"I patriarcati sono società di dominio, ed è un mito che siano universali. Si tratta solamente di un caposaldo dell’ideologia patriarcale.
Spiegare la nascita del patriarcato significa spiegare la nascita del dominio, e questo non è affatto un compito facile. Anzi, dato che i modelli di dominio dipendono da così tante condizioni correlate, dovettero passare lunghi periodi di tempo prima che questi sistemi di organizzazione sociale fossero inventati
e perfezionati". Heide Goettner Abendroth
Il bene e il male, essere e non essere, giusto o sbagliato, sembrano categorie che da sempre accompagnano l'uomo, pensiero questo rafforzato dalle religioni storiche che hanno assolutizzato questi concetti costruendoci ideologie e generando odio e portando in guerra diversi popoli sulla loro versione di questi concetti.
In questa serie di articoli mi propongo di analizzare e investigare le origini della nostra sofferenza, dei nostri conflitti interiori, di tutto ciò che ci rende esseri così fragili, impauriti, pecore pronte a scappare e ad accodarsi al gregge. Intendiamoci questo è il mio semplice parere, non la verità assoluta è sempre bene ribadirlo, certamente il mio discorso non sarà religioso e neanche dogmatico, ma logico-intuitivo, quindi accettabile o meno che sia è fatto con la massima sincerità e senza presunzione.
Sarà importante capire perché siamo pronti a seguire credenze così spudoratamente false e perchè ci allineiamo facilmente al sentire comune o meglio al sentire dell'epoca soffocando la nostra individualità e ancora perché abbiamo paura di mostrare il nostro vero sé e le nostre vere aspirazioni, perchè indossiamo una maschera nella vita di tutti i giorni (patetico chi pensa di non farlo) e perché assumiamo atteggiamenti contro la nostra natura, ovvero atteggiamenti routinari e ritualizzati che vanno contro la nostra natura intima.
Rispondere a queste domande significa conoscere la storia dell'umanità e almeno avere risposte più chiare su chi è l'uomo e a cosa è destinato. Questo articolo può essere visto come un'espansione maggiormente approfondita e dettagliata di cose che avevo già accennato nei due articoli intitolati "il giudizio universale".
Erich Fromm |
Riprendendo la citazione che apre questo articolo, molti storici ed archeologi sono concordi nell'affermare che la nascità della civiltà ha portato alla nascita del patriarcato e quindi del dominio dell'uomo su un altro uomo.
Uno dei più importanti studi psicologici sugli istinti e le passioni umane di Erich Fromm, il bestseller "quale male", osteggiato da molti suoi colleghi che amavano la molto più rassicurante visione "homo homini lupus" che giustifica guerre e violenza, andava contro la tesi instintivista della violenza, in ciò confortato dallo studio della paleontologia e dell'antropologia che mostravano che:
-i gruppi umani presentano, rispettivamente gradi così fondamentalmente diversi di distruttività che sarebbe impossibile spiegare i fatti col presupposto che distruttività e crudeltà siano innate;
-i diversi gradi di distruttività possono essere correlati ad altri fattori fisici e alle differenze esistenti nelle rispettive strutture sociali;
-il grado di distruttività aumenta con il crescente sviluppo della civiltà, e non il contrario
Il patriarcato come modus vivendi in se è contro l'equilibrio, perchè stimola il cervello rettiliano ritualizzato ed amante della routine (forma vivendis della civiltà), utilizza solo l'emisfero sinistro razionale, sottomettendo e abolendo l'intuito e l'emisfero destro ovvero l'emisfero femminile, da ciò ne consegue che la mancanza di equilibrio, l'assoggettarsi ad un sistema di civiltà di tipo patriarcale, ha portato l'uomo ad allontanarsi dal suo vero sé in cui i due emisferi del cervello (che sono comunque due hardware) sono in equilibrio.
Non sempre è stato così, nonostante la storiografia abbia paura di ammetterlo, perchè la rivelazione di una società non statale e gerarchica, sconvolgerebbe la visione comune che vede l'organizzazione di una civiltà o di una forma di convivenza, possibile solo se gerarchica e statale. Ad esempio le società gilaniche, scoperte dalla famosa archeologa Marija Gimbutas e poi dall'antropologa Riane Eisler:
il termine Gilan deriva da "gin" e "an", abbreviazione dei termini greci giné (donna) e andros (uomo), civiltà autorganizzate, non violente e in cui gli uomini e le donne avevano pari diritti. Queste civiltà le troviamo poco prima della nascita degli Stati, in un arco temporale lunghissimo che va dal 7000 al 3500 a.C. (poco prima dell'inizio del quinto sole dei Maya, ovvero 3114.a.C. in cui sarebbe sorto il mondo in cui ci troviamo ancora per poco. Giusto una mia annotazione).
"DEA MADRE" Nella cosiddetta "preistoria" le divinità erano soprattutto femminili |
Le società Gilan sono quindi non patriarcali, anarchiche ante-litteram, dove nessuna raffigurazione artistica riporta scene di guerra, ma al contrario molte statuette della Dea Madre che attestano come nel lontano passato Dio non era considerato una figura maschile come lo è oggi.
Oltre al già citato Erich Fromm sono tantissimi gli studiosi che dimostrano questa realtà del passato come lo scrittore Colin Ward e i tantissimi rilevamenti, in cui la Dea Madre era il Dio da rispettare e in cui i vari popoli si auto-organizzavano in maniera non gerarchica e statale, ma cooperativa e dove la donna aveva un ruolo di primo piano.
Perchè si passò successivamente, visto lo stato pacifico e prosperoso in cui vivevano questi popoli da millenni, ad una forma organizzativa repressiva, patriarcale e gerarchica? Perché la donna nei testi religiosi successivamente venne maltrattata (vedere la storia di Adamo ed Eva ma è solo una delle innumerevoli), messa in posizione subordinata all'uomo e la Dea Madre cancellata dalla coscienza collettiva?
Uno dei grandi misteri, infatti, della nostra storia è l'uomo che ha assunto una posizione privilegiata e tutta la storia millenaria successiva dominata dal patriarcato! Le falsità storiche della superiorità dell'uomo sulla donna ai giorni nostri (di riequilibrio degli emisferi), sono così ridicole e improponibili, che tranne in qualche chiacchiera da bar davanti ad una bella bionda (birra of course) è difficile vederle altrove, al massimo in qualche popolo dove il patriarcato è ancora incarnato nella sua più alta espressione, come era centinaia di anni fa anche in Europa, ad esempio in qualche paese musulmano; neanche la forza fisica, indubbiamente superiore nell'uomo, può spiegarci il perché la donna ed il principio femminile siano stati così maltrattati, anche perché la dote intellettiva e strategica è richiesta per manipolare il popolo e la storia, la forza fisica è stata da sempre il braccio dei potenti, mai ai vertici della piramide dove erano richiesti cervello e non muscoli.
Questa sottomissione del principio femminile avvenne anche perchè con l'avvento del Kaly Yuga, l'epoca oscura, dove ciò che è spirituale viene degradato e dove il materialismo cresce la sua influenza, ciò che è importante non sono più le facoltà intuitive, ma quelle pratiche potremo dire e così le elite (di cui parleremo successivamente), interessate a dominare sull'uomo, sapevano che per far accettare all'umanità una forma organizzativa gerarchica, patriarcale e repressiva, bisognava reprimere il femmineo.
Che il principio maschile sia più a suo agio nel materialismo e in un'epoca di scarsa spiritualità, ce lo confermano gli archetipi, che danno dell'uomo un'immagine di un cacciatore in attiva relazione con l'esterno, mentre infatti il principio femminile sente, quello maschile sa, ed infatti il principio femminile è legato all' ESSERE, quello maschile al FARE.
Per capire meglio tutto questo discorso e come mai la storia dei popoli sia diventata una storia disequilibrante fatta di dominio, violenza e sofferenza, bisogna quindi andare in profondità sul significato di archetipo maschile e soprattutto capire quali sono le figure nella storia che lo rappresentano.
Il primo archetipo da analizzare è quello del PADRE: se la relazione madre-figlio è necessaria per dare sicurezza ai primi passi che il bambino compie nel mondo, sicurezza soprattutto interiore, che un rapporto sano e amorevole con la madre può dare, il padre è un elemento divisorio; come in modo forse fin troppo estremo e legato alla sfera "sessuale", aveva rilevato anche Freud con il suo parlare di "complesso di Edipo"
(in passato ho accennato alla psicologia come uno dei vasi di pandora liberati a fine ottocento, inizio novecento, inizio per Dostojevsky dell'età in cui i demoni girano liberamente sulla terra). Il padre è quindi il primo elemento simbolicamente conflittuale che si presenta nella vita di un essere appena nato, separa il figlio dal mondo simbiotico che egli aveva con la madre. Il Padre quindi è simbolo del contatto con la realtà, colui
che dal punto di vista positivo, deve darci le chiavi per interagire in modo armonioso con la realtà, il PADRE rappresenta l'etica, la protezione verso il mondo esterno, se infatti la MADRE garantisce un rapporto armonioso con il proprio sé intimo, con le nostre paure interne, il PADRE specularmente è invece la difesa culturale ed etica verso il mondo esterno, insomma sono entrambi archetipi fondamentali, il cui equilibrio garantisce armonia interiore e con la natura ed armonia ed interazione con l'esterno.
Ne risulta che quando la civiltà, basata e fondata sul patriarcato, ha soffocato il principio femminile, siamo stati gettati in questa realtà conflittuale senza difese interne e in questa situazione, favorita anche dal trauma post-atlantideo (di cui parlerò negli articoli successivi), ciò ha portato alla nascita di una civiltà inu-mana e alla nascita dell'ego, simbolicamente rappresentata nel mito del paradiso perduto.
L'uomo è divenuto prometeico, pieno di debolezze e conflitti interiori, insomma un essere sofferente in cui il dolore diviene condizione naturale dell'esistenza.
Crono divora i suoi figli |
Non è assolutamente un caso che come avveniva nella mitologia greca, la maggior parte delle serie tv ed anche dei film mainstream che vedo, mostrano sempre un figlio/a che ha un rapporto conflittuale con il padre, tanto che ad esempio la serie tv LOST potrebbe essere sintetizzata come un gruppo di dispersi con un rapporto conflittuale con le figure genitoriali, soprattutto paterne. La mitologia greca che nacque nel periodo di massima ascesa del patriarcato e di infanzia-adolescenza delle civiltà e tra l'età dell'Ariete e del Toro che immetteva nel mondo l'arte della guerra, fa di questo uno dei suoi temi principali.
Il mito più famoso ad esempio è quello di Crono:
Il mito di Crono, figlio di Gea, la madre terra, e Urano, il dio del cielo, racconta di un padre negativo che sprofonda i figli nella terra per non essere da loro spodestato. Crono, uno dei dodici titani nati da Gea e Urano, viene coinvolto dalla madre per aggredire il padre, che una volta evirato dal figlio, scomparirà lasciando il regno dell'universo al suo aggressore. Crono, avvertito da una profezia, vive le angosce del padre, divora i figli per timore di essere da loro cacciato, e Zeus, uno dei figli destinati a cadere nelle viscere del padre, viene salvato dall’intervento della madre Rea, che invece del figlio gli consegna una pietra avvolta in un telo. Sarà poi Zeus a regnare nell’universo grazie alla sua vittoria contro il padre. http://www.aipep.com/articoli/nomepadre.htm
Crono divinità che simbolizza il tempo, che simbolicamente nasce con la civiltà che routinizzando la vita dell'uomo grazie anche alla creazione del lavoro, ci rende suoi schiavi e ci spolpa fino a dissanguarci per tenere in vita il SISTEMA, la macchina, l'ingranaggio in cui Chaplin rimane incagliato (sincronicamente bloccato in ruote che richiamano gli ingranaggi interni dei vecchi orologi). Eppure Crono è pur sempre figlio di Gea-Gaia, la madre Terra, il cui rapporto per via della TECNICA, della civiltà, del tempo, è stato estromesso.
Tenendo in conto tutta questa bella storiella, molte pellicole attuali come lo stesso TREE OF LIFE, ci appaiono in tutta la loro sconcertante valenza simbolica archetipica.
La nascita della sofferenza, del dolore, del pianto e del travaglio che il Dio iroso della Bibbia da all'uomo é quindi dovuto al soffocamento del principio femminile che ha portato alla nascita della civiltà, del lavoro inteso come "alimento per il sistema" e non come modo di crescita ed auto espressione individuale e così la parte intuitiva femminile è stata soffocata e l'equilibrio rotto, nel mondo post-diluviano disastrato; vi erano naturalmente tantissime eccezioni prima della nascita ufficiale della civiltà, alcune roccaforti in cui vigevano società equilibratrici matriarcali o comunque tribali, parlo di società in cui l'influenza babilonese-mesopotamica, ellenica e successivamente cristiana non avevano messo piede. La civiltà, la conquista dell'ego, l'uomo separato dalla sua origine divina ha origine nella Mesopotamia e sicuramente anche nella Valle dell'Indo, dove si formano le prime civiltà, che daranno vita alla nostra attuale realtà in cui viviamo tutt'oggi.
Di questo parleremo successivamente.
Il dominio patriarcale del Kali Yuga è anche dovuto a influssi astronomici e astrologici. E a un certo stadio della forza solare, e della disposizione del Sole e degli astri in rapporto al centro della Galassia. Poche ore, pensando alla durata di miliardi di anni degli astri, ma, dal nostro punto di vista, un tempo lunghissimo.
RispondiEliminaQuesto ha contribuito a far sì di appesantire la condizione umana sulla terra.
già! La mitologia e la spiritualità indiana in questo senso è chiara affermando che il Kaly Yuga tra i vari cicli umani è quello che dura meno di tutti!
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