martedì 20 marzo 2018

GAP GENERAZIONALI E PUNTO ZERO


Leggendo l’articolo su civiltascomparse che ripercorreva tramite le immagini della rivista “tv sorrisi e canzoni”, il cambio della tv ed in un certo senso dello zeitgeist e della cultura per lo più giovanile di quegli anni in uno spazio temporale davvero ristretto, mi sono venute in mente riflessioni che spesso in questa sede sono state fatte senza però magari una schematizzazione ed una catalogazione, ad esempio quali sono gli eventi che cambiano il sentire di una generazione? E’ possibile schematizzare gli zeitgeist generazionali? La situazione attuale qual’é?


Quello di cui parlerò in questo articolo non è assolutamente un argomento nuovo. Repetita juvant, anche perchè alcune considerazioni credo siano utili per capire il perchè dell'enorme mole di scontri culturali, generazionali, politici ed economici attuali ed anche ciò che avverrà in futuro. 
In passato cercai di ripercorrere i vari cambiamenti dell'umanità tenendo in conto il cambiamento delle risorse e dei meccanismi di produzione. L'articolo si trova a questo link.
In questo articolo parlerò di un binomio di cui ho sempre parlato e che ha naturalmente riscontri da parte di studiosi che hanno dedicato tempo alle analisi dei cicli storici, riguarda i cambiamenti nelle tecnologie della comunicazione che vanno a braccetto con i vari cambi di mentalità, l’imprinting, lo zeitgeist, l’anima, il sentire generazionale. Un binomio indissolubile.
Ad esempio la Rivoluzione francese cambiò molto lo zeitgeist mondiale riguardo la gestione del potere e la visione delle classi sociali, tutto ciò portò lentamente ad un accrescersi dell’alfabetizzazione verso le masse che come risultato portò all’emergere di una produzione in serie di quotidiani, libri, nacque insomma una vera e propria industria che portò il sapere nell’ottocento a varie classe sociali. I libri non erano più questione solamente di nobili e clero o relegati in chiese, monasteri ed oscure biblioteche. Nell’ottocento questa prima rivoluzione nel modo di percepire la comunicazione (non più prettamente elitaria ma neanche completamente massificata) si stava appunto massificando ed infatti si può affermare che i cambi di zeitgeist e di mentalità si accelerarono a partire dall’ottocento proprio per la trasformazione in produzione massificata dei vari supporti della comunicazione (libri, quotidiani ecc., ma anche l’invenzione del telegrafo). Lo studioso svedese Calleman parla di cambi di mentalità ogni 20 anni a partire da metà ‘700.
Se noi oggi ci rivolgiamo ai vari “sentire” della generazione, lo facciamo tenendo sempre in conto i vari decenni, un po' perché storicamente sono anni vicini a noi di cui abbiamo più informazioni, ma soprattutto perché in effetti é così. Quando si parla di “mentalità anni 80” o “mentalità anni 90”, tutti capiscono perfettamente cosa si intende, anche perché se avessimo una macchina del tempo e mettessimo a confronto un ragazzo degli anni 80 con uno di inizio anni 2000, ci troveremo davanti a due persone aliene fra loro che hanno gusti, cultura e visione del mondo completamente diversi e la cosa paradossale e che lo stesso fenomeno si ripeterebbe se mettessimo a confronto un ragazzo o una persona di inizio anni 2000, con un ragazzo o persona del 2017.
Nel passato addirittura quando la stampa non esisteva (quindi si parla del periodo che va dal 1400 in giù per farci capire) e la tecnologia per diffondere comunicazione era a livelli davvero primitivi, come é naturale che sia, vi era una divisione tra mentalità o zeitgeist cristiano e mentalità o zeitgeist “classico” che comprendeva il mondo greco-romano, quindi per gli antichi, per il mondo medievale, l’ultimo gap, sconquassamento dello zeitgeist mondiale, vi era stato addirittura circa mille anni prima con l’avvento del cristianesimo, quindi è vero che oggi con la massificazione della comunicazione notiamo molte più differenze, ma è oggettivo il fatto che sono proprio queste tecnologie che provocano e seguono il fluire dei cambi della mentalità umana e che storicamente i gap generazionali sono roba per lo più post-moderna, questo è un fatto oggettivo.

Questo ci porta ad una rilevazione sconcertante. Oggi che praticamente viviamo in un villaggio globale, dove la velocità della comunicazione è istantanea, dove non solo le elite, ma anche le classi povere possono influire su un sentire (che sia piccolo o meno poco conta) e creare comunicazione, i gap e cambi di zeitgeist saranno più frequenti. Oggi il cosiddetto punto zero di McKenna appare sempre meno una teoria e sempre più un fenomeno che cominciamo a sentire sulla nostra pelle. Non è forse il punto zero di McKenna il crollo definitivo dell’evolversi e del cambio graduale degli zeitgeist che fin’ora la storia ci ha proposto in continuazione? Non è forse il punto zero la fine del ripetersi ciclico della realtà? Non è forse il punto zero la fine dei gap generazionali che sovrapponendosi fra di loro per via del loro spropositato numero, portano ad un’esplosione totale dell’ethos, del katekon, per rendere tutto immanente?
Immanentismo è un concetto filosofico che riguarda l’essere, ovvero che ha in sé già il principio e la fine. Nietzsche quando parlava di “Dio è morto” in realtà come altri dopo di lui, tra i quali Carmelo Bene, affermava la fine della storia, perché l’uomo è lasciato a se stesso e quindi non è più possibile una progressione lineare di tipo scientifico-religioso che vede l’uomo progredire avvicinandosi sempre di più alla verità. Il punto zero quindi potrebbe essere l’immanentizzazione dell’essere che avendo principio e fine in se, non ha più bisogno di strutture ideologiche e culturali.
Ritornando al nostro peregrinare storico sull’importanza delle tecnologie della comunicazione nel rendere immanente l’essere ed il punto zero, fu proprio l’invenzione della stampa, che non a caso precede di poco la scoperta dell’America, a portare la prima rivoluzione dello zeitgeist mondiale dopo più di un millennio, zeitgeist che durò per diversi secoli almeno fino al 700.
E’ stato proprio il “secolo breve” (ovvero il novecento) che ha cominciato a porre un’aurea mitica e caratterizzante ai vari decenni che si susseguivano, anche se è solo a partire dagli anni 50 che almeno nelle giovani generazioni, nella mentalità e nell’inconscio collettivo, ogni decennio influisce e cambia le carte in regola. La durata di questi processi non è naturalmente precisa, non si parla infatti di 10 anni precisi, spesso si parla anche di 15 anni o poco meno. Ad esempio se guardiamo un po' la storia ci accorgiamo che i protagonisti dello zeitgeist del dopoguerra almeno fino all’anno pivotale 1956, seguivano per lo più valori ed una morale tradizionale in uno scenario geopolitico completamente rivoluzionato, ma che ideologicamente proponeva costrutti ed ethos sperimentati ed in nuce teoricamente già da parecchio tempo. Si parla dell’ultima pura propaggine di civiltà contadina che propone l’archetipo del ragazzo di campagna che è costretto a trasferirsi in città, il provinciale che si trova il mondo nel suo cortile, il principe ed il povero.
E’ solamente con la nascita del rock e parallelamente della tecnologia della comunicazione chiamata televisione, che la civiltà umana entra nel post-moderno e nel mainstream entra il termine adolescenza e che i decenni diventano fortemente caratterizzanti di una mentalità e non solo di un processo storico come lo erano stati nei primi decenni del novecento, infatti si parla di Belle Epoque riferendosi al primo decennio del novecento o più precisamente fino all’inizio della prima guerra mondiale, si parla poi dei ruggenti anni 20, ma in questo caso si notano cambiamenti perfettamente sincronizzati con i 20 anni teorizzati da Calleman.
Se è vero che artisticamente e culturalmente quando parliamo di anni 50 immaginiamo happy days, abbiamo in mente il boom economico, ma anche l’Italia povera ma in ricostruzione, con lo spaesamento dovuto alla distruzione non graduale della civiltà contadina e al passaggio traumatico senza intermediazioni per molte classi sociali, dalla società contadina a quella post-industriale (soprattutto nel sud Italia), si può affermare che come zeigeist dominante, la prima metà degli anni 50 fosse fortemente legata alla seconda metà dei quaranta e che infatti la gioventù ribelle alla James Dean nasce con la tv, con il rock, con la beat generation, con uno zeitgeist che avrebbe continuato a tener botta almeno fino agli inizi dei settanta.

Questa è la generazione che la sociologia chiama dei baby boomers e che paradossalmente ha molto in comune con la seguente generazione x, infatti entrambe queste generazioni vissero periodi storici di transizione. I baby boomers emersero tra la fine della storia lineare e l’inizio della post-modernità, quindi vissero ancora elementi tradizionali come la famiglia patriarcale, l’influenza della cultura contadina, l’influenza della cultura classica e proprio trovandosi tra i due mondi cercarono di sostituire la famiglia patriarcale a quella anti-patriarcale, l’affermarsi della classe media sopra quella contadina e la cultura pop a quella classica.
Gli anni 70 (con l’anno pivotale 1973 come descritto nel blog civiltà scomparse), furono anni in cui i baby boomers parallelamente a quello che successe come vedremo alla generazione x, dovettero di nuovo cambiare mentalità, sostituendo l’ottimismo, l’idealismo degli anni 60, con la politicizzazione ed il pessimismo degli anni 70, con in più i primi semi delle rivoluzioni sessantottine che si manifestavano con l’effettivo sgretolarsi della famiglia tradizionale (il divorzio divenuto legge) e dell’abbattimento di diversi taboo sessuali e del rapporto uomo-donna (sdoganamento mainstream dell’erotismo e avvento della pornografia di massa). Anni di fine del boom, dell’inizio effettivo della crisi e della virtualizzazione e del dominio della finanza nell’economia, l’inizio del periodo della notte oscura dell’anima che si ha nella cultura popolare con lo sdoganamento dell’horror nel mainstream che tratta tematiche sempre più quotidiane, estreme e violente. Un giovane degli anni 60 messo insieme ad uno degli anni 70 avrebbe trovato molti argomenti in comune su cui parlare, ma metodi opposti ed una visione del mondo diversa.
La generazione dei baby boomers quindi entrò e cominciò ad influenzare lo zeitgeist mondiale nella seconda metà degli anni 50 e lasciò il passo alla generazione x a partire da fine anni 70- inizio anni 80.
La generazione x a sua volta cominciò la sua influenza a partire come detto, soprattutto da fine anni 70- inizio anni 80 e l’evento pivotale come tipico di una cultura post-moderna, fu un evento pop (con il significato di popolare) musicale, ovvero l’ascesa della musica dance e soprattutto la breve stagione del punk.

Questi due generi (dance e punk) erano opposti e complementari, ovvero il primo si basava su un completo smarcamento da ogni componente ideologica, intellettuale o di protesta (ad esempio il rock negli anni 50 serviva come una specie di protesta contro i costumi o sabba di liberazione sessuale, mentre negli anni 60 come protesta sociale, nella prima meta dei 70 il prog aveva pretese intellettuali e di creazione di una musica rock colta mischiando jazz e classica con i tipici ritmi del rock). I portavoce invece della dance, coloro che lo portarono al successo, erano dj il cui scopo era far ballare, il mito della febbre del sabato sera che in realtà è assolutamente speculare e complementare al punk, al suo no future e nichilismo, come cantava il padrino del grunge Neil Young proprio alla fine degli anni 70, con una frase trovata scritta nella lettera di addio di Kurt Cobain ”It's Better to Burn Out Than to Fade Away” ( E’ meglio bruciare che spegnersi lentamente). Il sabato sera come mito di meglio un giorno da leone che uno da pecora. Dopo una settimana passata a fare un lavoro alienante, il sabato sera era il baccanale, divenne il giorno anarchico per eccellenza, un po' come il carnevale, dove i ruoli schiavo-padrone si ribaltano, dove si sfiora l’autodistruzione, si sfida la vita e le normali regole della civiltà. Dove si può essere spericolati e “re per un giorno”. L’ideologia destra o sinistra fondante e di cui lo zeitgeist era pieno, viene pian piano abbandonata e si aprono i successivi venti anni (avrete notato come i cambiamenti generazionali del 900 seguano il preciso ciclo di cambio di zeitgeist e mentalità ogni 20 anni).
Influssi acquariani annegati nel profitto
La generazione x è la prima generazione nata in un contesto non più tradizionale. I baby boomers avevano infatti ancora un certo ancoraggio alla storia e alla decadente ma ancor viva società contadina. La generazione x, come ho già accennato in questo articolo, é quella dei latchey kids (bambini che non trovano a casa i genitori e il cui educatore fondamentale è la tv), è una generazione senza punti di riferimento stabile. Si trova inserita in un periodo di decadenza delle ideologie e di ascesa di individualismo e materialismo, dopo gli ideali di rinnovamento distrutti nel post-68. 

Molti ancora non sono coscienti dell'epocalità del passaggio dall'analogico al digitale, paragonabile al passaggio dall'età della pietra all'età del ferro, tutto avvenuto in pochissimi decenni. Un passaggio i cui cambiamenti sono di magnitudine enorme sia nel modo in cui interagiamo con il prossimo e sia nel modo di costruire e progettare un'idea

 
La generazione X è la generazione di transizione per eccellenza, nata e cresciuta nell’era analogica, maturata nell’era digitale, nata è cresciuta durante gli ultimi sussulti del mondo ideologico in decadenza, maturata nello zeitgeist post-ideologico.
Eppure è la generazione più snobbata e quasi per vergogna, meno citata dai sociologi, basti pensare che gli attuali giornalisti si concentrano sulla guerra tra baby boomers contro millennials, praticamente non citando mai la “sfigata” generazione x, una generazione che pur per un brevissimo tempo è stata all’avanguardia per quanto riguarda sapere e creazione tecnologica e culturale, tanto che tutte le conquiste attuali più avanzate della società devono praticamente tutto alla generation X, una generazione sempre insofferente alle restrizioni della società e della cultura, tanto da essere influenzata e da affiliarsi ai baby boomers più anticonformisti (mi vengono in mente diversi Baby boomers, ad esempio, della cultura pop, adottati ed entrati a far parte della generazione x, l’esempio emblematico è David Bowie).
Come ha scritto nel suo blog secretsun, il sempre interessante Xer Cristopher Knowles, fu proprio questa generazione che per prima abbracciò internet, e fu questa generazione in cui si formarono i primi imprenditori ed utenti (ed i primi blog) del virtuale e delle nuove tecnologie. Si parla tanto dei videogames e della potenza di questo settore, ebbene sempre i nostri Xer abbracciarono per primi questo medium con i primi imprenditori ed ingegneri. l’elogiato Oculus Rift è poca roba rispetto alle rivoluzioni apportate dai quei pionieri.
Sempre la generazione x fu colei che si ribellò al monopolio musicale della major, con le varie scene punk, metal, hip hop, rave, con le etichette indipendenti, aprendo ad un nuovo mondo d’affari che ha praticamente spianato la strada alla fine di una forte gerarchia nel rapporto tra creatori ed utenti e di un modo di fare affari tradizionali, che è semi-scomparso nel mercato musicale.
Lo stesso discorso nel cinema con il recupero del cinema pulp e trash e la nascita del cinema e dei festival indipendenti.
Insomma come mai questa generazione nella maggior parte dei casi viene dimenticata o maltrattata? Forse perché è stata una delle poche generazioni dall’indole autonoma e non allineata completamente allo status quo, dall’indole anarchica e insofferente alla società. Naturalmente non tutti gli xers sono uguali, tutt’altro, ma stiamo parlando di sentire collettivo e di zeitgeist di una generazione.
Gli xers furono i traghettatori che trascinarono il pianeta dalla società analogica a quella digitale, purtroppo con la deriva millenials che nei suoi tratti più mainstream ha portato ad un appiattimento della tecnologia non più come strumento di liberazione (i vari movimenti cyberpunk, le esperienze totalmente anarchiche ed uniche nella storia mondiale, del primo anarchico internet, le prime esperienze complottiste in canali oramai leggendari come usenet), ma come strumento meramente di piacere ed utilitaristico. La tecnologia è diventata certamente un sesto senso, mirato però all’edonismo e all’utilitarismo individualista.
I millennials da questo punto di vista sono cresciuti e divenuti consapevoli in piena età digitale e post-ideologica, perdendosi molte delle battaglie e delle rivelazioni underground, avendo già tutto a disposizione, certamente il loro vantaggio è quello di essere più cinici e pratici. La generazione millennials ha un inizio simbolico nel 2001, nel mondo post 11 settembre. E’ la generazione che ha superato la dicotomia destra e sinistra e che nelle sue parti più illuminate porterà ad una società più egualitaria, pragmatica e senza quei taboo che ancora attanagliano le vecchie generazioni. Più che i baby boomers, gli xers dovrebbero essere la guida dei millennials e anche gli xers dovranno adattarsi alla mente super flessibile dei millennials, generazione X che da par suo è stata costretta ad una flessibilità mentale per via di delusioni e traumi che i neonati millennials, non hanno ancora pienamente sperimentato.
Questo discorso mostra come il nostro periodo veda lo scontro di vari zeitgeist e gap generazionali ad un livello vertiginoso e francamente unico nella storia dell’umanità conosciuta.
Quando l’individuo, il suo sentire, le sue tribolazioni si ergono sopra la storia e sopra le ideologie, quando tutta l’impalcatura culturale millenaria è sottomessa alle turbolenze dell’animo umano, ebbene quello è il tempo del grande cambiamento.

2 commenti:

  1. Mio papà è un baby boomer pieno, ancora forti influssi contadini. Molte incomprensioni tra le ultime generazioni hanno origine proprio dalla grande velocità del cambiamento di zeitgeist. Il papà di mio papà, nato negli anni venti, apparterebbe alla generazione tradizionalista però in famiglia mi si è spesso detto che egli era visto come una specie di ribelle dalla generazione precedente (fine 800 inizio 900), infatti coloro che hanno vissuto l'epoca partigiana erano un po' come degli antesignani di quella "gioventù bruciata" che si sarebbe vista dagli anni cinquanta in poi. E' un discorso interessante e sarebbe più interessante ancora se, all'interno dei vari gruppi si aprissero possibili sotto-gruppi. Infatti, pur appartenendo alla generazione X (che, tra l'altro, non ha mai smesso di essere "X" anche finiti gli ottanta novanta), personalmente mi considero in una specie di periodo di confine con i Millennials.
    Grazie per le citazioni.

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  2. Grazie a te della visita e solo ora scopro la tua identità aah, nei precedenti commenti pensavo fossi un'altra persona.

    Mediter

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