giovedì 29 giugno 2017

RIFLESSI TEMPORALI II - figure di disturbo ed ideologie vecchio stampo in un mondo liquido






Quello che ho proposto è un filmato del settembre 2016, neanche un anno, eppure ne sono successe di cose. Un filmato istruttivo per mostrare due zeitgeist influenti di cui accennerò in seguito.
Ho voluto scegliere questo video perché è la perfetta testimonianza dei nostri tempi schizofrenici. Diverse volte mi capita di guardare su youtube filmati delle cosiddette figure di disturbo che appaiono in tv. Naturalmente l’originale, il modello a cui inconsapevolmente tutti si sono ispirati è Sgarbi, infatti prima del famoso critico d’arte (tranne alcune eccezioni di cui parlerò) la tv italiana era per lo più informazione, cultura ed intrattenimento, non vi era spazio diciamo per scontri o dibattiti estesi, era un contenitore da cui prendere informazioni, una specie di libro ad immagini ed il libro può servire per passare il tempo o per riflettere, aveva un carattere neutro diciamo, una fruizione passiva. Certo vale la critica di Pasolini che vedeva la tv come strumento di imborghesimento ed impoverimento culturale, però in realtà era lo specchio dei tempi di una società ancora non digitalizzata e dove gli scontri ed i dibattiti erano nelle piazze, nelle riunioni di partito, in un tempo dove l’agorà sociale era viva e vegeta.
La tv che era ed è uno specchio della nostra società (e quindi pur sempre un riflesso riallacciandoci all’articolo precedente), rifletteva la totale accettazione del cittadino verso la realtà sociale, o meglio verso la realtà che viveva. Se si era contro il sistema vi era una totale accettazione fideistica verso il PCI e sigle satelliti annesse, fossero anche terroristiche, vi era comunque un’ideologia, a cui gli attuali “oppositori del sistema”, ovvero l’m5s, che sono un riflesso dei partiti antisistema del passato (per quanto a modo loro importanti nella destrutturazione della realtà sociale italiana), non possono paragonarsi proprio per mancanza di un retroterra culturale ed ideologico solido. Non vi era quella cosiddetta apatia o nichilismo, la destra e sinistra erano vive e vegete e si viveva nell’illusione di fare la storia. Mentre oggi molte persone, in un mondo liquido e svuotato di significato, si vedono come semplici consumatori, senza un minimo sforzo nel capire il proprio scopo, anche perché nessuno riesce ad intravederlo. Si viveva, si odiava il sistema, ma si comprendeva la realtà, si pensava di averne tutte le chiavi di lettura. “La società del capitale a me fa schifo ma con i compagni stiamo lottando per la rivoluzione e stiamo vincendo diverse battaglie” poteva affermare un comunista negli anni 70 che aveva ben chiaro qual era lo scopo delle battaglie e il suo finale, i suoi erano veri e propri dogmi adombrati di marxismo-leninismo e pensiero gramsciano che avevano anche delle incarnazioni nel reale, a lor parere, nella Cina di Mao, a Cuba con Fidel Castro e nell'URSS, mentre per un socialista la mentalità simil comunista era adombrata da un progressismo più moderato dove la lotta di classe doveva essere moderata e non violenta e passare per importanti ma piccole riforme, per portare passo dopo passo la società verso l’assenza di classi, ovvero ciò che prospettava il comunismo. Vi erano persino i fascisti, orgogliosi di esserlo (prima del cambio a 360 gradi portato da Fini che portò i più integerrimi ad essere relegati ad un piccolo movimento extraparlamentare); vi erano i democristiani, i più cattolici e cristiani del lotto, in un partito che accoglieva i moderati (che sapevano ed erano coscienti di esserlo) e tutti coloro che vedevano nei valori cristiani il fondamento della democrazia e soprattutto di quelli che vedevano questo partito come il garante della democrazia, del boom economico ed in un certo senso dell’inserimento nell’ottica americana e non sovietica, ma non paragoniamo la DC ad un normale partito di sistema attuale come può essere il PD, se faceva milioni di accoliti e portava una marea di gente a votare, con percentuali altissime (cosa che oggi non vedremo neanche al lumicino), era anche per la chiarezza del suo programma, per il rapporto stretto con l’elettore, con quella mentalità tipicamente cattolica del forte legame familiare, del clientelismo, del “votami e ti do un lavoro”. Erano i tempi di Don Camillo e Peppone che da amici-nemici, portarono poi lo scontro ad esacerbarsi e ad essere influenzato da eminenze grige che misero a ferro e fuoco l’Italia negli anni 70. Era periodo di forti passioni ideologiche, di sudore e sangue. Tutto questo per dire che in Italia e nel resto del pianeta “si stava al mondo” e nella maggior parte dei casi si aveva un senso di appartenenza, che non voleva per forza significare “stare bene nella società”, semplicemente capirne i meccanismi, perché se uno capisce i meccanismi dell’ingranaggio in cui è incluso o il suo scopo o meglio pensa di saperlo, può essere anche uno straccione, ma certamente non finirà a prendere psicofarmaci, antidepressivi se non ha un lavoro, certo non è che queste pillole fossero presenti in Italia, almeno non come oggi, ma diciamo che quando si vive in una società non liquida, si ha anche una maggiore accettazione potremo dire o fatalismo verso quello che succede e certamente nessuno si permetterebbe mai di dar adito o seguito a personaggi nichilisti.
Non è un caso che in TV, le figure disturbanti, il segnale disturbante come nel film “essi vivono”, che avverte di vivere in un mondo dominato da elite aliene e che disturba i fruitori passivi della tv, la cosiddetta tv dello scontro, comincia timidamente ad apparire in Italia nella seconda metà degli anni 80, quasi ad annunciarci un nuovo far west futuro, dove le categorie di appartenenza passate non sarebbero più state valide ed infatti poco tempo dopo avvenne la caduta del muro di Berlino, la fine simbolica delle ideologie, della destra e della sinistra (ma chi poteva essere così profeta da capire cosa stava avvenendo?), con l’avvento del far west attuale che é il neoliberismo e il globalismo, con tutta la liquidità, precarietà e fine di fiducia nella società che portò. La fiducia divenne forte quindi negli oggetti materiali, quando infatti non si vede nessuno scopo nella realtà, quando quello che tu credevi realtà, quando la tua ideologia viene sconfermata da ciò che ti circonda, ti rifugi nella nostalgia, nella rabbia fine a se stessa o nel più puro edonismo materialista e non a caso i costrutti digitali si sono fortemente affermati sostituendo le vecchie agorà sociali, virtualizzando l’intero nostro mondo sempre meno 3D.
Da quel periodo in poi in parallelo con la realtà, la tv ci appare piena di risaputo, grottesca, pomposa, fortemente trash, come le litigate di Sgarbi che in una delle tante sue invettive iniziali della sua carriera, desacralizza l’icona classica televisiva per eccellenza, ovvero Mike Bongiorno, nella famosa litigata di inizio anni 90 sugli abitanti colpiti dall’eruzione dell’Etna, che mette in luce un personaggio imbolsito e buonista, come la sua tv oramai logora. Mike Bongiorno, sempre corretto, posato, una delle tante icone del boom italiano, degli “happy days” italiani, in quella famosa litigata si scompone, ripete in evidente difficoltà frasi e concetti ed addirittura da uno spintone a Sgarbi, minacciando persino di lasciare il suo programma. Forse non è un caso che Mike Bongiorno nel suo proseguo di carriera, riceverà forti attenzioni soprattutto per le sue gaffe.
Abbiamo già detto in altre lande che il Giovanni Battista, l’annunciatore, colui che precede, fu Grillo con l’accusa ai socialisti e l’intervento a Sanremo dell’89 a cui poi seguì il Bagaglino con l’altra opera di desacralizzazione della figura politica, Sgarbi, D’Agostino e i milioni di cloni a seguito (tra cui Paolini, l'interruttore archetipale dell'informazione lineare).
Una scena tratta dal Bagaglino
Una breve nota personale: ho avuto la fortuna all’università di seguire un corso di psicologia cognitiva che si basava proprio sui simbolismi (perfettamente volontari) usati dal bagaglino (e non solo) per direzionare un certo pensiero, con l’uso di spunti mitologici per portare la tv in una nuova era e modificare l’immaginario comune. Non c’è bisogno di citare adesso il professore, so solamente che in quel periodo in cui frequentavo questo corso, quindi all’incirca 2002-2003, esisteva ancora il bagaglino che ricordo usò un inside joke che solo in pochissimi potevano capire ed io ero uno di quei fortunati, ovvero Pippo Franco fece una battuta con il cognome del professore che aveva scritto appunto il libro che si soffermava sul bagaglino, grazie all’assonanza con una parola non proprio felice del vocabolario italiano. Lo spettatore neanche ci avrà fatto caso visto che la battuta di Pippo Franco dura due secondi appena e il libro del professore lo leggeranno solo alcuni studenti e qualche altro fortunato, ma è stato illuminante per mostrare come insulti e messaggi velati siano mandati in continuazione dalle trasmissioni televisive a terzi che non sono certo il pubblico.
Da quando i disturbatori (intesi come persone che interrompono la normale linearità della narrazione culturale, storica ecc.) sono emersi nel tubo catodico, come la realtà, la tv che è un riflesso di essa, ci mostra un mondo a cui è impossibile affiliarsi, per il risaputo continuo, perché si dice tutto e il contrario di tutto. I disturbatori, i segnali disturbanti, persino quelli che noi vediamo anti-sistema, sono il riflesso di una società sempre meno affiliata in una realtà che si sta sgretolando sotto i nostri occhi.
Il giovane filosofo Diego Fusaro
Io immagino che ad esempio se uno sente Giulietto Chiesa o Fusaro (per parlare di due dei personaggi non-mainstream presenti spesso nel mainstream e non è una frase paradossale), può immaginare che se li fanno parlare è perché non danno fastidio al sistema, perché sono falsi oppositori, o magari dal lato opposto possono elogiare una pur piccola voce contraria alla solita narrazione. Né l’uno e né l’altro. La tv è un riflesso sbiadito, con forti crepe, tanto che risulta difficile specchiarsi per interpretarne la realtà attuale, proprio perché l’avvento di internet la sta rendendo obsoleta ed è destinata a scomparire in un tempo non molto lontano (almeno se sopravviverà sarà totalmente diversa da quella attuale ed avrà un ruolo di appendice a qualcosa di diverso), però rimane pur sempre un riflesso, perché influenza ancora milioni di persone ed i riflessi non possono che specchiare (per fare audience e soldi, perché i riflessi amano imitare ed essere considerati) la nostra società e nella nostra società c’è un sentore liquido verso tutto l’estabilishment e la narrazione lineare, persino tra i più inglobati nel sistema, quindi è naturale che l’m5s si sia adattato e venga spesso intervistato (nonostante dichiari la tv obsoleta), è normale che compare Fusaro che critica la legge sui vaccini, l’intera società, la Nato e tanto altro (cose inconcepibili almeno fino agli anni 80-90), è normale persino accennare e mostrare un documentario sulla versione alternativa dell’11 settembre, sono normali queste cose perché pur nascondendole, una parte ampia della società è oramai interessata al disturbo, anche coloro che non sanno nulla di informazione alternativa, amano inconsapevolmente il disturbo, proprio perché in una grande maggioranza c’è una mancanza di fiducia e di affiliazione in una narrazione del reale che puzza di risaputo, da qui l’ascesa di programmi “disturbatori” o complottistici, naturalmente distorti e trash come possono esserlo Voyager, la Gabbia o Mistero con Ruggeri, dove intervenne persino Paolo Franceschetti.
Ed ora ritorniamo al filmato che ho postato all’inizio. Perchè Fusaro e Briatore? Dietro la scelta di questo filmato non vi è stato un lungo ragionamento, ma un’intuizione, appena visto, tac ho avuto l’illuminazione e ho detto “ devo postarlo”. Ora lo so non è un filmato divertente e parecchi possono trovare noioso Fusaro ed insopportabile Briatore, eppure rappresentano due zeitgeist potenti ed attuali, entrambi rammolliti ma che diciamo sono il sentire collettivo, il senso comune della società verso diciamo soluzioni future nella risoluzione dei problemi attuali della società, mentre il resto vive in un eterno presente con nostalgia o menefreghismo:
da una parte abbiamo il viaggiatore del tempo Fusaro che con una macchina del tempo personale è giunto a noi dagli anni 70. E’ impossibile non notare la storicità, la linearità e la logicità del ragionamento di Fusaro, cui la sintesi del suo intervento é: bisogna garantire il lavoro e non possono farlo i privati ma lo Stato, non possiamo andare avanti come nel caso dei terremotati con la beneficenza o la buona volontà dei singoli, ma deve essere lo Stato che garantisce ai cittadini delle case e il lavoro. Da una parte Briatore che afferma che lui da lavoro ad 800 e più persone e ha creato diversi progetti anche in Africa. Poi c’è uno scontro sulla cultura al che intelligentemente Briatore chiede a Fusaro cosa è la cultura, cosa intende il filosofo quando parla di questo concetto, altrimenti si parla di aria e lui è un uomo pratico, cosa é un bel quadro? Una città ben strutturata? Al che Fusaro che è tra i più consapevoli e meno manovrati uomini televisivi (perché alla fine è tale, un uomo, forse a malavoglia, di spettacolo) afferma che è consapevolezza di sé. Ora un ragionamento lineare (come è quello di Fusaro) pre caduta del muro di Berlino, non può che essere condivisibile, anche oggi visto l’ostentazione del lusso fatta dal Donald Trump italiano, con tutta quella cultura del vuoto, della massima aspirazione che è andare nella costa Smeralda al suo billionaire, una certa cultura ricca trash, da decadenza dell’impero, la cultura dell’apparenza, dello yatch, del self made man, della carriera e della realizzazione che avviene solo tramite i soldi. Appunto come si fa a non essere d’accordo con Fusaro?
Trump con Flavio Briatore, suo forte sostenitore
Questo non è un blog lineare, semmai ciclico, insomma ripetitivo ed in realtà la questione non è così cristallina e allora partirò da un altro scontro di Briatore con un personaggio novecentesco, ovvero Vauro. Abbastanza decadente (in termine di apprezzamento e popolarità) la parabola televisiva del vignettista toscano, tanto che potrebbe essere portato come esempio del danno che fa l’essere legato alla storicità e ad una visione lineare di essa. Ebbene tutti i telespettatori italiani sanno come Vauro ebbe il suo massimo di popolarità nel primo decennio del terzo millennio, praticamente metteva d’accordo tutti quelli che si sentivano superiori perché non votavano Berlusconi, perché erano contro la mafia e il malaffare e volevano un paese normale. Le sue vignette da Santoro nella maggioranza dei casi erano spassosissime, ne ricordo una in cui Storace (purissimo fascista e quindi sulla carta nemico assoluto di Vauro), si mise le mani sulla bocca per non far vedere che stava ridendo a causa di una riuscitissima vignetta sulla Polverini. Praticamente il programma di Santoro a lungo andare sopravviveva ed aveva i maggiori ascolti quando interveniva Travaglio coi suoi sermoni contro Berlusconi, ma soprattutto con le vignette di Vauro, che sembrava uno di quelli duri e puri, senza peli sulla lingua, che senza paura mandava affanculo persino i ministri ospitati con tanto di querele. Era il periodo berlusconiano dove il cavaliere pur parodiandolo, riusciva a far sopravvivere il bipolarismo destra e sinistra e a mantenere l’illusione della sua esistenza. Senza Berlusconi la sinistra italiana sarebbe crollata dopo il dissolvimento del PCI, dovrebbero fargli un monumento ed in effetti l’inciucio, l’intoccabilità delle sue tv, sono dovute proprio al desiderio da sempre delle elite italiane, di creare una situazione tipo USA, ovvero l’alternarsi di due poteri che mantengono intatti i privilegi delle elite, la cosiddetta politica dell’alternanza, in cui il gioco continua sempre senza dar fastidio a nessuno. Con Berlusconi sembrava essersi avverata questa prospettiva (descritta in modo profetico da Blondet nel libro cult “gli adelphi della dissoluzione”), tanto che la sinistra assunse il nome di partito democratico trasformandosi completamente in una pallida imitazione di quello americano (con Veltroni che si dichiarava l’Obama italiano), rinunciando ad ogni istanza di sinistra europea che ha sempre avuto tratti che vanno dal socialismo al comunismo. Senza prenderla lunga, crollato il berlusconismo, molti giornalisti e comici sono divenuti semi-disoccupati e ad esempio Vauro non si è rivelato altro che un irriducibile nostalgico, un uomo dogmatico che critica chiunque non si dichiari comunista, mostrando come per gli ancora irriducibili comunisti ciò che conta non è il cambiamento, ma che tu la pensi come loro e stai dalla loro parte, un mondo lineare, novecentesco, rigido e senza sfumature, non si spiega altrimenti (giusto per fare l’esempio più evidente, senza per forza parlare della sua frequentazione dei salotti in come ad esempio quello della bilderberghina Gruber) l’avversione feroce di Vauro contro l’m5s dal giorno uno, con una ferocia che non ha mai avuto verso il PD e che ebbe solamente ai tempi di Berlusconi, questo perché ad un uomo racchiuso nella nostalgia che ha visto sfumare le sue ideologie, un partito (l’m5s) che sembra la parodia post-moderna del PCI e che si professa né di destra e né di sinistra, deve essere sembrato un incubo che diventa realtà e Vauro su questo potete scommetterci (visto anche i vari insulti che scambia con i grillini), odia molto più Grillo che Berlusconi, perché Berlusconi è il padrone, categoria storica riconoscibilissima, il nemico che sai come combattere e che anzi ha regalato notorietà e soldi indirettamente al “rivoluzionario” Vauro.
Vauro Senesi
Perchè ho parlato di Vauro? Perchè anche in questo filmato si parla di mancanza di senso, di politica e il sermone di Vauro per quanto possa avere diverse verità, appare retorica fine a se stessa. Briatore ha almeno compreso certe dinamiche della società e se magari manifesta una società del vuoto, certamente almeno non cade nella retorica storica e della cultura che come spiegò bene Carmelo Bene, il profeta del non-tempo, nel suo etimo é colo- colonizzare, con la sua depravazione culturale che per il genio salentino è l’informazione, con il prete medium che è il giornalista. Sono sicuro che Carmelo Bene si troverebbe più a suo agio a bere un caffè con Briatore piuttosto che con Vauro. Guardate voi stessi questo filmato e vedete chi è più patetico. Qui abbiamo storia contro liquidità, la storia con la sua logicità e la liquidità con la sua praticità e mancanza di illusioni, entrambi stati dell'essere limitanti.



Ora Fusaro non è certamente Vauro, è un uomo con più colo (parafrasando Carmelo Bene) di Vauro, ma a differenza di quest’ultimo è consapevole della liquidità dei processi attuali e quindi non fa il bambino che batte i piedi cercando di interpretare la realtà come se vivessimo negli anni 70. E’ un uomo puramente di sinistra che da uomo consapevole, immerso nella sua cultura e non nella nostalgia totalizzante, sa che i nemici di quello che lui in modo retrò chiama ancora capitale, sono diventati paradossalmente molti uomini di sinistra e che sempre paradossalmente come in uno specchio, la sinistra internazionale è oggi più pericolosa della destra. Eppure c’è qualcosa di artificioso e non vero nel discorso di Fusaro, che è dimostrato dal sincero stupore della faccia di Briatore quando Fusaro rimarca che lui (Briatore) è uno dei vincitori del mondo post 1989 con la categoria degli imprenditori che mira a distruggere lo Stato. Capisco lo stupore di Briatore visto che l’imprenditore, inteso anche come colui che apre una semplice attività e non solamente lo spietato impresario di una multinazionale (ed ognuno credo può testimoniarlo con esperienze personali o indirette) in Italia è tartassato da tasse, favoritismi e mancanza di vera libera concorrenza proprio dallo Stato, tanto che il vero imprenditore (che nella maggior parte dei casi non è un miliardario che sfrutta la sua ricchezza per guadagnare mercati), in realtà è costretto continuamente a chiudere attività o ad adottare politiche restrittive. Briatore è rimasto stupito proprio per il concetto di Stato come moderatore e mantenitore dell’ordine, che da garanzia di diritti civili e lavori a tutti, Briatore è addentro al sistema e sa i magheggi che avvengono dentro il cosiddetto “Stato” che favoriscono anche lui. Lo Stato come garante della libertà è sempre stata una grande illusione e non è mai esistita, semmai in periodi maggiormente storici e con convergenze internazionali favorevoli è verissimo che lo Stato ha garantito welfare ed una certa ricchezza, il tutto però dipeso da dinamiche che vanno oltre il discorso “sovranità si-sovranità no” che non ci è mai appartenuta, eravamo dall’altra parte della cortina di ferro e si voleva mantenere l’Italia nell’ottica occidentale. Poi sappiamo bene che lo Stato non siamo mai stati noi, come ama dirci la propaganda, visto che proprio quelle politiche passate ci hanno portato all’indebitamento attuale, sono gli Stati che hanno rinunciato alla loro già piccola indipendenza (soprattutto dei vertici), vendendoci ai pescecani dell’alta finanza, proprio perché lo Stato è una gerarchia dove decidono i più potenti e prima o poi dopo un periodo illuminato, un leviatano, una struttura così mastodontica tende sempre ad accentrare più potere verso sé e a burocratizzarsi. Lo Stato è quello che ha cresciuto in suo seno il politically correct, i vari Fantozzi al suo interno.
Parlare male di Briatore invece è come sparare sulla croce rossa, rappresenta come detto in articoli precedenti, lo zeitgeist che è divenuto padrone a partire dall’ascesa della globalizzazione ad inizio anni 90 ed ancora dominante, ma giunto anch’esso al capolinea, quindi sia Fusaro, ancora aggrappato a termini come proletariato, lavoro classico (che sta scomparendo di giorno in giorno e non sarà certo sostituito da altro lavoro vecchio stile ed ha ancora la concezione che un lavoro pur alienante sia un diritto ed un fatto culturale, quando in termini filosofici si dovrebbe discutere soprattutto di come liberare l’uomo dal concetto attuale di lavoro come schiavitù alienante fatta per sopravvivere e realizzarsi solamente materialmente) che Briatore dove la concorrenza e il fare soldi e tener conto solo dell’individuo e non della collettività sono la massima aspirazione, sono ancora categorie falsamente storiche che stanno riproducendo quella guerra ideologica che nell’articolo su Trump ho indicato come il leitmotiv finale degli ultimi anni di questo decennio, ovvero nazionalisti (sovranisti) contro globalisti (collettività versus privato ed individuo), le ultime compagini del sentire ideologico degli ultimi secoli. Entrambi hanno a cuore il concetto di lavoro inteso in modo classico (che oramai sta scomparendo), quindi come strutturato gerarchicamente e strumento per fare soldi e quindi essere accettato nella società. La differenza è che Fusaro riprendendo il tema di questo mio vecchio articolo rappresenta il Katekon, Briatore é l’anti-katekon che mira ad un nuovo ordine dove a dominare a 360 gradi la realtà sia il mercato con tutta la sua liquidità e mancanza di Ethos.
Il Katekon però è già crollato e costruirne un altro oltre ad essere dannoso, in questa particolare congiuntura storica è anche impraticabile.
In questa fase le idee di Fusaro sono sicuramente una boccata d’aria fresca, semplicemente per distruggere il devastante pensiero globalista-neo liberista ed almeno prepararci a costruire qualcosa di più umano e diverso. Quando però questa ideologia andrà in crisi divenendo “storia passata”, dovremo far rivivere Frankestein? Resuscitare un cadavere oramai morto e che non ha più possibilità di attecchire semplicemente perché la gente oggi preferisce vivere piuttosto che fare un lavoro racchiuso in un ufficio e ripetitivo per tutta la vita? Ritornare agli stati nazioni in un mondo interconnesso ed oramai con tutti i pregi e difetti, multiculturale, dove neanche si ha più una vera identità nazionale? E perché ricreare qualcosa di astratto che oltretutto in un lontano passato ci fu imposto con la violenza? Ricreare un patriottismo per fare concorrenza agli altri popoli? Dall’unione dei due pensieri dovrà uscire qualcosa di diverso, sicuramente di più positivo di quello che uscì dalla sintesi tra capitalismo e comunismo alla fine degli anni 80, evento che però è servito a creare una coscienza planetaria impossibile da eliminare, semmai da far maturare in maniera consapevole e non distruttiva. Credo bisogna essere realisti più che nostalgici, perché la nostalgia spesso porta rabbia, inazione ed odio.

3 commenti:

  1. Mi sembra che con questo tuo ultimo post piuttosto lungo e parecchio articolato, tu sia riuscito ad approfondire meglio un discorso che hai fatto anche in post precedenti, quello riguardante la dialettica violenta in corso tra globalismo e sovranismo ovvero tra capitalismo internazionalista e nazionalista. Mi pare che questo tuo post sia più politico di tuoi altri e questo è un bene, perché noi due - a differenza di altri sincronauti - non disdegniamo di "sporcarci le mani" anche con una certa analisi politico-sociale di un presente liquido, opaco, oscuro (cioè non chiaro, non comprensibile facilmente)...molti dell'informazione alternativa sono sovranisti, per la nazione, per lo stato e parteggiano per una parte sola senza fermarsi un attimo e fare analisi dialettiche serrate come le tue: la realtà è una dialettica tra opposti mescolati tra loro in attesa di essere dissolti entrambi in una sintesi, questo Diego Fusaro lo sa benissimo, meglio di noi e, secondo me, lui in questi scontri televisivi è consapevolissimo del suo determinato ruolo nell'arena, sa bene che Flavio Briatore non è il demonio incarnato in terra ma è semplicemente uno dei corni del dilemma, non mi stupirei se, fuori onda, avessero parlato tranquillamente in pace assieme, mi stupirebbe di più, anzi, se questa cosa fosse successa con Vauro che, come tu illustri bene, ha in testa un modo di vedere il mondo più schematico e novecentesco (un po' di anni fa gli avevo anche dedicato un post https://civiltascomparse.wordpress.com/2011/10/10/il-male-torna-in-edicola-ed-e-subito-aria-fritta/), Fusaro è invece APPARENTEMENTE una figura "all'antica", "novecentesca", in realtà dimostra di capire l'andazzo, è rimasto freddo dopo la vittoria di Trump (lui che è spesso considerato "sovranista"), ha fondato una specie di movimento "Interesse nazionale" che, argutamente, ha come motto "nè globalisti nè nazionalisti", in effetti questo motto fa un po' a pugni con l'immagine di un Fusaro che difende a spada tratta l'idea di nazione e di stato contro il globalismo, il meticciato culturale e la finanza apolide, ma in effetti la posizione critica di Fusaro è un po' un "cantiere aperto", utilizzando proprio l'espressione che lui usa per definire la critica di Marx nel suo libro "Bentornato Marx!" (che tra l'altro sto leggendo proprio adesso!!!), insomma il mondo liquido si sta facendo sempre più liquido al limite della vaporosità e una buona cosa da fare è quella di non parteggiare, di non fare il tifo per una posizione o per l'altra ma cercare di stanare tutte le contraddizioni di tutte le posizioni che si fronteggiano, nessuna esclusa.
    Per esempio, le posizioni di sinistra sono ancora legate allo statalismo, alla "difesa del posto di lavoro", al "creare lavoro", al "pubblico contro il privato" ma sto ragionando sul fatto che, volendo, si potrebbe dialetticamente giungere a posizioni di sinistra - anzi addirittura di estrema sinistra - anche a partire dal cosiddetto "neoliberismo". Infatti il "neoliberismo" è così liquido, variegato e poco definibile compiutamente ed esaustivamente che al suo interno si possono sì trovare posizioni di destra ma anche di sinistra.

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  2. Accelerazionismo: ovvero accelerare le dinamiche di emancipazione sociale insite nel turbocapitalismo, finora non fatto funzionare fino in fondo a causa del voler mantenere privilegi e rigidi assetti sociali difesi dallo stato, naturalmente

    http://www.euronomade.info/?p=1328

    http://www.gadlerner.it/2013/12/26/accelerazionismo-superare-il-capitalismo-con-il-progresso-tecnologico/

    «La realtà post-capitalista crescerà non sulle ceneri ma sui più grandi successi del capitalismo,» spiega Nick. «L’idea non è la distruzione o il rifiuto del vecchio sistema, ma il suo ri-orientamento».

    http://www.cafebabel.it/societa/articolo/accelerazionismo-un-futuro-post-capitalista-non-e-fantascienza.html


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  3. grazie dell'illuminante commento e degli articoli che ho letto superficialmente conservando una lettura più approfondita futura. Il pensiero accellerazionista è sicuramente più illuminato della logica "comunista classica" che non sapendolo si è fatta inglobare dal capitalismo proprio difendendo quel lavoro che oggi chiameremo classico (è oramai diventata la loro maggiore battaglia, insieme a come dice l'articolo, alcune istanze prettamente localiste), mentre Marx era il primo ad indicare come alienante quel lavoro di fabbrica ad esempio ed in genere tutti i lavori diciamo ripetitivi e non creativi, si sono fatti inglobare dalla stessa dialettica che loro credevano di contestare. Questo articolo è partito principalmente dal video postato ma anche da vari commenti di un fervente comunista mio contatto su facebook che praticamente dichiara chiunque voglia fare un'analisi critica sull'immigrazione come razzista, con chi critica i vaccini (se gli dici critica il decreto Lorenzin fa orecchie da mercante) come anti scientifico ecc. ecc. ci sono tanti soggetti completamente schierati ed inglobati nella dialettica, quindi in effetti è un post un pò troppo politico ma ci vuole ogni tanto, anche perchè quello che si va delineando in questi ultimi anni di decennio è proprio questo scontro classico, con in mezzo coloro che vedono prospettive future non lineari e fuori dalla solita dialettica che almeno ancora per un pò dovranno stare in panchina prima dell'inconcepibile che si realizzerà, prima della singolarità.
    Su Fusaro come accennato ha capito più di molti altri l'andazzo e la tua utile informazione sul movimento "ne globalisti, ne nazionalisti" me lo rende sicuramente più simpatico. Poi lui insomma sta nel gioco e per lo scopo accetta di giocare, basta vedere come Parenzo che ha insultato varie volte, lo inviti e lo tratti come un amico. Alcune forze dissolutorie e non, stanno accellerando e portando all'eccesso alcuni processi proprio per consumarli ed esaurirli, la maggioranza lo fa inconsapevolmente, qualcuno assolutamente no

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