La memoria è fondamentale perché nello spazio-tempo ci permette di comprendere il futuro ma soprattutto il presente.
La generazione dei millennials, quella che la sociologia americana fa partire da inizio-metà anni 80 fino a, non a caso, l'11 settembre, abituata ad una sorta di narrazione liquida, ad un eterno presente immobile, ne ha un ricordo non troppo vivido o magari tende a sottovalutare uno dei più importanti fenomeni televisivi italiani e non potrebbe essere diversamente in tempi di palinsesto personalizzato, dei centinaia di canali della tv digitale, dello streaming e del download selvaggio.
Io mi sento a metà tra millennials e generazione x, quest'ultima la cosiddetta generazione dei Latchey Kids, ovvero i primi bambini che hanno sperimentato la casa vuota al loro ritorno da scuola. Sia l'uomo che la donna a partire soprattutto dagli anni 60-70, hanno cominciato ad avere pari diritti.La donna pian piano ha abbandonato il suo ruolo di "focolare domestico" o semplice casalinga, entrando nel mondo del lavoro, la famosa donna in carriera. La generazione x (bambini nati tra la metà degli anni 60 e la metà degli anni 80) è stata la prima con dei baby sitter spesso virtuali (la tv e la pop-culture in generale), anche per questo, anche se relegato a quand'ero un bambino ed un pre-adolescente, il ricordo del telegatto è abbastanza vivido.
Bisogna prima di tutto fare un excursus storico per capire l'importanza che questo premio ha avuto nella tv italiana.
Prima di tutto il premio era certo il Telegatto, ma il suo vero nome era Gran premio Internazionale dello Spettacolo, poi per via della strana statuetta presente, molti semplicemente chiamavano questo evento "Telegatto" o "notte dei telegatti".
La testimonianza ufficiale del perchè sia stato scelto il gatto come simbolo di un premio tv è legata ad una scelta dei grafici della rivista "tv sorrisi e canzoni", ovvero la rivista fondatrice dell'evento, proprio per via della natura domestica di questo animale, il gatto infatti veniva visto dai grafici di "tv sorrisi e canzoni" come l'animale domestico per eccellenza.
Una cosa che possiamo affermare con certezza é che questo animale, come il cane, è stato sempre uno di quegli animali che ha condiviso la compagnia dell'uomo sin dall'antichità, uno degli animali più a contatto con il nostro mondo, tanto che nell'antico Egitto era divinizzato, molte divinità infatti avevano sembianze feline, ad esempio la Dea protettrice Bastet aveva sembianze feline ed era la Dea della fecondità, degli stessi gatti, della fertilità, delle nascite e anche della Casa naturalmente, dei gatti domestici. Qualcuno potrebbe cogliere l'ironia di tutto ciò, infatti soprattutto a partire dagli anni 60, la tv è divenuto un oggetto fondamentale per la casa, tanto che almeno fino all'epoca attuale, probabilmente l'azione domestica più frequente era quella di vedere la tv, la nostra società infatti è stata letteralmente plasmata dalla tv e molti hanno impuntato ad essa e a tutta la cultura che essa trasmettava, il cosiddetto calo delle nascite del mondo occidentale, tanto che uno dei detti ironici della nostra società riguardo questo fenomeno o meglio uno degli scambi stereotipati e per questo con molte verità all'interno, tra generazioni post moderne e generazioni storiche si può riassumere nella barzelletta popolare "ma voi prima della tv che facevate?" "passavamo le giornate a fare figli".
Per quanto sia stereotipata, ma non troppo, questa visione, mia nonna materna vantava più di 10 figli, mentre mia nonna paterna, un pò più giovane e con figli nati alla fine degli anni 50 era già più post moderna nel numero, ovvero solamente due.
Insomma la dea della fertilità, della casa, o meglio l'animale simbolizzante tutto ciò, diviene simbolo della tv italiana che secondo la vulgata popolare ha trasmesso una cultura e dei bisogni che hanno diminuito la fertilità.
Però c'è da ricordare che sembianze prima leonine e poi di gatto le aveva anche la sorella di Bastet ovvero Sekhmet, che aveva al suo interno elementi distruttivi, si diceva che il suo respiro generava il deserto e che portava morte e distruzione all'umanità, insomma l'opposto di Bastet, come ogni cosa, anche qui c'è un dualismo in gioco che può accoppiarsi anche alla tv.
Il gatto comunque soprattutto nell'antichità ha avuto per lo più una valenza positiva e molti erano i nobili che vedevano come un onore averlo come animale di compagnia. A differenza del cane è sempre stato poi un animale con uno spirito e una mentalità molto indipendente, sempre a stretto contatto con l'uomo, ma mai dipendente da esso, una specie di simbiosi tra animale ed uomo che ha del magico, pensando al contrario al cane, fedele servitore senza se e senza ma, portato in giro con un collare, mentre vedere un gatto in giro con un collare, oltre a sembrarci una cosa strana, risulta anche ridicola.
Il gatto infatti proprio per le sue caratteristiche è stato sempre visto come un simbolo di indipendenza e libertà anche sessuale (non a caso Bastet era la dea della fertilità), grazie anche ai suoi movimenti sinuosi ed eleganti, al fatto che a differenza del cane ad esempio, non si può convincerlo a fare ciò che non vuole, infatti tutta la moderna psicologia, vede il sognare il gatto spesso come il simbolo di una sessualità ed indipendenza che può essere repressa o libera, di bisogni inconsci che non riusciamo a portare in emersione, ad esserne coscienti, infatti sognare di malmenare un gatto spesso può significare proprio la repressione dei nostri bisogni inconsci, della nostra sessualità, della nostra indipendenza.
Non sorprende infatti che il medioevo sia stato l'unico periodo della storia umana che li abbia visti in modo negativo, associando questo animale alle streghe e al diavolo (il famoso gatto nero), simbolo di eresia, di lussuria, di morale satanica, anche perchè il gatto come simbolo è una forte rappresentazione di femminilità soprattutto. Nel medioevo infatti si bruciavano e uccidevano molti gatti proprio per questi motivi e per molti la proliferazione della peste (con scontata proliferazione dei ratti) nel medioevo, era dovuta tra l'altro proprio a questi eventi.
Femminilità e sessualità repressa, che nella tv, con le sue modelle sgargianti, veline seminude, erotismo non più censurato, si dice non più repressa. Non sorprende quindi scoprire il perchè uno dei mezzi maggiori di propagazione della liberazione dei costumi, ovvero la tv, abbia come simbolo per il suo premio più prestigioso, il gatto, anche se nella tv spesso assume purtroppo le sembianze distruttive e sterili di Sekhmet.
Dopo questo lungo excursus simbolico è utile come accennato prima, un excursus storico.
Sembra difficile crederlo oggi, a causa dell'oblio che sta ricevendo questo premio, ma il Telegatto per un lungo periodo é stato l'evento dell'anno televisivo più seguito insieme all'intramontabile Sanremo e naturalmente alle partite della nazionale (se era l'anno dei mondiali o degli europei). Praticamente avevano in Italia l'importanza che gli Oscar hanno negli Stati Uniti, tanto che il Telegatto riuscì a surclassare il premio "Regia televisiva" detto anche oscar della tv (che nell'indifferenza generale continua a sopravvivere dopo la morte del telegatto).
Il premio fu indetto nel 1971 dalla già citata rivista tv sorrisi e canzoni, ma è divenuto un evento di portata nazionale solamente con la sua prima trasmissione televisiva nel 1984 da parte di Canale 5.
Fino agli anni 70 la tv italiana era un monopolio detenuto dalla rai, nonostante in quel decennio cominciassero ad affiorare le prime tv private.
Paradossale pensare che una tv ed una rivista commerciale riuscirono a far divenire i telegatti la premiazione più importante della tv italiana, a dimostrazione dell'enorme cambiamento che i mass-media avevano subito durante lo storico passaggio dagli anni 70 agli anni 80 dove cominciò l'americanizzazione e la commercializzazione della tv generalista.
La rivista sorrisi e canzoni edita da Mondadori e con forti legami con Mediaset e quindi con Berlusconi, riuscì a fare l'impossibile unendo in un'unica platea personaggi della tv commerciale e di Stato, con un trattamento alla pari. Vedere insieme "nemici", televisivamente parlando, in un'unica platea, fu qualcosa di più unico che raro. Come detto bisogna fare un'excursus storico perchè oggi ci sembra strana questa visione, ma almeno fino ai primi anni del nuovo millennio ed anche un pò oltre, tra Rai e Mediaset vi è stata una sorta di guerra fredda che spesso assumeva piccoli connotati di guerra calda televisiva. In quel periodo l'audience, misurato dal sistema auditel era diventato il sacro graal della tv, da esso dipendevano soldi, sponsor, successi o rovinose cadute e distruzioni di carriere lavorative.
La fine del monopolio rai e la commercializzazione della tv (affiancata nel mondo reale dall'inizio delle privatizzazioni selvagge e dall'avvento del neoliberismo) rendevano i contenuti di un prodotto secondari, era importante vendere e per farlo era importante fare qualcosa di nuovo, trasgressivo, non importa con quale contenuto, fare qualcosa con filosofia da fast-food o da visione disimpegnata magari con tette e culi (il famoso programma drive in, vero simbolo dell'ascesa di un'epoca edonista che involontariamente anticipava il crollo dell'affiliazione televisiva da parte degli spettatori). In questo contesto la concorrenza sleale e selvaggia colpì anche la tv. Come detto oggi sia per la moltiplicazione dei canali, per l'avvento di internet e del download ,dei contenuti in streaming anche post-diretta, l'auditel pur essendo ancora qualcosa da tener in conto per la tv generalista, in realtà non ha più l'importanza fondamentale che aveva degli anni fa. In un interessante articolo della rivista "Rolling Stone" italiana datato dicembre 2015, uno dei più importanti autori della televisione italiana degli ultimi decenni, ovvero Carlo Freccero, evidenzia proprio questa realtà. Riportiamo qualche stralcio del suo articolo assolutamente illuminante:
Io ho avuto la fortuna di fare la televisione commerciale quando ancora
in Italia non c’era una tv commerciale, e quindi quando ancora non era
oggetto di critiche. In realtà, almeno agli inizi, veniva percepita come
nuovo assoluto, come l’ultimo gadget tecnologico, l’iPhone 6s contro i
primi cassoni portatili di Motorola: e cioè contro la retorica didattica
del servizio pubblico. Sia per chi la faceva, sia per chi la guardava,
rappresentava una specie di “botta di vita” con gli stretti orizzonti
nazionali che si aprivano per collegarci “in differita con l’America”.
Comunque, dopo la sua prima affermazione, anche la televisione
commerciale è entrata nel mirino di pubblico e di critica per la sua
apparente mancanza di senso: non è elegante, non è pedagogica, non è
esclusiva. Anzi, al contrario, tende ad abbassare progressivamente il
gusto del pubblico. “Ma”, ribatteva allora chi la faceva, “noi ci
atteniamo strettamente alle scelte del pubblico, non imponiamo nulla. Se
il risultato è deludente, non è colpa nostra, ma del pubblico che la
vuole così”
.....quando l’Auditel arrivò, anch’esso fece, come la tv commerciale, la sua
bella figura, perché rovesciava lo schema pedagogico della televisione
come servizio pubblico, le sue scelte educative imposte forzatamente, a
favore di una sorta di democrazia diretta del pubblico che sceglie
sempre l’intrattenimento.
....Oggi che la pubblicità su Internet ci permette di controllare gli
utenti uno a uno in base a scelte reali, anche l’Auditel ci appare
avviato sul viale del tramonto. Eppure tutta la mia storia di
programmatore è stato un corpo a corpo con l’Auditel. Vuoi fare cose
nuove, vuoi fare cose belle, però puoi farlo solo a partire dall’Auditel
cioè con un seguito di pubblico.
...Tutte le mattine l’Auditel è lì, come un listino di borsa, e ti
provoca la stessa scarica d’adrenalina, se i tuoi titoli, pardon, i tuoi
programmi, salgono o scendono nel grafico che quantifica il successo di
audience.
Carlo Freccero |
Freccero continua dicendo che l'audience/auditel é ciò che dà sapore e contenuto ad una cosa kitsch e senza senso (i programmi tv), proprio per quel senso di eccitamento, di gara in cui pone le varie trasmissioni.
Freccero fa notare che all'improvviso per due settimane nel 2015, cosa mai successa nella storia della tv italiana dopo la sua rivoluzione commerciale, l'auditel viene bloccato, rendendo il tutto senza senso.
Non essendoci l'auditel, la gara agli ascolti, che senso ha vedere programmi inutili e trash, beceri e politically correct?
Freccero da animale televisivo, qui si riferisce solo all'audience ma in realtà dice senza saperlo una verità molto profonda, ovvero che la tv attualmente è perfettamente inutile, ha persino perso quel minimo ruolo pedagogico ed informativo che almeno fino all'epoca dell'internet preistorico (inizio anni 2000) resisteva indenne. Che senso ha? Solamente commerciale niente più. Freccero involontariamente ha annullato il ruolo della tv nella nostra epoca relegandolo ad un affare puramente di mercato, niente più. Come parallelamente nella vita di tutti i giorni, noi investiamo tempo ed energie psichiche e corporali in questa società, solo perchè tutto sommato non sappiamo in che altro modo potremo vivere, sappiamo che tutto è falso, che la società è corrotta fino al midollo e che dietro le quinte ci sono i mostri, ma è un gioco in cui girano miliardi di dollari, è una gara dove tutto è assolutamente falso, ma è appunto eccitante e abbandonarla ci fa aver paura di abbandonare del tutto il senso e uno scopo, per quanto commerciale e falso esso sia.
Il crollo della tv, che si sta svelando come un mercato dove si scommettono soldi e vite e dove i programmi sono dei puri prodotti pubblicitari, è intercambiabile con quello della nostra società che parallelamente sta seguendo lo stesso destino della tv.
Il telegatto italiano si inserisce in un contesto di cui ho già accennato in passato, l'anno della sua prima trasmissione è infatti il 1984, siamo nel pieno inizio dell'epoca revival in ogni ambito culturale (musicale, artistico ecc.), l'anno seguente come indicato in questo articolo facente parte della serie Ritorno al futuro, vi fu il Live aid che aprì la moda dei concerti globali fatti per beneficienza, il primo evento revival ed autocelebrativo di massa del pianeta. Quell'anno, come descritto in passato, fu l'inizio non annunciato del liberismo sfrenato e furono gettati i primi semi per la fine della guerra fredda.
Il telegatto come fu definito da molto critici tv, era un'autocelebrazione della tv italiana e come si sa le autocelebrazioni, lo sfarzo ed il lusso precedono sempre il crollo.
Michael Jackson al telegatto con Pavarotti |
Della sua importanza rilevata dagli ascolti che riusciva a raccogliere, abbiamo già accennato (e in quell'epoca di monopolio dell'audience come spiegato, era praticamente un evento che faceva gola a tutti), ma è anche significativo che praticamente i presentatori del telegatto per tutte e 23 le sue edizioni (tranne due piccole eccezioni nelle ultimissime edizioni a dimostrazione del suo declino) sono stati tre personaggi che praticamente sono la storia della tv italiana ovvero Mike Bongiorno, Pippo Baudo e Corrado, questo da il senso dell'importanza che aveva assunto il premio. Per quanto specie agli inizi la Rai e i suoi dipendenti lo prendevano sottogamba, il telegatto divenne una gara feroce ed un premio ambitissimo. Persino nel 2006, quando il telegatto era già in piena decadenza, basti pensare che non fu trasmesso nel 2005 (anche se faceva ancora ascolti vertiginosi, infatti quell'anno fu visto come una specie di ripresa del premio dal punto di vista della popolarità), Mentana si infuriò fortemente (ritirando la sua candidatura) con gli organizzatori del premio, per aver inserito il suo programma "Matrix" nella stessa categoria di programmi di informazione e intrattenimento. Credo che a ripensare a quella polemica oggi lo stesso Mentana ci riderebbe su.
In quei tempi la cosa non doveva sembrare così comica. Più il telegatto andava avanti nelle sue edizioni e più assumeva toni da grandeur epica, tanto che prima dell'edizione vera e propria, proprio come negli Oscar americani, vi era un vero e proprio red carpet dove sfilavano tutte le star della passata stagione televisiva, sotto una sigla personalizzata. Gli ospiti internazionali poi spesso erano di molto superiori al festival di Sanremo e vi furono molto spesso personaggi politici di rilievo che premiavano attori o personaggi televisivi, basti pensare all'edizione del 1988 dove Giulio Andreotti (a quei tempi ministro degli esteri), partecipò per premiare Sophia Loren per la serie "Mamma Lucia".
la foto parla da se |
Io come tipico dei Latchey Kids di quell'epoca (metaforicamente parlando), vedevo la tv come un compagno di giochi, spesso un baby sitter, sarebbe bello dire che ero un bambino vecchio stile che stava sempre con i suoi amici o magari che leggevo sempre tanti libri (anche se in effetti ne ho letti un bel pò da bambino), ma semplicemente come la stragrande maggioranza dei bambini, speciali o meno, adoravo la tv, spesso mi piaceva fare dei collage, una specie di montaggio televisivo stile programma blob, con il mio VHS, così da registrare solo i momenti salienti che ritenevo interessanti. Una volta ricordo che feci un collage (come lo chiamavo io), ovvero un montaggio di spezzoni video così perfetto, così sincronico, che capitò con mia assoluta meraviglia che uno spezzone preso ad esempio da rai tre si collegava in maniera perfetta con uno di rete 4 e spesso un personaggio di una scena registrata da raiuno trovava una risposta (letteralmente) da un personaggio di uno spezzone registrato su Italia 1. Insomma ero già un maniaco germinale della catalogazione, dell'inserimento ed ordinamento cronologico degli eventi (ricordo che avevo un diario dove copiavo tutti i fatti salienti accaduti nel mondo, non c'era internet a quel tempo quindi li copiavo dal televideo dove alla pagina 101 o 102, ora non ricordo, c'era la cronologia ora per ora di tutti gli eventi della giornata, dovrebbe esistere tutt'oggi questo servizio).
un anno di tv dal telegatto del 1996
Ero attratto da quelle star e tra i vari miei sogni ad un certo punto c'era quello di divenire famoso, di fare il regista o l'attore, ero piccolissimo, ma pensavo che sarebbe stata una bella cosa mostrare il proprio talento ad una platea mondiale (non era questione di vanità, anche perchè ero molto piccolo), vedevo la tv come un qualcosa capace di farti uscire dal guscio, con una forte potenza emozionale, capace di farti provare sentimenti che la quotidianità sopprime e i telegatti in questo erano una potenza emozionale per me personalmente (per fortuna per brevissimo tempo) ed infatti la parte preferita di quel programma non era certo la premiazione, ma ciò che c'era prima della premiazione, infatti prima dell'inizio di ogni edizione, vi era un filmato che era una sintesi televisiva e diciamo storica, dell'anno appena passato. Vedere gli eventi della storia, affiancati alle star e agli eventi della tv, mi dava un senso di vertigine, avvertivo la spettacolarizzazione della storia, una certa mancanza di senso, ma da bambino ne ero semplicemente affascinato e disorientato, questi potenti filmati non potevo certo articolarli in una visione personale, mi davano sempre il senso di countdown, di sperare per un qualcosa di migliore l'anno seguente, una sorta di (ma non sapevo esprimerlo a parole allora) arrivo verso un punto zero.
A rivederli oggi questi spezzoni francamente, mi viene molto imbarazzo, ma erano tempi più semplici ed i primi montaggi comunque riuscivano ad avere una certo piccolo potere emozionale (i seguenti un pò meno,sarà anche per la musica sempre più brutta inserita come sottofondo con il passare degli anni).
Il telegatto, ovvero la tv italiana, si legava alla storia con quei filmati, si autocelebrava, in realtà evidenziando a sua insaputa la teatralità e la falsità del tutto, la parodia, la farsa storica ben evidente.
Naturalmente un premio del genere per quanto almeno per più di un decennio sulla cresta dell'onda, autocelebrativo al massimo, non poteva sopravvivere oltre ed infatti morì proprio nel 2008, inizio della crisi economica, dell'era del web 2.0, dei contenuti dal basso, della precarizzazione, della crisi sottotraccia dei mainstream media (ma nessuno in quel periodo poteva rendersene conto, ancora erano molte le risatine quando si parlava di informazione dal web e wikileaks stava appena muovendo i primi passi). Gli Sponsor ritirarono praticamente tutti gli appoggi alla manifestazione, trovando il tutto infruttuoso economicamente e Pier Silvio Berlusconi, figlio del cavaliere, ufficialmente dichiarò morti i telegatti nel 2009 ed in un'attimo, la più pomposa, autocelebrativa, ma anche il più amato ed enorme premio della tv italiana, finì nel dimenticatoio in un attimo. Nel mainstream italiano ( oltre ai soliti Pippo Baudo o Mike oramai decaduti) nessuno era in grado di poter portare avanti un baraccone che celebrava una grandezza ed un'epicità che oramai la tv non aveva più. Fiorello dicevano alcuni? Troppo instabile, troppo ironico per un'autocelebrazione del potere della tv italiana, troppo legato alla tv digitale (sky). C'era poco da celebrare, le icone e i miti della tv erano così fragili, liquidi e temporanei ( e quelle vecchie così fuori fuoco) che era meglio chiudere il baraccone del telegatto quando aveva ancora un certo seguito piuttosto che consumare soldi a vuoto in una tv che ogni anno cominciava a perdere potere nelle giovani generazioni e milioni di telespettatori più in generale, quindi si lasciò spazio al più underground e sobrio "premio della regia televisiva", sottovoce come direbbe Marzullo, perchè chi c'è oggi che troverebbe serio un red carpet di personaggi della tv italiana?
In quel senso la morte del telegatto fu in un certo senso un segno che mostrava come una parte del mainstream italiano aveva completamente perso potere nell'immaginario collettivo. La ripresa attuale di programmi antichissimi e completamente fuori zeitgeist come "il carosello" o "rischiatutto" (quest'anno) lo dimostrano, la stessa ripresa del Maurizio Costanzo Show che con tutto che è stato sempre un baraccone sapeva avere persino ospiti ed eventi particolari e potenti in passato (basti pensare l'intervento di Falcone e l'attacco di Cuffaro dalla platea, la dissacrazione del linguaggio e dell'intoccabilità delle figure tv da parte di Sgarbi che nacque proprio in quei lidi, o le incredibili serate con Carmelo Bene contro tutta la platea), mentre oggi è divenuto un rifugio di rifatti e glorie perdute che spettegolano di gossip ricordando un passato che non esiste più.
Sembra oramai di vedere uno spettacolo di mostri che non accettano la loro fine, costretti a darsi anima e corpo a reality e a giornali gossip per destare interesse ed avere un certo minimo seguito. Cosa succederà, ovvero cosa sta succedendo ora che la narrazione finta storica e lineare, la società dei lustrini, la spettacolarizzazione, il mainstream sta crollando miseramente? Credo che un film come "Essi Vivono" o film come "Videodrome" mostrano benissimo cosa potrebbe succedere una volta liberati totalmente dalla falsa narrazione.
Quando la finzione crolla ciò che rimane è la pura e semplice realtà.