un numero iniziatico potremo dire, ciò che ci porta all’illuminazione, non un ciclo compiuto, ma colui che ci traghetta al ciclo compiuto, ci permette appunto di superare i limiti, infatti in numerologia si prendono in considerazione i numeri dall’1 al 9 e i numeri dominanti 11 e 22 detti “numeri mastri”, perché vanno oltre il numero 9, amplificano quei stessi numeri. Esso è il numero delle rivelazioni è segno appunto dell’inizio della conoscenza di Dio.
Si parla del principio di un’importante cambiamento, ciò che ci porterà a 12, alla fine del ciclo, ecco svelato intuitivamente del perché ha assunto così tanta importanza questo numero, che in forma superficiale appare distorto e catastrofista come tipico di una società edonista e materialista.
Tenendo in conto queste nozioni, possiamo insomma capire simbolicamente l’evento dell’11-11-11, ovvero la caduta di Berlusconi e l’ascesa del governo Monti e di come questo evento simbolicamente abbia una risonanza mondiale. Prima però parliamo un po’ della politica italiana:
sono italiano e quindi come ogni persona che nasce all’interno di una nazione, posso dare molta più importanza al luogo di provenienza, anche eccessiva spesso, ad esempio gli americani in generale, anche gli stessi blog sincromistici, danno una notevole importanza a piccoli fatti di cronaca del loro paese, dandogli un significato globale e spesso la loro credenza di vedersi come il centro del mondo ed unico baluardo della democrazia ( e noi europei come vassalli chic), come se tutta la cultura ed arte si fosse sprigionata da loro, investe purtroppo anche i più aperti ed informati; molte tristi statistiche ci parlano di una gran parte del popolo americano che non sapeva dove si trovava l’Iraq (nonostante una guerra che gli Usa combattono in quel territorio da più di vent’anni) ed altre illogicità storiche come Saddam Hussein responsabile dell’11 settembre (sic). Ricordo un film che guardavo spesso da piccolino, Dirty Dancing (colpa di mia sorella :-) ), un film in realtà molto illuminante e che non si merita la nomea di filmetto per ragazzine in tempesta ormonale, questo sempre perché era ambientato ad inizio anni 60 (ed è stato fatto negli anni 80 dove il cinema puramente mainstream aveva un senso) e stesso l’incipit del film, che si ha con la protagonista Baby che parla di una indimenticabile estate che come lei stessa sottolinea è “prima di Kennedy, dei Beatles, delle lotte razziali e quando ancora mio padre era l’uomo più importante della mia vita”, lo inserisce nel giusto contesto, dove il ballo è metafora di libertà da una famiglia e visione borghese alla “happy days” ed usando una delle frasi clou del mio blog, la protagonista“entra nel post-moderno”. In quel film, in un breve dialogo tra la madre e la figlia abbiamo un perfetto ritratto di una buona parte del popolo americano, ignorante, che non sa vedere oltre il proprio orticello, con la madre che sconsolata dopo una cena non completamente consumata afferma “che peccato quanta roba da buttare! In Europa la gente muore di fame” al che Baby, la figlia, la corregge “volevi dire nel sud est asiatico” e la madre da ochetta risponde “si infatti”. 
Parlando di politica italiana mi rendo conto che l’Italia non è la potenza dominante nel contesto geopolitico mondiale, siamo in questo senso dei vassalli, anzi l’italiano da decenni a questa parte è per lo più vittimista e non fa altro che rimpinguare quanto sia più bella l’erba del suo vicino, tutto sommato questo è un pregio che poche nazioni possono dire di avere, siamo infatti consci dei nostri difetti, tanto che ne soffriamo e spesso cerchiamo di nasconderli od esaltarli per non sentirci in colpa (Berlusconi è l’esempio tipico di questo ragionamento), ci sentiamo così inferiori ai nostri compagni europei, che la stessa politica o tv è costretta a pescare nel passato, addirittura all’impero romano per dire “si però noi l’impero romano, noi il rinascimento, noi Dante, noi popolo di santi, poeti e navigatori ecc. ecc.”. Un buon 80% del cinema italiano, soprattutto quello più apprezzato all’estero, non è altro che un’accusa al costume ed ai modi dell’italiano medio e non solo, spesso sotto forma di commedia. Alberto Sordi nei suoi numerosi film è l’italiano medio nella sua più pura incarnazione ad esempio, con tutti i suoi stereotipi negativi.
C’è anche da dire che l’Italia è un paese dovrei dire particolare, dove si mescolano e vengono fuori le più grandi contraddizioni. Forse siamo l’unico paese che in due guerre mondiali è partito da uno schieramento per poi passare ad un altro, ma la vera unicità dell’Italia è quella che un utente di un importante sito di informazione alternativa su internet riassunse come “laboratorio di sperimentazione” che anticipa il futuro della politica mondiale. Pensateci un attimo, non è ad esempio un segreto di come il Nazismo debba molto al precedente Fascismo ed infatti in tutte le nazioni quando si parla di deriva dittatoriale o potremo dire di estrema destra, si usa per lo più la frase “deriva fascista”, la parola nazista ha un significato meno politico e più emozionale e raramente è usato in discorsi politici, non è un discorso solamente italiano e mi sorprese molto quando sentivo parlare presidenti americani o altri esponenti dell’estabilishment americano e non solo, di “fascism”. Il nazismo può essere visto come un sottoinsieme del fascismo da cui poi si differenziò assumendo caratteristiche proprie ed un maggior estremismo nelle sue azioni. La stessa mafia nata in Sicilia e poi sviluppatasi in tutto il mondo in diverse forme (mafia russa, cinese), anch’essa era una concezione di potere mai verificatasi e che come il fascismo, nacque nel laboratorio italiano, mafia che assunse le forme di potere armato di clan, potere armato anti-Stato, manovali usati dallo stesso Stato per operazioni sporche (senza richiamare l’esperienza italiana che ci porta con se innumerevoli esempi, possiamo parlare dell’utilizzo della mafia da parte di Kennedy alla baia dei porci a Cuba e il boss Sam Giancana di Chicago che garantì diversi voti allo stesso Kennedy), ma anche Berlusconi, un miliardario proprietario di tre reti televisive e della seconda squadra con più tifosi in Italia (il Milan), non rimandava ad atmosfere e romanzi di ispirazione orwelliane? Non è un caso che il programma “grande fratello” sia stato trasmesso dalle sue reti, ma lungi dall’essere solamente un big brother di stampo minore, Berlusconi era il divenire realtà di diverse trame di dimenticati romanzi di fantapolitica; uno degli spauracchi delle moderne democrazie occidentali è infatti proprio quella di un magnate che va al potere e che crea un “conflitto di interessi” che è visto come un incubo dalle democrazie, anche questo un esperimento ed un pericolo per diverse parti del mondo, ma che da un certo punto di vista ha avuto anche il suo seguito (mi viene in mente Bloomberg il sindaco di New York), ma anche Ilona Staller nel 1979, pur se senza successo, fu uno dei primi esempi di diva che entrò in politica (battuta forse per poco da Ronald Reagan). Insomma laboratorio di sperimentazione si, ma di orrori, di nuove forme di psicopatia al potere. L’Italia anticipa certamente il futuro, ma quello più negativo e distopico. A ciò si aggiunge anche il Vaticano, centro della cristianità e di uno dei poteri più antichi esistenti sul nostro pianeta. Alla morte od elezione di un nuovo papa i potenti di tutto il mondo vengono a rendere memoria ed omaggio. Ricordo ancora lo storico funerale di Giovanni Paolo II con George Bush e il premier iraniano Khatami che condividevano la stessa piazza, proprio nel periodo in cui si accresceva la propaganda anti Iran, oltre alla presenza dei potenti di tante nazioni. Oltretutto l’Italia si affaccia al centro del Mediterraneo, è una sorta di ponte tra Europa dell’est ed Europa Occidentale, tra Occidente ed Oriente, tra Cristianesimo ed Islam (non è un caso che le basi estere più importanti degli Usa in Europa si trovino in Italia, un po’ in tutto il territorio), questo ha fatto si che durante la guerra fredda l’Italia divenisse il centro dello scontro sotterraneo tra le varie potenze mondiali, portando a tutta una storia fatta di segreti, terrorismi di stato, attentati giornalieri ad uomini di stato, giornalisti, persino attentati di massa (le varie stragi a piazza della Loggia a Brescia, la strage di Bologna nel 1980, la strage dell’Italicus) che non hanno eguali in altri paesi, per non parlare dei vari segreti riguardanti l’operazione Gladio, Ustica o la P2, quest’ultima l’incarnazione dell’incubo di ogni complottista, tanto che in ogni libro di complotti (straniero o italiano) vi è una sezione dedicata a questa gigantesca piovra, un vero e proprio stato sotterraneo, che supera la fiction di un film di spionaggio e fa apparire un film di James Bond come realista.

La p2 mirava a sovvertire lo stato italiano, con tanto di programma e tappe da seguire. Insomma proprio per questi motivi l’Italia può essere vista come un laboratorio politico, una sorta di scalo, luogo di transizione di diversi poteri, dove si sperimenta il nuovo e l’11-11-11 è avvenuto un altro evento del genere, con un governo tecnico di austerità, in una nazione che economicamente è ancora tra le prime 10 al mondo, anche qui un altro esempio di distopia applicato.
Superficialmente l’11-11-11 indicava la fine della sovranità italiana, con un governo imposto dalla BCE e da Goldman Sachs, dall’altra però indicava (come ho scritto in altri articoli precedenti), la fine dei partiti politici, dello stereotipo negativo dell’italiano (Berlusconi). Accordandosi alla nona onda del calendario Maya conclusa nel 28 ottobre 2011, in Italia si creava un fatto raro, un’unità di tutti i partiti politici verso uno scopo. Dopo decenni non vedevamo più la destra e la sinistra litigare e persino i più complottsti pur accusando Monti di colpo di stato, avvertivano un certo cambio di guardia che stava portando più sobrietà e che almeno aveva fatto calare le maschere dei politici, che finalmente apparivano per quello che erano: “portaborse dei veri potenti”. L’unico evento che può accostarsi all’ascesa di Monti è avvenuto nel 1992, non a caso anche in quell’anno vi fu un cambio di potere in Italia, con il crollo (dovuto anche alla fine della guerra fredda) dei partiti storici e di tutto il sistema politico che in Italia durava dal secondo dopoguerra mondiale: crollo della dc, del psi, le monetine lanciate a Craxi, Tangentopoli, il crollo della prima repubblica, l’ascesa di nuove forze politiche come Forza Italia e la Lega, moderazione dei fascisti con la nascita di An, nuova ristrutturazione da parte della sinistra italiana ecc. Il primo governo tecnico in Italia si costituì infatti nel 1992 dopo il crollo della Dc e del Pci, sotto l’incalzare delle inchieste giudiziarie e delle stragi di mafia. E soprattutto nel pieno della crisi economica che investì la lira (ho un deja vu). Al governo andò Amato, ecco diciamo che il governo Monti è di tecnici, di banchieri, di affaristi, almeno il governo Amato aveva ancora una parvenza politica, ma alla fine di un ciclo, crollano tutti i paraventi. Cosa fece Amato? Ecco un altro deja vu: nel luglio ’92 attuò il famigerato prelievo notturno del 6 per mille sui conti correnti (mi ricorda un qualcosa che inizia con Ci e finisce con Pro); e poi un secondo prelievo del 3 per mille sul valore catastale rivalutato degli immobili e delle aree fabbricabili. Se la prima operazione fu una tantum, la seconda, chiamata Isi (Imposta straordinaria sugli immobili), si tramutò nell’Ici e divenne un balzello stabile (mamma quanti deja vu, ma che mi succede?).
Ma non solo. Il governo Amato, in carica dal giugno ’92 all’aprile ’93, non riuscì neppure ad utilizzare al meglio quei soldi rapinati ai cittadini: a settembre la lira subì una pesante svalutazione, nonostante il tentativo di contrastarla della Banca d’Italia (dove era governatore Carlo Azeglio Ciampi) che sacrificò 70 mila miliardi di riserve valutarie.
Studiare il passato per capire il presente ed anticipare il futuro.
Insomma è sempre la stessa storia, il copione è stato già scritto, però, c’è un però grande come una casa che ci riporta al fattore 11. I giochi effettivamente sono cambiati, l’ascesa di Monti era in effetti un ripetersi identico degli eventi accaduti nel 92, già nel mio articolo “mare in tempesta” in maniera sincronica, ne parlai, ma l’esperienza Monti pur essendo riuscita a proporre e a rendere legge le stesse identiche misure draconiane del governo tecnico di Amato, ha fallito e viene ora ostracizzato e tutti i partiti politici che fino a poco tempo fa con lui facevano banchetto, ora ne parlano come di un fallito, quasi fosse un lebbroso, “non abbiamo mai avuto che farci” “non lo vogliamo come alleato”. Il governo Monti ha creato ancora più malcontento verso le politiche comunitarie. Mi ricordo ancora gli applausi verso Monti, il continuo lecchinaggio politico e mediatico che ora puff, si è sciolto come neve al sole ed anzi le misure di austerità sono viste come il male assoluto (ed ostracizzate in campagna elettorale) e l’Europa (non la bce) vede con orrore a ciò che sta succedendo a Cipro (anche in questo noi italiani abbiamo la precedenza, memoria corta purtroppo). Tutto sommato qualcuno potrebbe dire che tutto va secondo i loro piani, ma il fattore Grillo, per quanto possa essere favorito da una certa parte del sistema è comunque qualcosa di così anomalo e nuovo e a favore di una partecipazione attiva dei cittadini alla politica (almeno a parole) che mostra come i giochi stiano cambiando notevolmente e che l’11-11-11 se superficialmente e almeno in un presente temporaneo sembrava portare ad un accentramento del potere e alla fine del dialogo democratico, successivamente ha aperto la strada agli insoddisfatti della politica e ad una discussione mai così mainstream e di dominio pubblico sugli stipendi ai parlamentari, sul concetto di democrazia rappresentativa, sulla corruzione e nel negare ai politici incriminati il parlamento. Lo vedo dai manifesti politici con slogan tipo “votate Tizio, uno di voi” “Votate Caio per avere una faccia nuova in parlamento”, non è più un discorso di corruzione o di cambio della dirigenza di un partito, ma proprio di cambio del concetto del potere, da qui eventi storici come la diretta streaming del dialogo tra Bersani e il movimento 5 stelle (eventi sempre a telecamere spente nel passato), lo stesso concetto di abbandonare i media tradizionali ed usare quelli alternativi e meno controllati dal potere, per dare i propri comunicati ed iniziative. Spazzini e gente normale e che non è “figlia del direttore o del presidente” che entrano in parlamento è qualcosa di nuovo che non a caso è visto come un pericolo, basti pensare che Goldman Sachs pochi giorni fa ha dichiarato “il vero pericolo in Europa non è Cipro o la Grecia, ma Beppe Grillo”.
Una volta che nella coscienza collettiva entra il concetto, la possibilità di vedere il potere non più da un punto di vista di delega, intermediazione, gerarchia restrittiva, non si può più tornare indietro e questo rende la discussione sul M5s come farsa o pericolo democratico, come inutile, perché il seme oramai è stato piantato e non si può tornare indietro ed il portale 11 ha colpito anche la chiesa che è stata costretta l’11 febbraio 2013 ad applicare una controriforma per snellire la sua immagine in rovinosa caduta a causa di scandali economici e legati al problema pedofilia, con le dimissioni storiche di Ratzinger che hanno successivamente portato all’elezione di un nuovo papa che scegliendo di chiamarsi Francesco, ha voluto dare un’immagine più umile di se e della chiesa, richiamandosi al santo della povertà. Giochetti pubblicitari per rinnovare l’immagine certo, ma a cui sono stati costretti per un cambiamento nella coscienza collettiva che sta cominciando a percepire il potere in maniera diversa, non più come necessario e delegato ad un singolo, ad un’elite, ma condiviso e la Chiesa è il simbolo attualmente più forte di vecchio potere gerarchico e divino. Grillo forse per la prima volta nella storia italiana è un esperimento nel laboratorio italiano, positivo.
Il fattore 11 nella Chiesa
Come sempre bisogna guardare le cose in prospettiva, non vedendo gli effetti immediati che pur se rivoluzionari, difficilmente saranno positivi.
La politica italiana, essendo un laboratorio di sperimentazione è quella che può farci maggiormente capire dove andrà il mondo nel futuro e tutto sommato mi sento di essere ottimista:
inizia l’era dell’uomo e finisce l’era degli Dei. Non più un leader da ammirare e a cui affidarsi, ma un potere da condividere. E’ finito il tempo della delega, ora ognuno dovrà prendersi le proprie responsabilità e cominciare a crescere e smetterla di fare l’ultras del pd, del pdl, dell’m5s, del comunismo, del liberismo, le maschere stanno cadendo e conviene prepararsi per non inciampare. Tutto sta divenendo trasparente, il vero potere non è stato mai così esposto come ai nostri giorni e davanti al male e alla crisi che aumenta sempre di più, per la prima volta avverto un po’ dappertutto anche la consapevolezza che qualcosa sta cambiando in positivo, che davvero si sta avvicinando qualcosa di nuovo e degli anni fa non lo avrei mai pensato, vedevo il cambiamento sempre in prospettiva negativa, ovvero un peggioramento che avrebbe portato distruzione. Sempre più siti cominciano ad abbandonare articoli puramente complottistici per parlare di cose più pratiche e che generino un pensiero positivo e chi è legato al vecchio mondo fa sforzi sempre più grandi per rimanere al passo con i tempi non riuscendoci, ma lo spirito di verità prima o poi riemerge ed esce fuori dai sepolcri e dai templi ed allora smetteremo di essere bambini.
Il 31 marzo del 2013 per molti è la vera fine del ciclo Maya, dello Tzolkin, dell’era materialista, non è un caso che cade di Pasqua, una data simbolicamente importante, che indica l’alba di un’umanità si spera maggiormente consapevole e che finalmente risorgerà dalla sua tomba.

«Signore, vedo che tu sei un profeta. I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete… Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità»

lunedì 18 marzo 2013

QUENTIN TARANTINO E IL VUOTO DI SENSO DEL TARDO POST-MODERNO

"Vuoto di senso crolla l'occidente, soffocherà per ingordigia e assurda sete di potere e dall'oriente orde di fanatici" Franco Battiato, Zai Saman, album Fisiognomica



Se dovessi dire qual'è il regista che meglio di tutti incarna lo spirito dei nostri tempi, quel post-moderno che oramai appare sempre più demodé accennare, sicuramente non avrei dubbi a dire che Quentin Tarantino è colui che meglio di tutti ha saputo interpretare alcune dinamiche dei nostri tempi, da qui il suo incredibile ed inaspettato successo che giunse come un fulmine a ciel sereno a metà anni 90, con il film "Le Iene", ma soprattutto con "Pulp Fiction", pellicola del 1994, vincitore della palma d'oro a Cannes, un vero e proprio anomalo caso cinematografico.
Quentin Tarantino amante dei b-movie, del cinema di genere italiano degli anni 70 (l'horror, il poliziottesco, lo spaghetti western) e di molte pellicole asiatiche (soprattutto di Hong Kong) che proprio a partire da metà anni 90 cominciarono ad avere risonanza mondiale e a portare una grande emigrazione di registi orientali ad Hollywood (John Woo con il suo primo successo Hollywoodiano "Face Off" o Ang Lee per citarne alcuni) ma anche attori come Jackie Chan o Jet Li.
Già dalle sue passioni si nota un'anomalia forte, ovvero un regista apprezzato dalla critica ed amante del cosiddetto cinema "minore", disprezzato ferocemente dalla stessa critica cinematografica.
Proprio nei suoi film Tarantino prende molto i canoni, gli stereotipi, i soggetti e le sceneggiature di quei film portandoli in una dimensione che diviene accettabile dalla critica che fino a poco tempo prima neanche voleva considerare quel cinema come "vero cinema". Tralasciando la forte auto-ironia, le sceneggiature più solide ed originali, l'impianto tecnico di primo livello che hanno permesso il successo dei suoi film, credo che per molti giovani Tarantino sia divenuto una vera e propria catarsi, sdoganando anche ufficialmente il cinema cosiddetto minore, quello cui tutti ci vergognavamo di apprezzare e che invece dopo Tarantino diventa un vanto, una faccenda da nerd. Ma il vero motivo di successo è soprattutto perchè per la prima volta i protagonisti di un film, siano essi pazzi o criminali, ricchi o poveri, parlano il linguaggio della nostra epoca, parlano come la Generazione X. L'anomalia di Tarantino è anche quella di essere un vero e proprio nerd, uno di quelli che ti cita i dialoghi dei film a memoria, che starebbe a parlare per ore ed ore dei suoi registi e film preferiti (basti vedere una sua qualunque intervista o le varie sue iniziative a favore di registi cosiddetti di serie b), uno di quelli che amano collezionare in modo maniacale, insomma Tarantino non è più un semplice regista contro, alternativo, istituzionale o autoriale, la vera novità è il fatto che Tarantino è un nerd che sale agli onori della cronaca e come ogni buon nerd ama il citazionismo, l'elogio delle proprie passioni, l'automasturbazione culturale, lo status di cult delle opere che apprezza.
Quentin Tarantino è il maniaco della pop-culture, colui che nel cinema sdogana un fenomeno prettamente post-moderno, ovvero il revival, che nel cinema, parallelamente alla musica, avverrà spesso sotto forma di continui remake, forte citazionismo e recupero di pellicole dimenticate. I suoi ultimi film "Inglorious basterds" e "Django", non sono altro che rifacimenti di titoli spaghetti western degli anni 70, ma se "Inglourious basterds" aveva una sua autonomia e la pellicola a cui si riferiva (Quel maledetto treno blindato di Enzo Castellari) era solamente una piccola ispirazione, "Django" è in tutto e per tutto una pellicola post-moderna nel senso più deteriore del termine: ultracitazionista, basti vedere i vari brani e colonne sonore prese dai film del genere spaghetti western (non una colonna sonora insomma creata per il film, ma anch'essa citazionista), come l'imbarazzante inserimento a fine film della colonna sonora di Trinità giusto per citare e rendere omaggio (e vi parla uno a cui piacciono tantissimo i due film di Trinità), l'apparizione addirittura di Franco Nero (interprete del Django del primo film) per rimarcare il passaggio di consegne (che non viene nascosto, ma rimarcato),  l'inserimento di brani rap in un contesto ottocentesco per rimarcare l'identità nera del protagonista e potrei andare avanti per molto a citare gli omaggi, le citazioni e gli "stereotipi" che almeno da un punto di vista positivo vengono resi evidenti e smascherati, così che il film diviene consapevolmente prevedibile nella sua trama e nel suo finale, divenendo come quasi tutto il cinema di Tarantino, un metalinguaggio e una riflessione sullo stato del cinema, sulla sua crisi; il cinema di Tarantino insomma diventa una parodia, lo specchio più fedele dell'epoca tarda post-moderna (dagli anni 80 in su), l'epoca liquida, delle zero novità, dei revival, del sincretismo, dell'ascesa della pop culture, del relativismo e del nichilismo.


    Scena iniziale tratta dal film "Le Iene"

Riflettiamo infatti sulla prima sequenza in assoluto della filmografia di Tarantino, tratta dal film "Le Iene", probabilmente la scena più famosa e cult del suo cinema: ci troviamo davanti un gruppo di rapinatori seduti davanti ad un tavolo che conversano tra di loro. Tenendo in conto la tradizione cinematografica e la linearità delle trame che specie il cinema Hollywoodiano cerca di dare ai suoi spettatori, cercando di non spiazzarli, ma rassicurarli, uno si dovrebbe aspettare un dialogo incentrato sulla rapina che essi stanno per compiere, o comunque un dialogo fatto di tensione e dramma o al massimo un'autoironia venata da nervosismo, la discussione è invece un tranquillo dialogo sulla carriera anni '80 di Madonna e soprattutto  sul testo di una sua canzone, "like a virgin"; Madonna è una delle icone principali della pop culture anni 80, uno dei simboli più forti di edonismo e materialismo della nostra epoca. Il testo della canzone viene vivisezionato ed analizzato e mostrato nella sua natura sessualmente estrema. La discussione su Madonna è seria ed appassionata e porta tutti ad essere interessati e a dire la loro. Dite ciò che volete ma questa è una sequenza nella sua paradossalità molto più realistica di quella di altri film di criminali e gangster più allineati alla tradizione cinematografica, almeno a livello simbolico, e testimonia uno specchio fedele della nostra epoca e temi che saranno presenti come un fil rouge, in tutto il cinema di Tarantino e che emergono probabilmente senza che vi sia un'azione consapevole del regista. Ecco i principali:
un elemento contestuale, un tema, che emerge in tutti i film di Tarantino, in qualunque epoca essi siano ambientati, riguarda la fine dell'ideologia sostituita dal dominio della pop culture, ovvero anche i criminali nel momento clou della loro missione ( la scena appena citata del film "Le Iene"), ne sono ossessionati ed il sesso ed il corpo della donna, sono gli strumenti principi nell'espansione e dominio della pop culture, ma anche l'interminabile dialogo sui fumetti proprio nel momento clou della vendetta in Kill Bill 2; 
John Travolta e Samuel L. Jackson nel set di "Pulp Fiction
altro elemento distinguibile nella sua filmografia è il predominio del marketing e della pubblicità, riguardo questo punto gli esempi sono tanti, basti pensare il suo film consapevolmente e dichiaratamente citazionista e omaggio a pellicole anni 70 (Death Proof) e proprio per il non nascondersi è paradossalmente tra i suoi migliori film, dietro solo a "Le iene" e "Pulp Fiction". Death Proof è un enorme giocattolone usato spesso per elogiare gadget, marche ed oggetti anni 70, ma possiamo riferirci anche a "Pulp Fiction" dove l'attore Samuel L. Jackson, nel film, prima di uccidere un gruppo di ragazzi che ha rubato al suo capo un grosso quantitativo di droga, ha dialoghi interminabili con Vincent Vega alias John Travolta sul McDonald in Europa e poi successivamente parla ad uno dei ragazzi che sta per essere  ucciso, su dove si facciano i migliori hamburger in America, con tanto di bevuta catartica per lo spettatore di Sprite. Chiedete a qualunque ragazzo 2-3 scene famose di Pulp Fiction, o meglio i suoi dialoghi preferiti e sicuramente vi citerà queste scene; 
relativismo e nichilismo sono altri fattori emergenti, i protagonisti infatti non hanno mai discussioni filosofiche, religiose, politiche, economiche, culturali in senso ampio, non hanno veri e propri scopi. La morte dei protagonisti è spesso grottesca e non suscita compassione ed empatia, ma spesso gioia (vedere Django dove ogni morte diventa una liberazione, ne ho avuto prova al cinema dove le scene di sangue e violenza venivano applaudite) o addirittura riso (Vincent Vega uccide nell'auto del suo compare per sbaglio un ragazzo nero e il mitico "mister Wolf" viene ingaggiato e con nonchalance cercherà di nascondere le prove di questo omicidio, scena inaspettata e a-lineare che viene dopo un momento clou e spiazza tutti). Specie in Django insomma la violenza è quella tipica di un videogioco, distaccata, senza dramma ed immedesimazione, anzi catartica e spesso ironica.
Nel cinema di Tarantino abbiamo tutti gli elementi distintivi della generazione x dagli anni 80 in su, ecco il motivo dell'enorme successo di un regista che più di ogni altro ha saputo descrivere perfettamente il vuoto di senso post-moderno, fatto di dialoghi interminabili sul nulla; il cinema di Tarantino è infatti famoso per essere un cinema con tanti dialoghi, nonostante le sue trame sono spesso ispirate a generi più improntati all'action. I suoi dialoghi sono improntati sul vissuto quotidiano, sui vizi, sulle merci, sui tic personali, in un modo mai mostrato prima dal cinema, perchè i dialoghi non sono improntati e costruiti sulla trama come nel cinema tradizionale, ma sono svuotati di senso ed anti-climatici e inseriti al di fuori della trama:
il dialogo x non è la causa dell'effetto y, ma è al di fuori del contesto, o meglio estremamente realistico in questo senso.
Si parlava di mancanza di scopo dei protagonisti, questo non è propriamente vero o meglio lo è solo in parte; come ha dimostrato ultimamente con i suoi ultimi film, Tarantino ama molto e si trova estremamente a suo agio a dirigere film western e l'immaginario del vecchio west è quello fatto di anarchia, di cittadini che si fanno legge da sé, di un mondo senza regole e di frontiera, che ben esprime lo stato mentale post-moderno ed infatti gli eroi del cinema di Tarantino sono mercenari, nichilisti, post-moderni nel senso più puro, essi non hanno ideologie che li sostengono e proprio per questo per risolvere una situazione a loro svantaggio operano con la vendetta che è un modo di agire, un sentire della maggior parte dei protagonisti dei suoi film, basti pensare che Kill Bill e Django hanno come soggetto principale quello della vendetta. L'uomo senza ideologie, senza un substrato culturale, senza uno scopo, fa agire i suoi istinti più primitivi, il suo inconscio tenuto a bada nel periodo precedente alla post-modernità.
Il vuoto del tardo post-moderno non ha trovato miglior profeta che in Tarantino, un regista che per la sua grande forza di descrivere e creare etat d'esprit del nostro mondo è fortemente imitato, lo vedo nella mia esperienza personale, dove molti giovani che si mettono a scrivere una sceneggiatura o a voler fare anche per divertimento un corto cinematografico, imitano lo stile tarantiniano fatto di mancanza di senso, di violenza cult e celebratoria, ma se nel suo non-sense, Tarantino come abbiamo visto ha un suo fortissimo senso, invece questa imitazione, questo voler imitare lo stile di Tarantino di aspiranti sceneggiatori e registi, con in più un tocco proveniente da thriller ed horror col semplice scopo di far stupire ed alimentare emozioni diciamo basse (alla "saw-l'enigmista" o "the ring"), mostra ancor di più come noi della generazione x, quel lungo esercito di gente nata nei tardi sessanta-primi anni novanta, abbia subito il più grande sciacallaggio mentale mai avuto, svuotando completamente di senso la nostra realtà, portando a seguire ogni fenomeno culturale senza nessuna consapevolezza seppur minima, in modo totalmente passivo. Se siamo riusciti a star fuori per un pelo dalla guerra ideologica, ciò però ci ha negato il senso, pur se distorto, ci ha tolto la voglia di combattere, ci ha resi veri e propri borghesi, quelli tanto contestati da Pasolini e che lui vedeva come un pericolo nel futuro. Per Pasolini gli stessi contestatori del potere della sua epoca, che combattevano per abitudine, per moda, dei veri e propri figli di papà, erano i primi responsabili dello scardinamento della pura società contadina italiana.
Non sono così estremo come Pasolini ( e non rimpiango la civiltà contadina) ma capisco il suo ragionamento lucido e preveggente verso la futura deriva della società italiana. Tarantino dal canto suo non sarà un puro, avrà fatto più danni della grandine, non si auspica magari il miglioramento della civiltà, ma guardando con distacco la sua opera, troviamo un perfetto ritratto della nostra società e una delle migliori rappresentazioni cinematografiche del nostro vissuto liquido attuale, insomma per le attuali generazioni se visto con distacco, Tarantino è un miglior interprete della degenerazione e del danno della civiltà dei consumi.
Come dire la pop culture in se non è un male, ma un termometro sullo stato della nostra attuale civiltà, quindi far finta che non esista e vederla come opera di satana è un esercizio stupido ed ipocrita. Avere atteggiamenti di questo genere porta a divenire sepolcri imbiancati, in questo senso nel film Fantozzi, l'intellettualismo che nega ogni base popolare nell'arte è esso stesso imbarbarimento e vuoto, Fantozzi prende in giro in modo geniale questi sepolcri imbiancati nella famosa scena della corazzata kotiomkin. Me lo vedo Tarantino tra Filini e Fantozzi a prendere a pernacchie quegli sterili intellettualoidi, come dire il cinema basso e popolare si è preso la sua bella rivincita contro il professor Guidobaldo Maria Riccardelli di turno.


                                     
 Scena di Fantozzi e la corazzata Kotiomkin

lunedì 11 marzo 2013

PUZZLE TEMPESTOSO

"La tempesta è una pertubazione atmosferica, normalmente breve e violenta..."

"Siamo fatti anche noi della materia di cui son fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo d'un sogno è racchiusa la nostra breve vita"  William Shakespeare - The tempest

    "La tempesta in arrivo"
canzone tratta dall'album "Padania" degli Afterhours uscito ad aprile 2012


Terremoto dell'Emilia




The tempest- William Shakespeare


"The Tempest" alla cerimonia d'apertura delle olimpiadi di Londra 2012


"L'isola è piena di rumori" 
 "The tempest" William Shakespeare



The baby, the New Era


Catwoman: "There's a storm coming Mr. Wayne and when it hits you're all going to wonder how you ever thought you could live so large and leave so little for the rest of us
Batman: The Dark night rises (2012)

"The Tempest" album di Bob Dylan, data di uscita 11 settembre 2012


Jimmy Saville



Tromba d'aria sull'Ilva a Taranto

L'uragano Sandy a New York
                                                   
Sandy Hook in Batman: the Dark night rises

    Newtown - Connecticut 
Sandy Hook Elementary school






Pioggia di meteoriti in Russia

La tempesta portata nella politica italiana da Beppe Grillo, metafora utilizzata da diversi politici
commentando il risultato elettorale dell'm5s